Cani avvelenati con polpette e acqua contaminata: è successo a Falerna, in provincia di Catanzaro, nei giorni scorsi e successivamente anche nel quartiere Meraglia di Lamezia Terme. Qui, vicino a una rotatoria è stato trovato un cane in gravi condizioni che, però, a differenza di quelli di Falerna, è stato salvato grazie al trasporto in tempo in una clinica veterinaria.
Davanti a questo scempio, Gaia Animali & Ambiente ha depositato una denuncia–querela alla Procura del Tribunale di Lamezia Terme: «L’avvelenamento e l’uccisione di animali sono reati particolarmente odiosi e vigliacchi, puniti oltretutto severamente dal nostro codice penale – spiega il presidente nazionale dell’associazione, Edgar Meyer, che ha firmato la denuncia – Non è certo questo il modo per vincere il fenomeno del randagismo. Gli animali, vittime incolpevoli di ignoranza e inciviltà, muoiono dopo agonia e sofferenze che solo persone sadiche e crudeli possono causare. Queste persone vanno fermate e punite».
Ogni anno migliaia di cani, gatti e altri animali muoiono a causa di esche e bocconi avvelenati che vengono sparsi in parchi pubblici, cortili condominiali e altri zone dove vi sono colonie feline o dove vengono portati in passeggiata i cani. Questa orribile pratica, come ricordava l’associazione, è davvero vile perché l'autore sceglie come vittime esseri innocenti sapendo che facilmente resterà impunito. Va ricordato, però, che in ogni caso si tratta di un reato e il rischio, se il cane muore, è di essere punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.
«C’è bisogno di un cambio culturale – ricorda l’organizzazione – che passi, però, anche attraverso indagini e sentenze esemplari. E, in questa battaglia la delegazione calabrese di Gaia Animali & Ambiente, ha dato la sua totale disponibilità a iniziare un percorso di collaborazione con le Istituzioni per cercare di cambiare la mentalità relativa agli avvelenamenti per arginare il triste fenomeno del randagismo. Che va combattuto in ben altra maniera».
Pensare di porvi fine uccidendo i cani è assurdo perché il fenomeno è molto più complesso e richiede soluzioni più articolate. Le polpette avvelenate non sono una soluzione accettabile per gestire i randagi o qualsiasi altra situazione, visto che oltretutto esistono molti modi più etici ed efficaci come la sterilizzazione, la sensibilizzazione della comunità sull'adozione responsabile degli animali domestici e la collaborazione con rifugi e organizzazioni per il benessere animale.
Dopodiché, è chiaro che l’aiuto dei cittadini è fondamentale: denunciare la scoperta di tali esche o polpette avvelenate permette al Comune di provvedere il più presto possibile a porre un avviso ai cittadini e di far intervenire le autorità sanitarie per prelevare campioni e verificare l’effettiva pericolosità e quindi procedere a bonificare la zona, per evitare che le esche avvelenate possano arrecare pericolo agli animali.