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20 Marzo 2023
14:17

Cani e gatti condividono con noi batteri resistenti agli antibiotici, ma il rischio è minimo

È stato trovato solamente un piccolo numero di casi che suggeriscono che gli animali domestici e gli umani possono condividere batteri resistenti agli antibiotici. Nonostante ciò, né cani né gatti sono un importante fattore di rischio.

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Cani e gatti di casa possono condividere con noi alcuni batteri resistenti agli antibiotici e potrebbero trasmetterli agli umani con cui convivono. Allo stesso tempo anche gli stessi esseri umani potrebbero trasmettere questi microbi potenzialmente pericolosi ai loro animali domestici.

Questo è quanto emerge da un nuovo studio che sarà presentato al prossimo Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive che si terrà a Copenaghen dal 15 al 18 aprile. Gli stessi ricercatori, però, ci tengono a sottolineare che il rischio di infezione è ancora del tutto a chiarire e sarebbe comunque estremamente basso.

Lo studio è stato condotto su oltre 2.800 pazienti ospedalieri e sui loro animali da compagnia dalla dott.ssa Carolin Hackmann dell'ospedale universitario della Charité di Berlino, che ha così commentato durante una conferenza stampa: «I nostri risultati confermano che la condivisione di organismi multifarmacoresistenti tra animali da compagnia e i loro proprietari è possibile».

Il ruolo degli animali domestici come potenziali serbatoi per microrganismi multifarmaco-resistenti (MDRO) – ciò gli organismi, per lo più batteri, che sono resistenti a una o più classi di antibiotici – è un argomento recentemente salito al centro dell'attenzione scientifica. Quando i microbi che causano un'infezione mutano e si evolvono per diventare più resistenti ai farmaci progettati proprio per contrastarli possono diventare estremamente pericolosi, per questo c'è molta preoccupazione sul possibile ruolo degli animali domestici.

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Stime recenti suggeriscono infatti che le infezioni di batteri farmaco-resistenti hanno causato quasi 1,3 milioni di morti e sono associate a quasi 5 milioni di decessi in tutto il mondo solamente nel 2019. Anche un altro studio recente condotto da Juliana Menezes e presentato lo scorso anno allo stesso convegno, inoltre, aveva dimostrato che lo stretto contatto tra animali da compagnia e umani potrebbe facilitare la trasmissione e la diffusione di batteri come Escherichia coli resistenti all'antibiotico colistina.

Per scoprire quindi se cani e gatti potessero svolgere un ruolo nella diffusione microrganismi multifarmaco-resistenti, i ricercatori hanno effettuato tamponi su 2.891 pazienti ricoverati in ospedale. Attraverso un sequenziamento genetico hanno quindi identificato le specie di batteri in ciascun campione e la presenza di geni resistenti ai farmaci. Nel complesso, il 30% dei pazienti è risultato positivo a MDRO e tra questi l'11% viveva con un cane mentre quelli che avevano almeno un gatto in casa erano il 9%.

Successivamente, quindi, a queste persone è stato chiesto di inviare anche tamponi dei loro animali domestici, per un totale di oltre 300 campioni raccolti. Di questi campioni, solo il 15% dei cani e il 5% dei gatti sono risultati positivi ad almeno un MDRO e in appena quattro casi questi microorganismi sono risultati essere della stessa specie e possedevano la stessa resistenza agli antibiotici. In sostanza, condividevano lo stesso ceppo.

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«Nonostante il basso livello di condivisione di uno stesso ceppo tra i pazienti ospedalieri e i loro animali domestici, i portatori di questi batteri possono diffonderli nel loro ambiente per mesi e possono essere una fonte di infezione per altre persone più vulnerabili in ospedale, come quelle con un debole sistema immunitario», ha sottolineato la dott.ssa Carolin Hackmann, che ha inoltre precisato che si tratta di uno studio preliminare e osservazionale, che dimostra al momento solo la possibile condivisione, non il contagio diretto.

Pur essendoci evidenze che suggeriscono la condivisione MDRO tra animali domestici e umani, resta quindi ancora da chiarire quale sia la direzione di un eventuale contagio. Com'è noto, umani, cani e gatti possono scambiarsi reciprocamente diversi tipi di batteri e altri patogeni, per cui occorrerà approfondire questo aspetto mantenendo comunque alta l'attenzione: «Né il possesso di gatti né cani è un importante fattore di rischio per la colonizzazione di organismi multi-resistenti nei pazienti ospedalieri», ha infatti precisato Hackmann.

Al momento, quindi, il piccolo numero di casi riscontrati possono far star tranquilli tutti quelli che vivono con un cane o con un gatto.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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