È dall’inizio del nuovo anno che in vari Comuni dell’Agrigentino, in Sicilia, si verificano episodi di avvelenamento di cani liberi. La maggior parte degli animali che purtroppo sono deceduti a causa del veleno sono entrati in contatto con il pericoloso metaldeide, un composto chimico utilizzato per uccidere le lumache e allontanarle dai campi.
L’utilizzo di questo pesticida, oltre a rivelarsi una forma violenta di uccisione delle lumache, può essere fatale per cani e gatti che girando per i campi potrebbero ingerirlo e morire di conseguenza. L’elevata tossicità della sostanza si può manifestare anche con il semplice contatto con il composto, senza necessariamente doverlo mangiare per stare male o morire.
La prima a lanciare l’allarme era stata Francesca Orsini, volontaria dell’associazione “Anime del Sud” operante a Menfi, in provincia di Agrigento. La volontaria, il 4 di gennaio, aveva infatti soccorso un cane che gli era stato segnalato dai concittadini in gravi condizioni, perché purtroppo vittima di avvelenamento.
«Ormai arresi per gli abbandoni, ma anche avvelenati è troppo. Dico, ma i miei compaesani che fanno gesti di questa gravità, vivono bene? Avvelenato con Lumachicida», aveva dichiarato Orsini sui social, dopo aver tempestivamente soccorso il cagnolino sfortunato che purtroppo l’indomani è morto in ambulatorio veterinario, tra terribili sofferenze causate dal veleno.
Poi è stato il turno dell’associazione “Amici di Olivia”, operante sempre a Menfi, che aveva indicato la cosiddetta “zona Pip” come pericolosa, perché nei paraggi era stato trovato del metaldeide, dunque sempre il veleno lumachida, pericoloso e nella maggior parte dei casi addirittura fatale per gli animali che ne entrano in contatto.
«Attenzione in zona Pip , zona industriale e zona trasferimento qualche becero individuo ha pensato bene di spargere metaldeide, un veleno potente, di colore blu che causa quasi sempre la morte di poveri cani e gatti che lo ingeriscono già due cani si sono avvelenati ,un povero randagio e un cane padronale. Si muore tra atroci sofferenze. Questo essere malvagio verrà individuato attraverso le telecamere. Chiediamo l'intervento di bonifica del luogo e la punizione che spetta a chi cagiona volutamente la morte di un animale», aveva dichiarato l’associazione tramite i social.
E poi purtroppo, anche ieri, a Sciacca, sempre nella provincia di Agrigento, un altro cane, stavolta un cucciolo di pochi mesi, è rimasto anch’esso vittima di un veleno che era stato lasciato in zona Arenella.
Il cucciolo, nonostante sia stato prontamente soccorso dai veterinari dell’Asp, è però purtroppo deceduto, a causa dell’ingerimento del potente veleno. Ora il suo corpo sarà analizzato dall’Istituto Zooprofilattico di Palermo, che procederà con una autopsia per chiarire definitivamente la natura del veleno.
L’avvelenamento di animali domestici e selvatici e i rispettivi tentativi mediante l’apposizione di bocconi avvelenati sono fenomeni gravissimi ed ampiamente diffusi in Italia, di emergente importanza e fonte di indignazione pubblica. I dati ufficiali disponibili rappresentano solo la punta dell’iceberg di un quadro descritto da migliaia di decessi ogni anno e un numero preoccupante di rinvenimenti di bocconi avvelenati, in ambiente urbano, rurale e selvatico.
Per evitare che accadano altre morti a causa del veleno, è importante che i pet mate sorveglino i propri animali durante i loro giri di perlustrazione del territorio, monitorando gli spostamenti e stando bene attenti ad intercettare possibili sostanze chimiche che vengono disseminate per le strade.
Di norma, se viene utilizzato un fertilizzante o un pesticida di natura velenosa, dovrebbe essere dato un avviso ai residenti della zona interessata che potrebbero così prendere delle precauzioni per salvaguardare i propri animali.