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28 Giugno 2021
10:53

Cani abbandonati: i motivi più assurdi nell’assenza di una legge più attenta al benessere animale

Adottare un cane nella nostra società è facilissimo e questo purtroppo porta spesso le persone a prendere scelte superficiali e a accogliere un cane in casa inconsapevoli delle responsabilità che comporta. Come conseguenza molti cani finiscono in canile perché la famiglia che li ha adottati li considera solo un "peso". Cosa si dovrebbe fare per creare una cultura attenta agli animali?

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Viviamo in una società dove adottare un cane è sempre più facile. A volte basta un clic per vederselo recapitare direttamente a casa e sta solo al cittadino decidere se e come informarsi prima dell’adozione. Tuttavia se anche, a parole, la legge “promuove e disciplina la tutela degli animali … al fine di favorire la corretta convivenza” (Legge 281/91) come li protegge dal rischio di adozioni superficiali e irresponsabili? Di adozioni che terminano davanti al cancello di un canile?

Forse è questa la domanda centrale che uno Stato veramente civile dovrebbe cominciare a porsi.

È infatti all’ordine del giorno, per chi lavora in un canile, ricevere telefonate di cittadini che chiedono di adottare un cane e purtroppo, spesso, le domande che ci si sente rivolgere hanno un che di surreale: “Vorrei adottare un cane per i bambini, ma io son fuori per 12 ore al giorno”. “Vorrei un cucciolo per far compagnia alla nonna di 85 anni che si muove in carrozzina”. “Lo vorrei piccolo così sporca sulla traversina e non devo portarlo fuori”. “Voglio un Lupo Cecoslovacco o un Dogo argentino, ma non ho mai avuto cani in vita mia”. Fino a quelli che sono dei classici come: “lo voglio cucciolo così lo cresco come voglio io”. “Ho sempre avuto cani e non ho bisogno di consigli”. “Lo tengo in un recinto, ma deve andare d’accordo coi nipotini che vengono a trovarmi la domenica”. “Deve fare la guardia, ma deve andar d’accordo con chi dico io”. Una volta una collega si è sentita dire: “Nero non mi va bene perché ho tutti i mobili bianchi e ci sta come un pugno in un occhio”… ma questo è solo un caso emblematico in rapporto ai tantissimi che si orientano su un cane solo per motivi estetici.

Prendere un cane e poi rinunciare a lui come se fosse un oggetto usato

A fronte di ciò non stupisce poi che altrettante siano le chiamate di persone che chiedono come fare per rinunciare al proprio cane. E purtroppo, anche in questi casi, le ragioni spesso si somigliano tra loro: c’è chi, per non spiegare i veri motivi, lamenta l’insorgenza di improvvise allergie al pelo; chi scarica la colpa sul cane dicendo che è aggressivo o disubbidiente o problematico; chi ha il cane che abbaia e disturba i vicini, altri quello che litiga con gli altri cani. Oppure, ancora: “Mi ha rovinato la porta” o “un mobile”; chi “ho preso un cucciolo, ma non pensavo che fosse così impegnativo”; “mi trasferisco in un appartamento e non ho più il giardino per tenere il cane”; “l’ho preso per i bambini, ma si son stancati”; fino anche a motivazioni assurde come che perde pelo o sbava, che è vecchio e sta diventando incontinente o addirittura “vi lascio il mio cane anziano, ma ne prenderò uno più giovane”.

Cosa fanno gli enti pubblici per creare una cultura attenta agli animali?

Le strategie messe in atto dalle singole amministrazioni di fronte alle richieste di cessione vanno in genere in due principali direzioni: una maggiore discrezionalità da parte dei Comuni nell’accettare o rifiutare la richiesta del cittadino oppure richiedere una somma in denaro più o meno alta.

Proviamo a fare qualche esempio e a vedere i pro e i contro delle singole scelte. In Trentino l’amministrazione non richiede necessariamente una quota in denaro quando si decide di procedere con la “cessione di proprietà”, ma si riserva di accertare che la richiesta di cessione al canile sia corredata di una “giusta causa”, altrimenti può essere respinta. Questa sembrerebbe una politica estremamente corretta e che va in direzione di responsabilizzare il cittadino. E tuttavia essa non sempre va nell’interesse del cane, poiché chi si vede rifiutare la richiesta potrebbe cercare di risolvere il problema in altri modi. Senza per forza pensare a scelte drastiche come quella della soppressione, che è comunque un atto illegale e punito dalla legge, basta supporre che il cane potrebbe essere relegato in un recinto, oppure ceduto al primo che capita senza minimamente controllare quale sarà la sua sorte né come verrà trattato.

Diversamente in Emilia Romagna la legge regionale dispone che i Comuni provvedano a trasferire i cani presso il canile. In questi casi ogni Comune stabilisce, mediante una delibera, qual è il costo a carico del cittadino. E così abbiamo realtà dove esso è relativamente basso e stabilito una tantum, realtà dove è più alto, fino a casi in cui vi è una cifra mensile da pagare finché il cane resta ospite della struttura. Va da sé che un costo troppo alto può portare agli stessi problemi del caso precedente e dunque spingere le persone a trovare soluzioni alternative, non sempre rispettose della dignità del cane. Dall’altro lato un costo troppo basso può avere effetti opposti e anche questi in contrasto col rispetto dei diritti animali. Può infatti favorire una scelta poco responsabile e portare le persone ad adottare un cane in maniera leggera, sapendo che tanto, in caso di problemi, lo si può sempre portare al canile.

È chiaro dunque che qualunque sia la scelta possono esservi delle controindicazioni che sempre, purtroppo, vanno a scapito del cane. Sebbene infatti la legge tuteli i nostri amici, i controlli sono scarsi e le pene per i reati contro di loro molto blande. D’altro canto un ingresso in canile è sempre un evento traumatico e, se anche fatto per tutelarli dal rimanere in famiglie che non li desiderano o non se ne prendono carico in modo adeguato, comporta sempre un grave stress dovuto alla reclusione e alla perdita dei propri riferimenti.

L’importanza della prevenzione e delle adozioni consapevoli

Qual è, dunque, la strategia migliore? In realtà nessuna politica che si basi soltanto sul come accogliere o eventualmente respingere la richiesta di cessione può essere considerata corretta, in quanto il problema andrebbe affrontato nelle sue cause e non solo nell’esito finale. Quando infatti si arriva a decidere di non voler più prendersi cura di quello che dovrebbe essere il proprio compagno di vita purtroppo è spesso già troppo tardi e siamo già, di fatto, di fronte a un fallimento della legge. Qualunque sia la soluzione, il cane sarà sempre una vittima e sempre ne uscirà perdente, in quanto la vera sconfitta è quella di essersi trovato in una famiglia che è arrivata a considerarlo un peso o un problema.

Ad oggi i canili sono le uniche strutture pubbliche che si occupano di adozioni. Spesso però sono gestiti, specie in questo particolare ambito, da personale non specificamente formato, anche se armato di buone intenzioni. E senza un adeguato investimento da parte delle amministrazioni queste strutture non sono in grado di svolgere un’opera di prevenzione efficace e ad ampio raggio. Forse, se si partisse da qui, si potrebbero cominciare a creare le basi per cui i cittadini abbiano realmente un luogo da cui partire. Un luogo fisico, presente sul territorio e che possa veramente diventare un riferimento per adozioni responsabili e informate. E nel tempo questo sarebbe un vero risparmio di soldi e di sofferenze!

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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