Tra il 28 e il 29 gennaio 2022 sull'altopiano di Brentonico nella frazione di Prada, un cane da pastore è stato ucciso dai lupi nei pressi dell'abitazione della sua famiglia. La zona è situata tra i pascoli e i boschi settentrionali della catena montuosa del Monte Baldo, sul confine tra il Trentino e il Veneto, a poca distanza dal luogo in cui, ormai oltre 10 anni fa il lupo ha iniziato la sua espansione verso la provincia.
Quello avvenuto lo scorso fine settimana è il secondo caso accertato in Trentino di predazione di un cane da parte dei lupi, dopo quello del 15 gennaio scorso a Folgaria, che ha portato alla morte di un Setter.
Vispo, questo il nome del cane da pastore di Brentonico, aveva 15 anni e per molto tempo aveva accompagnato al lavoro il suo umano, un allevatore di nome Dante Secchi, Il cane, troppo anziano per lavorare, veniva lasciato libero di muoversi nei terreni aperti che circondano l'abitazione.
«Il mondo è in cambiamento, il nostro compito è di adattarci»
Daniele Zovi è scrittore e divulgatore, esperto di foreste e di animali selvatici e ha prestato a lungo servizio nel Corpo Forestale dello Stato come ufficiale e in seguito come dirigente. A lui Kodami si è rivolto per avere un parere su quanto accaduto a Folgaria e a Brentonico nell'ultimo mese.
«Sappiamo tutti che la gioia più grande è quella di vedere il proprio cane correre libero nella natura – afferma l'esperto – Nelle zone in cui vive l'orso, oppure laddove sia stato osservato il ritorno del lupo però, questa scelta non è opportuna, soprattutto se sappiamo che il nostro cane tende ad allontanarsi molto oppure è interessato a seguire le piste del selvatico».
Secondo l'esperto infatti, la predazione dei cani da parte del carnivoro è di fatto un evento prevedibile per via della natura stessa della specie.
«Il lupo non preda unicamente ungulati ma in alcune occasioni anche canidi come volpi o sciacalli dorati. Posso solo immaginare la sofferenza da parte delle famiglie che vedono morire i propri cani ma non c'è da stupirsi se talvolta accade che anche un animale domestico rimanga vittima del carnivoro – continua Zovi – Negli ultimi anni, inoltre, il lupo sta tornando a riabitare molti territori e di fronte a cambiamenti di questo tipo siamo proprio noi umani che dobbiamo ripensare al nostro modo di vivere la natura che non è altro che una casa comune che condividiamo con gli altri animali».
«Da oltre 150 anni non avvengono aggressioni agli esseri umani»
La presenza del lupo in Italia, sebbene possa generare incidenti come quelli che hanno causato la morte dei due cani secondo Daniele Zovi rappresenta un'importante occasione per l'ecosistema.
«Da oltre 150 anni non avvengono aggressioni agli esseri umani da parte del lupo che invece sta svolgendo una formidabile funzione di riequilibrio naturale selezionando per esempio gli ungulati che si stanno fortemente espandendo. A differenza di cinghiali, cervi e caprioli, i lupi hanno una diffusione più controllata, questo grazie al fatto che gli individui in eccesso vengono allontanati dal gruppo e inoltre vi è una mortalità dei cuccioli pari al 50%. Questo significa che non stiamo andando incontro ad alcuna "invasione" ma ad un normale fenomeno di ripopolamento favorito anche dallo status della specie, particolarmente protetta fin dagli anni settanta».
Zovi conclude con un'interessante riflessione legata alla complessità della natura all'interno della quale viviamo: «Quando guidiamo lungo le nostre strade teniamo la destra perché sappiamo che questa norma permette di evitare incidenti, allo stesso modo dobbiamo rispettare la legge anche quando ci muoviamo nei boschi con i nostri amati cani. Se il cane è libero in una zona che vede la presenza dei predatori è naturalmente esposto al rischio, come chiunque guidi dal lato errato della strada».
La gestione del lupo da parte della Provincia Autonoma di Trento
La presenza del lupo non viene però recepita con atteggiamento altrettanto positivo da parte della Provincia Autonoma di Trento. Fin dall'inizio dell'inverno e ancora prima che avvenisse il primo caso di predazione ai danni del Setter di Folgaria, il Presidente Maurizio Fugatti ha più volte chiesto maggiore autonomia nella gestione della specie. «Si tratta anche di un problema per la sicurezza delle persone, alla luce del sempre più frequente avvicinamento alle case di branchi e singoli esemplari di lupo – aveva dichiarato nel mese di dicembre 2021 – Per questo motivo abbiamo chiesto al Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, di accelerare le pratiche che ci permetteranno di attuare le linee guida di gestione del lupo in maniera autonoma».
Per il momento però, come ricorda Michele Pezone, responsabile nazionale Diritti degli animali della Lndc Animal Protection, la legge impedisce alla Provincia di agire autonomamente e mantiene la gestione di competenza dello Stato: «Il lupo è una specie particolarmente protetta sia in Europa dalla direttiva Habitat che dalla legge italiana, la n. 157 dell'11 febbraio 1992. La normativa stabilisce quindi che non si possano abbattere lupi senza il via libera ministeriale – e aggiunge – L'abbattimento rappresenta una extrema ratio, solo quando non ci sono alternative. Nonostante il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani in passato si sia sbilanciato a favore di questa ipotesi, ad oggi non c'è stato alcun provvedimento che permetta l'autonomia».