video suggerito
video suggerito
12 Aprile 2022
17:27

Cane ucciso a bastonate da un operatore sanitario a Shanghai durante il lockdown

Un Corgi è stato ucciso a bastonate da operatore sanitario tra le strade di Shanghai. Cosa sta avvenendo ai cani durante il duro lockdown cinese?

5 condivisioni
video cane shanghai
Una immagine del video

Carenza di cibo, isolamento, violenza: sono queste le testimonianze che da settimane stanno caratterizzando il nuovo lockdown anti-Covid imposto alla città di Shanghai. Tra gli abusi denunciati negli ultimi giorni su Weibo, social simile a Twitter, c'è anche l'uccisione a bastonate di un Corgi da parte di un operatore sanitario nel distretto di Pudong.

Dalle finestre degli altissimi edifici della zona residenziale gli abitanti hanno potuto vedere, e riprendere, il pestaggio di un cane di razza Corgi da parte di un operatore sanitario. L'uomo insegue il cane lungo una strada deserta e lo colpisce per tre volte con una pala, fino a lasciarlo esanime sul terreno. A questo punto si ferma e lo guarda.

Impossibile decifrare i sentimenti dell'uomo dopo un simile atto di crudeltà: la sua espressione, così come l'identità, saranno celate per sempre dalla tuta integrale bianca e azzurra, diventata nel mondo il simbolo di una cura peggiore del male.

cina covid
Fila per il test Covid in Cina sotto la supervisione di un operatore

Quelle appena raccontate sono immagini che non troverete su Kodami per una precisa scelta editoriale: abbiamo deciso di non pubblicare le immagini perché nulla aggiungono rispetto a quanto scritto e per non mostrare atti di violenza e sopruso nei confronti di un essere vivente.

L'autore del video è uno dei 26 milioni di abitanti di Shanghai, megalopoli cinese che da sola conta una popolazione pari alla metà di quella italiana. Qui tutti, da settimane, sono confinati in casa senza la possibilità di uscire, fare la spesa o portare fuori gli animali domestici.

#Shanghaicorgi è questo uno degli hashtag che hanno portato l'emersione della vicenda sui social occidentali, mentre sugli account dei cittadini cinesi sia il video che le foto sono state postate e cancellate più e più volte. Allo stato attuale è impossibile risalire all'identità dell'utente zero che ha denunciato per primo il crimine.

Tuttavia, i media cinesi sono riusciti a cogliere la testimonianza dell'umano di riferimento del Corgi: si tratta di un uomo che in un forum online ha spiegato di aver lasciato il cane per strada perché non aveva trovato nessuno che se ne prendesse cura mentre lui era assente, in quarantena, preferendo per il suo cane un futuro incerto come randagio piuttosto che la morte sicura in una casa vuota.

Cosa accade agli animali chiusi in casa durante il lockdown

cane finestra

«Forte senso di ansia che si manifesta nella distruzione di oggetti, e nell'abbaio continuo allo scopo di richiamare l'attenzione», così l'educatore cinofilo Luca Spennacchio, membro del comitato scientifico di Kodami spiega la condizione che i cani cinesi stanno sperimentando quando i loro umani, positivi, vengono prelevati per essere condotti nei centri di quarantena.

Chiusi in casa da soli senza possibilità di accedere a cibo e acqua: è la sorte che accomuna tristemente gli animali domestici di Shanghai e di Kiev. Anche in Ucraina si sta consumando il dramma degli animali lasciati chiusi in casa dagli umani in fuga dalla guerra.

Non è l'arrivo di un esercito invasore, però, a spingere gli esseri umani di Shanghai a ricorrere a soluzioni tanto estreme, ma le rigidissime condizioni del lockdown che dopo tre anni dall'inizio della pandemia sta piegando la popolazione. A fare le spese della dura politica di repressione cinese del contagio sono gli animali.

I gatti chiusi in casa possono sperimentare un forte stress, soprattutto se non erano abituati: per molti felini domestici la privazione della compagnai dell'umano è fonte di dolore; un processo simile a quello che avviene anche per i cani, protagonisti dell'ultima notizia da Shanghai.

«Impedire al cane di incontrare i suoi simili o anche solo di annusare l'aria configura un maltrattamento – sottolinea Spennacchio – Più questa situazione di isolamento si protrae nel tempo più la sensazione di pericolo sale, portando il cane a vivere un fortissimo stress. A questo punto sia arriva a una condizione di vero panico che può avere conseguenze diverse a seconda dell'individualità e del vissuto del cane».

«La prima ipotesi – prosegue l'esperto – è che l'animale si lasci morire: una resa scatenata dall'agonia emotiva, e non dall'assenza di cibo. In questi casi potrebbe essere difficile recuperarli superata una certa soglia. La seconda ipotesi è che l'animale possa arrivare a ferirsi nel tentativo di cercare una via di fuga».

Nonostante questa non sia la prima testimonianza della morte di un animale durante la pandemia è la prima volta che si è scatenata con tale forza le proteste della cittadinanza che, nonostante la censura digitale, queste sono riuscite a filtrare all'esterno del Grande Firewall cinese.

La Commissione nazionale di sanità della Cina ha segnalato che i casi giornalieri nel Paese si attestano attorno ai 24mila; circa mille dei casi totali, comprendenti sia asintomatici che sintomatici, sono stati diagnosticati nella città di Shanghai. Il rapporto tra gli abitanti e i casi infetti è di duemilaseicento a uno: una percentuale sproporzionata rispetto all'effettivo numero di contagiati, ritenuti comunque in sovranumero per la politica "zero casi" perseguita con ogni mezzo dal governo cinese fin dall'inizio dell'emergenza nel marzo del 2020.

covid
La mappa elaborata dall’Università John Hopkins indica in rosso le aree dove sono concentrati i casi Covid al 12 aprile 2022

Tra le soluzioni elaborate dal governo per evitare la propagazione del contagio c'è anche il divieto di uscire anche per portare fuori il cane. Non tutti reagiscono a questa privazione allo stesso modo, molto dipende dalle abitudini acquisite in famiglia, ma anche dalla selezione operata dall'uomo su una determinata razza. «Alcuni cani dal punto di vista della motivazione cinestesica sono più spinti a fare attività fuori casa – spiega l'educatore cinofilo – Il cane che psicologicamente ha più bisogno di uscire tenterà farà richieste maggiormente assertive al suo umano».

Oggi, martedì 12 aprile 2022, dopo due settimane di lockdown duro, Shanghai sta allentando le restrizioni attraverso la distinzione in aree. Ai residenti delle "aree di prevenzione", cioè senza casi da almeno due settimane, è consentito lasciare le loro abitazioni; i residenti nelle "aree di controllo", dove non si sono verificati nuovi casi nell'ultima settimana, possono uscire senza però allontanarsi dal quartiere; coloro che abitano nelle "aree di quarantena", dove ci sono stati nuovi casi nell'ultima settimana, è ancora vietato uscire di casa.

I cittadini infetti vengono portati in appositi centri di quarantena. A finire in queste strutture ci sono anche bambini positivi al virus, separati dai genitori. Una prassi che, insieme al trattamento crudele verso gli animali, è stato segnalato sui media italiani dalla giornalista Selvaggia Lucarelli.

Covid e animali d'affezione: il rischio sanitario

La giustificazione fornita dalla Cina per il trattamento riservato a persone e animali durante il durissimo lockdown è una: l‘eradicazione completa della malattia. Al netto delle valutazioni sulle misure sanitarie, qual è il rischio di contagio che può giustificare l'uccisione di un cane solo per le strade deserte?

L‘Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie) ha risposto che «non sussiste giustificazione nell'adozione di misure che possano compromettere il benessere degli animali da compagnia». Come buona pratica generale, l'ente internazionale ha ricordato le misure igieniche di base che dovrebbero essere sempre attuate nell'avere a che fare con gli animali: il lavaggio delle mani, evitare di baciarli, essere leccati o condividere con loro il cibo.

«I coronavirus, famiglia a cui appartiene anche il SarsCov-2, sono sempre esistiti nel regno animale. Il Covid stesso, come sappiamo è frutto di un salto di specie da uomo ad animale, tuttavia al momento non esistono prove che gli animali che hanno contratto la Covid-19 siano poi riuscite a replicare il virus e ritrasmetterlo all'essere umano», spiega la veterinaria Eva Fonti, membro del comitato scientifico di Kodami.

La stessa Commissione nazionale di Sanità della Cina ha ammesso che non esistono prove di persone abbiano contratto il Covid da cani e gatti.

«In piena pandemia abbiamo osservato il caso di gatti hanno sviluppato l'infezione dopo il contatto con umani infetti, ma non c'è certezza che abbia poi replicato e ritrasmesso il virus all'uomo – sottolinea Fonti – Il problema in questi casi di trasmissione tra animali domestici ed esseri umani si verifica in presenza di grandi numeri. Non basta che un gatto si infetti perché possa poi ritrasmettere l'infezione all'essere umano, c'è bisogno che il virus si replichi un enorme numero di volte, fino a sviluppare una variante con le caratteristiche adatte a effettuare il nuovo salto di specie».

L'Organizzazione mondiale della sanità più volte ha dichiarato come il rischio di trasmissione della Covid-19 dagli animali all'uomo è possibile, ma basso. «La pratica dello stamping-out, cioè il sistematico abbattimento degli animali infetti che viene praticato ad esempio con la brucellosi bufalina, non trova giustificazione in numeri di diffusione bassi nella popolazione animale», conclude l'esperta.

Questa non è la prima volta che un animale domestico viene ucciso durante il lockdown cinese. Nell'autunno del 2021 a Shangrao nella provincia di Jiangxi, un operatore sanitario è stato ripreso nell'atto di picchiare un cane con un piede di porco mentre disinfettava l'appartamento di una donna risultata infetta. Nonostante lo scalpore iniziale lo scandalo si sgonfiò presto, lasciando il posto alle notizie sugli alti numeri dei morti e dei contagi in tutto il mondo.

Oggi però le proteste non sembrano volersi arrestare e filmati di abusi su esseri umani e animali continuano a fare breccia attraverso la Grande Muraglia della Censura.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social