Si trovava da solo sull’Autostrada A14, a poca distanza dall’uscita Bari Sud, un cagnolone maschio, di grossa taglia e inselvatichito. Ma soprattutto si trascinava faticosamente sull’asfalto. Segnalato attraverso i canali preposti è stato recuperato in procedura di pronto soccorso e la situazione è apparsa subito molto complicata. Per lui purtroppo c’è stato poco da fare, nonostante il tentativo disperato dei volontari del Canile Sanitario di Bari. È l'episodio registrato a Bari tra la scorsa domenica e lunedì.
A provocarlo, quasi certamente, devono essere stati prima dei colpi di arma da fuoco, forse partiti da un fucile da caccia, e successivamente l’investimento da parte di un’auto. Sta di fatto che l’animale aveva la muscolatura del treno posteriore completamente assottigliata. Il cane non deambulava e probabilmente erano già diversi giorni che si trascinava con le poche forze che aveva. Una dinamica ricostruita dall'analisi delle ulcere da sfregamento presenti sui fianchi e sulle zampe.
«Questo trauma, evidentemente, era avvenuto già da almeno una settimana – racconta a Kodami Patrizia Giaquinto, presidente dell’Associazione Nati per Amarti ODV e responsabile del Canile Sanitario di Bari – chissà cosa avrà vissuto quel povero cane. Si trattava di una situazione molto seria. Alla fine ha deciso lui stesso di mollare». E così dopo l'ennesima crisi il cane è deceduto rendendo vani i tentativi dei servizi veterinari chiamati al salvataggio.
Quanto avvenuto nel capoluogo pugliese è purtroppo sintomatico di una concezione del rapporto uomo animale ancora lontana da standard accettabili di civiltà. Solo pochi giorni fa lo stesso canile sanitario aveva dovuto registrare l'ennesimo caso di abbandono di un'intera cucciolata: cinque femmine e due maschi di cani di futura taglia medio grande. Episodi di matrice e natura diversa, ma che in modo diverso ricadono sulle spalle dei volontari e dei poveri animali «che – come riportato sui profili social della struttura – non hanno chiesto di venire al mondo ma che hanno comunque tutto il diritto di restarci». Non a caso lo sconforto è il sentimento di questi giorni tra le mura e i box del canile: «Che dire? Non lo sappiamo neanche noi», è stata l’amara conclusione della Giaquinto.
Con riferimento all'uccisione del cane, invece, l'associazione non muoverà ulteriori passi sul fronte legale: «Anche quando abbiamo avuto prove, testimonianze o fatti evidenti le denunce che abbiamo fatto sono andate a vuoto – conclude la Presidente di Nati per Amarti – sporgere denuncia contro ignoti per un avvenimento che non sappiamo neanche quando si è verificato servirebbe a poco».
Un'amara conclusione che però ci riporta davanti all'evidenza del fatto che i reati contro gli animali non accennano a diminuire, come ha dimostrato recentemente anche la vicenda del cane White, il cane ucciso per aver mangiato due galline. In quell'occasione un uomo dopo averlo ammazzato brutalmente lo ha trascinato con la sua auto per le vie di Cerfignano, in provincia di Lecce. O dell'avvelenamento di due gatti a Casamassima, sempre nel barese: un episodio il cui responsabile fu inchiodato da un video. La sospensione condizionale, tuttavia, consentì all'uomo, in quanto incensurato, di cavarsela senza scontare pena alcuna per la condotta posta in essere.