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10 Ottobre 2024
12:09

Cane legato a un palo mentre si avvicina l’uragano Milton: cosa sta succedendo agli animali in Florida

Un cane abbandonato alla mercé della potenza distruttiva dell'uragano Milton è il volto sconosciuto di un'emergenza nazionale che uccide migliaia di esseri viventi, umani e animali.

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Un cane legato a una recinzione mentre si avvicina il tornado Milton, tra i più potenti mai registrati nella storia degli Stati Uniti. Queste immagini, girate a Tampa e condivise dalla giornalista Kyla Galer, sono la fotografia di una emergenza nazionale che non risparmia nessuno, neanche gli animali.

In queste ore l'uragano Milton ha fatto le prime vittime all'interno di una casa di riposo a St. Lucie, nella parte orientale della Florida, e lasciato senza elettricità almeno 3 milioni di persone. Questi primi numeri rivelano i danni causati dal passaggio dell'uragano, ma non dicono tutto. Come ogni volta che c'è una emergenza naturale ci sono migliaia di vittime escluse dal computo, si tratta degli animali.

Il loro destino è quello di restare un numero oscuro all'interno del racconto tragico dell'uragano. In statistica per "numero oscuro" si fa riferimento al numero dei reati che non viene rilevato dagli enti ufficiali e che pertanto resta sconosciuto. Lo stesso avviene quando una comunità è colpita da un evento naturale di enormi proporzioni, come sta avvenendo in queste ore per l'uragano Milton. Eppure la questione degli animali è centrale sia per i risvolti etici, ma anche per ciò che concerne l'igiene e la sicurezza pubblica.

Questo fenomeno, frutto sia della scarsa tracciabilità che del disinteresse, colpisce in egual modo gli animali familiari come cani e gatti, i selvatici come rettili e uccelli, e anche gli animali "da reddito" impiegati nell'industria alimentare e per l'agricoltura. Sottovalutare la questione animale davanti a un'emergenza di questo tipo non è solo moralmente sanzionabile, ma anche pericoloso, e lo dimostra la storia recente degli Stati Uniti.

Da Katrina all'uragano Milton

Nel 2005, l'uragano Katrina ha attraversato il sud della sud della Florida, per raggiungere poi gli stati della Louisiana e del Mississippi, dove ha causato i danni maggiori a causa delle inondazioni che per settimane dopo il suo passaggio hanno interessato New Orleans.

Secondo le fonti ufficiali, le vittime umane sono state 1.392; gli animali che sono rimasti bloccati, abbandonati o uccisi sarebbero invece un milione per l'International Fund for Animal Welfare (IFAW). Molti di questi sono animali familiari e da reddito abbandonati lungo la strada dalle persone.

Una strage che impose un cambiamento profondo nella gestione degli animali durante le emergenze. Nel 2006 venne approvata dal Congresso degli Stati Uniti la legge sugli standard di evacuazione e trasporto degli animali domestici (Pets Evacuation and Transportation Standards) con un sostegno trasversale e quasi unanime. La legge impose all'Agenzia federale per la gestione delle emergenze di farsi carico anche degli animali domestici e di servizio in caso di disastri naturali.

La legge cambiò la percezione, almeno degli animali familiari all'interno della società. Ma è solo in queste ore che l'uragano Milton si sta abbattendo sulla Florida che sarà possibile vedere a 18 anni di distanza, se i principi che spinsero il legislatore verso questa legge resistono davanti a uno degli uragani più potenti degli ultimi 100 anni.

Salvare gli animali però significa anche salvaguardare la comunità umana. Quando i disastri naturali come uragani e terremoti terminano la loro opera di distruzione quello che resta sono migliaia, se non milioni, di sfollati: per lungo tempo animali liberi e persone senza casa si trovano costrette a una vicinanza prolungata, magari prive di acqua potabile e rete fognaria. Queste situazioni rappresentano il terreno ideale per le epidemie e la diffusione delle zoonosi. A questo scopo entrano in gioco le autorità sanitarie, ma spesso è troppo tardi: quando arrivano nei luoghi del disastro sono prive di strumenti per tracciare e contenere un gran numero di animali abbandonati e spaventati rimasti senza guida da un giorno all'altro.

Per evitare che all'emergenza sociale si aggiunga quella sanitaria, In Italia è stato predisposto uno specifico piano di evacuazione dei Campi Flegrei, un super vulcano tra i più pericolosi al mondo. Il piano affronta il problema di come evacuare in sicurezza 286mila abitanti dell'area di Napoli e i loro animali, compresi quelli dei rifugi e degli allevamenti.

Cani e gatti abbandonati

Nonostante le ripercussioni su tutta la comunità, la gestione degli animali durante e dopo i disastri naturali è spesso considerato un tema secondario. A farne le spese però in prima istanza sono gli animali. In queste ore dalla Florida arrivano immagini di canili e rifugi distrutti dalla potenza del vento.

Sta accadendo al rifugio Furry Friends di Palm City, dove poche ore prima dell'arrivo dell'uragano Milton la potenza del vento ha distrutto i box dei cani, costringendo i volontari a una fuga precipitosa con gli animali che sono riusciti a recuperare.

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Il rifugio Furry Friends

Se le strutture deputate ad accogliere gli animali vaganti vengono distrutte, dove andranno tutti quei cani e gatti abbandonati dalle loro famiglie? Un fenomeno purtroppo molto comune, osservato sugli scenari delle calamità naturali, è l'abbandono degli animali. Le persone per paura di rallentare la fuga chiudono in casa gli animali con un po' di cibo e acqua, oppure li lasciano direttamente in strada. Cani abituati a vivere tra le mura domestiche non hanno però le competenze per cavarsela nel mondo esterno, soprattutto se ad attenderli ci sono strade allagate e la furia del vento.

Il cane abbandonato alla mercé della potenza distruttiva dell'uragano è il volto sconosciuto di un'emergenza nazionale che uccide migliaia di esseri viventi, umani e animali.

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Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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