«Io e la mia compagna lo abbiamo visto spegnersi davanti ai nostri occhi dopo un'agonia durata due ore. Non potremmo mai dimenticare quello che è successo e l'abbandono nel quale è stato lasciato morire un essere vivente». E' così che Francesco Carotenuto racconta a Kodami le circostanze che hanno portato alla morte di un cane vagante, investito sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria all'altezza dell'uscita di Sala Consilina.
«Se l'ambulanza veterinaria fosse arrivata in tempo – dice Francesco – forse sarebbe riuscito a sopravvivere. Avevo già deciso di adottarlo e non avevo dubbi che dopo le cure lo avrei portato a casa con me».
Era la mattina del Primo maggio e Francesco insieme alla compagna Maria Cecilia Shiuli viaggiava sull'autostrada verso Atena Lucana per una gita fuori porta, l'occasione per sfuggire agli affanni della città. Erano le 9.30 circa quando, subito dopo l'uscita di Sala Consilina, avvistano un «cagnolone» intento a camminare sul cordolo di separazione tra le due corsie autostradali.
Gli animali, se non hanno una familiarità di lungo corso con i contesti urbani, restano facilmente vittime della strada e anche se l'esperienza gioca un ruolo importante nell'insegnare ai cani liberi che le macchine sono un pericolo, le autostrade non sono mai luoghi sicuri.
Per questo Francesco ha fermato la macchina in una corsia d'emergenza, poco oltre una curva, a circa 300 metri dal luogo dell'avvistamento, ed è tornato indietro. «Avevo già il telefono in mano, volevo chiedere aiuto mentre tenevo d'occhio l'animale, non volevo avvicinarmi troppo per paura che il mio arrivo lo avrebbe spinto a correre tra le macchine», spiega.
Le premure di Francesco però, si rivelano inutili, dato che appena girato l'angolo si accorgere che il cane è steso a terra, immobile. Non si trova più sul guardrail che divide le due corsie autostradali ma sul lato destro della strada che affaccia su un fiume. «Forse ha provato ad attraversare ed è stato investito», ipotizza.
È a questo punto che per il cane ferito all'altezza dell'uscita di Sala Consilina si apre un conto alla rovescia scandito dalle chiamate ai soccorsi che Francesco fa mentre prestava i primi soccorsi: «La mia prima chiamata è stata al 112, il numero unico europeo di emergenza. Subito sono arrivati agenti di Polizia e operatori dell'Anas, la società che gestisce la rete autostradale. Non li ringrazierò mai abbastanza per la prontezza con la quale sono intervenuti. Mi sono rasserenato e ho pensato che tutto sarebbe andato bene».
A questo punto, Francesco prova a contattare i servizi sanitari di zona: «Dall'altra parte risponde un operatore dell'Asl di Napoli che mi dice che avrebbero attivato le procedure d'emergenza per il cane. La prima chiamata parte poco dopo le 9.30, e continua così per almeno sei volte, fino alle 11.30».
Dopo due ore di attesa il cane esala il suo ultimo respiro. Intorno a lui ci sono gli agenti, Francesco e la sua compagna, ma nessun veterinario. È a questo punto che viene scattata una foto che ritrae Maria Cecilia accanto al corpo ormai senza vita dell'animale. Kodami ha visto la foto, che circola liberamente in Rete condivisa da migliaia di utenti, ma preferiamo non mostrarla qui perché nulla aggiunge rispetto a quanto scritto.
«Sono molto arrabbiato. Mi chiedo come sia possibile che nonostante in Campania esista una legge regionale che prevede attività di pronto soccorso e assistenza medica e chirurgica per gli animali liberi, nessuno sia intervenuto, cagionando una morte che forse si sarebbe potuta evitare», sottolinea Francesco.
Kodami ha accertato che il numero chiamato da Francesco non era quello del Pronto soccorso per animali liberi (800 178400), ma di un altra centrale operativa dell'asl napoletana. Resta però il fatto che i tempi d'intervento per il servizio veterinario d'emergenza resta alto, troppo alto, anche in caso di chiamata al numero corretto. Nella città di Napoli l'attesa non supera l'ora, mentre in altre province può arrivare anche oltre le tre ore.
L'assenza di centri di servizio d'emergenza al di fuori della provincia di Napoli implica tempi molto dilatati. E in casi di emergenza analoghi a questo l'attesa può risultare fatale.
«A prescindere dal numero contattato, la presenza delle Forze dell'ordine è di per sé garanzia di intervento – fa notare Francesco – Per questo non mi arrendo: porterò la questione sui tavoli delle istituzioni. Innanzitutto per fare chiarezza sulle responsabilità del mancato intervento, e poi per capire se la legge sul randagismo in Campania viene davvero applicata o costantemente disattesa nei modi che abbiamo verificato il primo maggio».