Era il gennaio 2021 quando una donna, camminando in una zona periferica della città di Prato, si è trovata davanti la testa decapitata di un cane. Ora, dopo mesi di indagini è stata fatta chiarezza sulle circostanze del macabro ritrovamento.
«Si tratta di un modo economico per liberarsi dei resti di un animale deceduto, purtroppo non è la prima volta che incappiamo in un caso simile», è la ricostruzione che fa a Kodami Cristiano Giannessi, presidente provinciale dell'associazione Earth di Prato. Sono state proprio le Guardie zoofile della Earth pratese le prime ad accorrere sul luogo del ritrovamento a inizio anno.
L'autopsia condotta dall'Istituto di zooprofilattico di Firenze ha chiarito all'autorità giudiziaria che la decapitazione è avvenuta post mortem e che la stessa morte non risulta collegata alla mutilazione.
«L'animale era un meticcio di circa 3-4 mesi – dice Giannessi – Ed era sprovvisto di microchip, o perlomeno non era sulla parte della testa rinvenuta». Anche se la circostanza della morte è stata chiarita grazie all'ausilio degli esperti, resta il giallo sul responsabile dello smembramento.
L'identità della persona che ha commesso il fatto sembra però essere destinata a rimanere un mistero: «Non ci sono telecamere di sorveglianza nella zona, è quindi impossibile risalire all'identità della persona che ha commesso un atto simile – chiarisce il Presidente – tuttavia un risvolto positivo di questa vicenda c'è: la Procura titolare del fascicolo si è attivata fin dai primi momenti con grande serietà, dimostrando che la sensibilità istituzionale nei confronti della tutela degli animali e della repressione dei crimini contro di essi è molto forte».
L'ipotesi più probabile, suffragata anche dal comandante delle Guardie zoofile, Pasquale Pettorino, è che si sia trattato di un modo violento ma economico per smaltire il corpo dell'animale dopo la morte, una soluzione che secondo le ricostruzioni fornite da Earth si sarebbe già verificata nel contesto pratese.