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28 Gennaio 2024
17:00

Cambiare la legge sulla caccia è un gioco elettorale che uccide la biodiversità

La legge sulla caccia dovrebbe occuparsi della tutela della fauna omeoterma, ma la protegge poco, dedicando gran parte dell’elaborato a regolare l’attività venatoria. Un percorso esattamente contrario a quello che l’opinione pubblica vorrebbe, considerando che la maggioranza degli italiani è contrario alla caccia.

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L’attuale legge sulla caccia è un po’ come molti articoli di giornale: il titolo non rispecchia esattamente il contenuto e per questo la norma che dovrebbe occuparsi della tutela della fauna omeoterma (gli animali a sangue caldo) la protegge poco, dedicando gran parte dell’elaborato a regolare l’attività venatoria. Che da sempre è nel cuore dei partiti politici, ma che mai come con questo governo ha avuto un viatico per essere sempre più libera e, purtroppo, anche più dannosa. Un percorso esattamente contrario a quello che l’opinione pubblica vorrebbe, considerando che la maggioranza degli italiani è contrario alla caccia e non apprezza le mille concessioni fatte al mondo venatorio. I cacciatori però hanno un comportamento elettorale diverso da quello di una parte consistente della popolazione, che poco va a votare e quando vota quasi sempre si dimentica di valutare candidati e partiti anche in base alle scelte fatte in materia di tutela degli animali e dell’ambiente. I cacciatori sono una compagine monolitica che ricompensa sempre chi li aiuta, vanno a votare, contano in politica anche se sono in costante calo e hanno un peso superiore a quello di ambientalisti e animalisti, che disperdono voti, non riuscendo a dar vita a una proposta politica in grado di essere davvero attrattiva.

Il governo, dopo aver varato la cosiddetta “legge Far West”, che ufficialmente non parla di caccia ma solo di contenimento faunistico, si sta apprestando a fare un radicale cambiamento della legge 157/92, che si sperava potesse essere inasprita visto lo scarso potere di deterrenza. Invece la strada percorsa sembrerebbe tradursi in un illogico “liberi tutti”, che ci porterebbe a diventare il bersaglio degli strali dell’Unione Europea. Sempre che le elezioni di primavera non arrivino a un completo stravolgimento degli schieramenti, creando un parlamento e una commissione ancora maggiormente sbilanciati verso agricoltori e cacciatori. Uno scenario che, allo stato attuale delle proiezioni di voto, sembra difficile poter definire altamente improbabile. Le elezioni sono diventate un traguardo cruciale anche nel nostro paese, rendendo fondamentale la fedeltà dei cacciatori, che fra praticanti, familiari e indotto, sono in grado di rappresentare un’aliquota importante di elettori.

La modifica dell’attuale normativa dovrà quindi vedere, nelle speranze dei proponenti, il traguardo prima delle elezioni di primavera e serviranno provvedimenti che lascino il segno. Come la proposta del senatore di Fratelli d'Italia, Bartolomeo Amidei, poi ritirata, di concedere la licenza di caccia, e quindi il porto d’armi, ai ragazzi di 16 anni, che era stata giudicata con grande favore dalle associazioni venatorie. Che plaudono alle modifiche proposte dall’onorevole Sergio Berlato, europarlamentare di Fratelli d’Italia, ma anche presidente dell’Associazione cultura rurale, che vorrebbe aumentare il numero delle specie cacciabili, riaprire gli impianti di cattura dei richiami vivi e togliere l’obbligo della loro identificazione. Oltre a lanciare una proposta di depenalizzazione per le infrazioni meno gravi fra quelle punite oggi con una sanzione di natura penale. Proposte che avrebbero già ottenuto il viatico del governo, rappresentato dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che ha confermato l’assenso dell’esecutivo durante l’evento “I grandi ecologisti: il ruolo di agricoltori, allevatori, cacciatori e pescatori nel legame tra natura e sviluppo”, tenutosi a Pistoia il 1° dicembre dello scorso anno.

Una deregulation a tutto campo che ha come unico obiettivo quello di ottenere sostegno elettorale alle elezioni europee di primavera, mentre, come conseguenza non dichiarata con l’attuale normativa europea, ci sarebbe il concreto rischio dell’apertura, contro l’Italia, dell’ennesima procedura d’infrazione, i cui costi verrebbero a ricadere sull’intera collettività. Il Senato sta  esaminando in questi giorni il progetto di legge 779 Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e resta solo da scoprire quale sarà il testo definitivo che verrà approvato.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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