La crisi climatica e l'aumento delle temperature rappresentano una delle più grandi sfide adattative che uomo, piante e animali stanno affrontando. Per sopravvivere a un mondo sempre più caldo molte specie si stanno rimpicciolendo, alcune si stanno spostando mentre altre ancora stanno modificando la forma del loro corpo per poter meglio regolare la propria temperatura corporea.
Sono questi i risultati di un nuovo studio condotto da un team di ricercatori guidato da Sara Ryding della Deakin University, in Australia. In molte specie a sangue caldo, come pappagalli, pipistrelli e altri piccoli mammiferi le dimensioni di becchi, orecchie, code e altre appendici stanno aumentando in risposta all'incremento delle temperature. La review è stata pubblicata sulla rivista Trends in Ecology & Evolution.
La regola di Allen e la termoregolazione
Da tempo è stato scoperto che gli animali che vivono nelle zone più calde del Pianeta utilizzano le appendici del corpo per disperdere il calore in eccesso. Lo fanno per esempio gli elefanti africani, i fennec del deserto e molti altri mammiferi dalle grandi orecchie ma anche pappagalli e altri uccelli attraverso il becco. Maggiore è la superficie corporea esposta all'ambiente esterno più è facile dissipare il calore. Al contrario, invece, gli animali che vivono in zone climatica fredde riducono invece questa superficie per conservare il calore e possiedono quindi corpi tozzi, appendici e arti più corti. In biologia questo fenomeno è spiegato con la regola di Allen, lo zoologo americano che già nel 1870 aveva osservato questa tendenza e postulato questa teoria per gli animali omeotermi.
Questo modello può quindi aiutare a prevedere in che modo l'evoluzione "aiuterà" alcune specie animali ad affrontare la difficile sfide del riscaldamento globale e come le appendici coinvolte nella termoregolazione cambieranno in risposta all'aumento delle temperature. I ricercatori hanno quindi provato a cercare esempi di adattamento nel corso dei secoli coerenti con questo regola, scoprendo che molte specie stano già effettivamente aumentando le dimensioni di alcune appendici corporee.
Quali specie stanno mutando
Gli scienziati hanno dimostrato per esempio che in molti uccelli australiani, in particolare nei pappagalli, le dimensioni del becco sono progressivamente aumentate a partire dal 1871. Nei pappagalli gropparossa (Psephotus haematonotus) e nei cacatua gang gang (Callocephalon fimbriatum) questo accrescimento è stato in media tra il 4% e il 10%. Ma anche nei mammiferi si sta assistendo a un costante accrescimento di alcune parti del corpo. Nel toporagno mascherato (Sorex cinereus) che vive in Alaska sono le zampe e la coda a essere diventate più grandi a partire dal 1950, mentre nel pipistrello ipposidero dell'Himalaya (Hipposideros armiger) diffuso nel subcontinente indiano è la superficie del patagio è aumentata di circa l'1%.
Non è però chiaro come questo aumento delle dimensioni di arti, becchi e orecchie influenzerà la vita e il comportamento di questi animali. Queste appendici svolgono ovviamente molte altre funzioni legate all'alimentazione, alla locomozione o alla comunicazione e serviranno certamente altri studi per campire se e in che modo cambieranno anche queste. Questa ricerca però suggerisce che seguendo la regola di Allen è possibile prevedere anche quali altre specie subiranno lo stesso processo di adattamento. Secondo i ricercatori è molto probabile che anche molti altri uccelli, come lo storno comune (Sturnus vulgaris) o i fringuelli di Darwin, e piccoli mammiferi, come gli opossum del genere Gracilinanus in Sud America, aumenteranno la superficie di alcune parti del corpo per dissipare meglio il calore.
Non tutti si adatteranno
Questo nuovo studio contribuisce in maniera importante alla comprensione sul modo in cui gli animali stanno rispondendo alla crisi climatica. Studiare gli effetti dell'aumento delle temperature sulla fauna, e capire come questa sta rispondendo da un punto di vista adattativo, aiuterà a prevedere le conseguenze da un punto di vista conservazionistico e a individuare le specie più vulnerabili. Non tutti gli animali evolveranno adattamenti e anzi la maggior parte di loro non avrà il tempo o il modo per farlo finendo per estinguersi. L'evoluzione non è un processo finalistico o consapevole e il miglior modo per proteggere le specie e arrestare la sesta estinzione di massa dovrà passare necessariamente per la drastica riduzione delle emissioni di gas serra per rallentare l'emergenza climatica. Non abbiamo altra scelta e non possiamo assolutamente abbassare la guardia.