È rimasto arenato sugli scogli di lungomare Europa, a Varazze, per giorni, ma alla fine il cadavere del capodoglio individuato domenica scorsa nella zona compresa tra la Baia del Corvo e la Villa Araba, è stato recuperato.
Grazie anche alla mareggiata dei giorni scorsi, il cadavere del cetaceo si è disincagliato dagli scogli e martedì una ditta incaricata dal Comune di Varazze ha potuto trainarlo nel porto di Savona, dove è stato eseguito lo smaltimento. Il divieto di balneazione imposto nei giorni scorsi nelle aree limitrofe al ritrovamento per potenziali rischi di natura sanitaria dovuti alla decomposizione è stato quindi revocato, come ha confermato il sindaco di Varazze, Luigi Pierfederici: «Non è stato semplice gestire una situazione del tutto anomala per la nostra realtà – ha ammesso – ma che è stata affrontata con serietà e competenza dagli uffici comunali».
Il cadavere del capodoglio era stato avvistato domenica già in evidente stato avanzato di decomposizione, rendendo appunto estremamente complessa la logistica per il recupero e la rimozione. A complicare ulteriormente la situazione, la tipologia di costa – rocciosa e frastagliata – e il mare mosso: difficile raggiungere il grande cetaceo senza vita e assicurarlo a corde e imbracature senza rischi per le imbarcazioni e senza compromettere ulteriormente il cadavere. Vigili del Fuoco, Guardia Costiera, Polizia Locale, Asl e amministratori comunali hanno lavorato per giorni per mettere a punto una strategia, mentre l’associazione Menkab – Il respiro del mare si è occupata di monitorare i resti.
Ancora da chiarire le cause della morte del capodoglio. Campioni sono stati raccolti e inviati all’Istituto Zooprofilattico per condurre accertamenti, ma proprio da Menkab sono arrivate alcune ipotesi: «A ora si può immaginare che l’esemplare fosse morto da almeno una settimana e poi trasportato dalle correnti – spiegano – Tra le cause principali di morte non naturale dei capodogli si possono citare gli impatti diretti a causa di collisioni con imbarcazioni medio grandi, impatto causato da inquinanti di diverso genere, ingestione di rifiuti, malattie e altri impatti antropici».
I capodogli non sono rari nel mar Ligure, che ospita buona parte del Santuario dei Cetacei, la zona marina di 87.500 km quadrati compresi tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone, nella Toscana meridionale, considerata un paradiso per i cosiddetti “whale watcher”. Nell’ultimo anno gli avvistamenti si sono moltiplicati, confermando come il Santuario Pelagos costituisca una base importante per la ricerca e la conservazione della preziosa popolazione di cetacei che l’hanno scelta come “hub” per nutrirsi e anche per riprodursi.
A ottobre 2022, per esempio, l’Istituto Tethys – che svolge costante attività di monitoraggio nell’area – aveva avvistato un gruppo di ben 14 individui al largo delle coste liguri di ponente, in cui spiccavano anche femmine con al seguito piccoli ancora in fase di allattamento. Considerati specie ad alto rischio di estinzione dall'IUCN, i capodogli sono minacciati soprattutto causa dalle spadare, particolari reti da pesca considerate illegali in molte zone del mondo a causa della mortalità che causano in specie protette come i cetacei. Si stima che nel Mediterraneo siano rimasti appena 2.500 individui, ed è anche per questo che è fondamentale, oltre che tutelarli, approfondire le cause della morte di quello di Varazze.