La proposta di legge spagnola sul benessere animale presentata lo scorso ottobre dal Ministero dei Diritti Sociali guidato dalla leader del partito Podemos, Ione Belarra, ha generato numerose polemiche tra i cacciatori e gli allevatori del paese iberico, i quali sostengono che non sia corretto equiparare i cani che vivono nelle famiglie a quelli utilizzati per la caccia e per la pastorizia.
Secondo la Real Federación Española de Caza (RFEC), infatti, i cani che svolgono queste mansioni dovrebbero essere inseriti nelle normative del Ministero dell'Agricoltura e non quello dei Diritti Sociali, in quanto si tratta, a loro parere, di strumenti di lavoro.
La situazione del benessere animale in Spagna
Le polemiche, supportate anche dal partito di estrema destra VOX, sono culminate lo scorso 20 di marzo con una manifestazione nazionale, che ha visto oltre 100 mila cacciatori ed allevatori sfilare per le vie di Madrid. «Questo evento passerà alla storia come il giorno in cui l'intero settore venatorio nazionale si è unito per rivendicare il proprio diritto alla caccia», ha commentato la RFEC in una nota pubblicata al termine dell'evento.
«Questa legge è, in realtà, un enorme salto avanti etico per un paese in cui la protezione animale presenta ancora questioni discutibili – commenta Laura Arena, medico veterinario esperta in benessere animale e membro del comitato scientifico di Kodami– L'Europa intera, ormai, si aspetta un'evoluzione da parte della Spagna».
Per comprendere, però, quali siano i motivi che hanno portato cacciatori ed allevatori a schierarsi contro questa evoluzione della normativa, abbiamo analizzato nel dettaglio l'intero testo della proposta e, più nello specifico, i punti che riguardano i cani utilizzati per l'allevamento e per la caccia.
Innanzitutto bisogna sottolineare che, parallelamente alla proposta di legge, il Consiglio dei Ministri, ha approvato anche una modifica del Codice Penale grazie alla quale le pene per i reati di crudeltà e maltrattamento che causeranno la morte degli animali arriveranno a 24 mesi di reclusione. Saranno invece 18 i mesi di carcere per chi praticherà abusi che richiederanno visite veterinarie.
Ciò avverrà anche in virtù del fatto che la nuova proposta di legge ha l'obiettivo di riconoscere ogni animale come essere senziente e meritevole di pari dignità nella società.
«Idealmente sarebbe necessario affrontare anche la tutela degli animali selvatici e di quelli destinati alla tauromachia. Al momento, però, non siamo ancora pronti per questo passo importante verso l'antispecismo – aggiunge Laura Arena – Nel contesto odierno, l'inserimento dei cani da caccia e da guardiania è già un obiettivo ambizioso».
La Spagna, infatti, è un paese dove ancora oggi i vuoti normativi riguardo questo settore consentono, ad esempio, lo svolgersi di spietate pratiche nei confronti dei cani da caccia. Soprattutto i Galghi, ovvero i levrieri spagnoli più utilizzati e spesso sfruttati, rischiano infatti ogni anno di essere brutalmente uccisi dai cacciatori, se al termine della stagione venatoria vengono considerati troppo anziani o inadatti al lavoro. I maltrattamenti e le crudeltà nei confronti dei cani anziani non riguardano però unicamente i levrieri e, di fatto, affliggono anche altri settori e altre razze.
Le persone responsabili degli animali
All'interno della proposta di legge salta immediatamente all'occhio una scelta che, pur essendo apparentemente poco determinante, favorisce in realtà il lungo ma necessario percorso verso il reale riconoscimento di ogni animale come individuo dotato di una personalità. Esattamente come accade da tempo su Kodami, infatti, anche nel testo redatto dal Ministero dei Diritti Sociali spagnolo, non viene più utilizzato il termine "proprietario", che è in questo caso sostituito con "persona responsabile dell'animale".
Un termine più formale, ma che esattamente come il nostro "pet mate", ha l'obiettivo di sottintendere la responsabilità che deriva dalla scelta di convivere con un altro essere vivente.
Passando al dettaglio dei punti contro cui si schierano i cacciatori e gli allevatori che hanno manifestato per le vie della capitale, a partire dall'entrata in vigore della nuova legge, l'allevamento di animali da compagnia potrà essere effettuato solamente da professionisti iscritti ad un apposito albo e non sarà, quindi, più possibile commercializzare cani nati da cucciolate domestiche oppure sprovvisti di microchip.
Un'ulteriore modifica riguarda invece l'unificazione dell'anagrafe canina nazionale. Esattamente come accade in Italia, anche in Spagna ad oggi i dati riguardanti le identità degli animali domestici sono di pertinenza delle Comunità Autonome, ovvero i territori che corrispondono alle nostre regioni. La mancanza di un registro nazionale è, però, un ulteriore fattore che favorisce il traffico illecito di cuccioli tra le diverse zone del paese.
"La creazione di un registro ufficiale degli allevatori (che dovranno seguire anche apposite formazioni professionali), l'obbligo di dotare i cuccioli di microchip e la realizzazione di un registro nazionale degli animali da compagnia sono tre fattori che il Ministero dei Diritti Sociali ha quindi individuato con l'obiettivo di ridurre gli abbandoni e le cucciolate casalinghe, con la conseguente diminuzione del numero di animali che vivono al di fuori dei radar del controllo dello stato.
E non si tratta assolutamente di un'evoluzione di poca importanza, considerando l'entità di questo fenomeno in Spagna. Secondo i dati pubblicati dalla Fundación Affinity, che da anni si occupa di raccogliere informazioni a riguardo, infatti, solo nell'anno 2019 sono stati abbandonati 306 mila animali da compagnia (183 mila cani e 123 mila gatti).
Gli animali da compagnia negli ambienti rurali
L'ultima versione della proposta di legge, aggiornata all'8 marzo 2022, comprende anche due articoli, ovvero il 41 ed il 42, dedicati unicamente ai cosiddetti cani degli ambienti rurali, ovvero proprio quelli che, secondo la RFEC, dovrebbero essere trattati dal Ministero dell'Agricoltura.
Nell'articolo 41, denominato "cani da pastore e da guardia delle greggi", tutti i cani che, per svolgere le proprie mansioni, avranno libero accesso agli ambienti esterni senza la supervisione diretta del proprio umano, dovranno essere dotati di un sistema di geolocalizzazione che permetta di individuarne la posizione in ogni momento. Inoltre, se i cani saranno più di uno e di sessi distinti, almeno tutti i membri di uno dei due sessi dovranno essere sterilizzati. Ognuno di loro dovrà essere iscritto al registro degli animali da compagnia e abbinato al nome del suo responsabile.
Lo stesso varrà anche per i cani utilizzati per le attività venatorie, trattati invece nell'articolo 42.
Per servirsi dell'aiuto di un cane, infine, il responsabile dovrà attendere che raggiunga i 18 mesi di età. Un veterinario professionista si occuperà, inoltre, di determinare quando ognuno di essi raggiungerà l'età pensionabile, determinata sulla base delle capacità fisiche e psicologiche di ogni individuo.
«Il Ministero dei Diritti Sociali, di fatto, compie un atto di coraggio perché attraverso questa legge, promuove la convivenza e il possesso responsabile degli animali e fomentandone la difesa va contro alle lobby della caccia e dell'allevamento – spiega l'esperta – Proprio per questo motivo sarebbe da considerarsi una sconfitta escludere dalla normativa i cani da caccia e da pastore».
Il diritto al pensionamento
Dal punto di vista della qualità della vita offerta ai cani che collaborano con l'uomo nella pastorizia e nella caccia, vi è infine un ultimo punto, ovvero l'articolo 38.e, in cui viene trattato il destino degli animali in seguito al pensionamento.
Anche in questo caso, la normativa spagnola interviene attivamente per ridurre il numero di abbandoni e inserisce l'obbligo, da parte della persona giuridica responsabile dell'animale, a mantenerne la proprietà fino al momento in cui viene individuato un futuro adottante. Sempre che non decida di tenerlo con sé, come sarebbe invece auspicabile.
«Ora bisognerà attendere che la proposta venga revisionata dai professionisti. Come tutte le leggi che introducono cambiamenti storici, sarà poi seguita da una necessaria fase di adattamento – conclude Laura Arena – Ormai è evidente, però, che gli animali siano esseri senzienti e che il loro benessere non debba più essere messo in discussione. Escludere gli animali degli ambienti rurali, come richiesto dalla RFEC, significherebbe invece creare una distinzione specista e razzista che ridurrebbe la loro tutela a un fattore legato unicamente agli umani che ci sono dietro».
Il testo integrale della nuova normativa spagnola riguardo il benessere animale aggiornata al giorno 8 marzo 2022 è consultabile in lingua originale sul sito del Ministero spagnolo dei diritti sociali.