Un cacciatore è stato condannato per aver picchiato i suoi tre cani, ma non sconterà neanche un giorno di reclusione. Nel corso dell’udienza che si è tenuta al Tribunale di Padova, il giudice per le indagini preliminari, Maria Luisa Materia, ha accolto la richiesta di patteggiamento dell’imputato, il cacciatore che deteneva i cani Fiume, Bosco e Mina, pronunciando la condanna a 4 mesi di reclusione con pena sospesa e non menzionata.
Duro il commento della Lav che nell’estate del 2023 ha sequestrato e salvato gli animali grazie ai volontari della sezione padovana. «Nonostante l’uomo abbia ammesso la sua colpa e sia stato condannato, la pena inflitta è irrilevante in quanto non determina alcun tipo di conseguenza, né detentiva né pecuniaria, per il condannato – commentano dall'associazione – Completamente ignorati gli elementi di gravità del fatto, evidenziati nella memoria depositata dai nostri legali confermati dai referti veterinari, e le condizioni psicofisiche dei cani, sia al momento del sequestro che tutt’ora e per quanto riguarda il cane anziano Bosco, che nel momento dei fatti aveva 14 anni, le conseguenze della violenza agita dal condannato sono ormai irreversibili. La mancanza di menzione della condanna nel Certificato Casellario Giudiziale comporta il rischio che all’imputato vengono nuovamente affidati gli animali per essere maltrattati».
Nel frattempo, la legge sull'inasprimento delle pene per chi commette reati contro gli animali è ferma in Parlamento bloccata dall'ostracismo dei deputati della maggioranza, come rileva la Lav: «Nonostante la cronaca nazionale e locale racconti atrocità simili ogni settimana, questo non rappresenta evidentemente una priorità per la Commissione Giustizia della Camera che da settimane non calendarizza la discussione sulla legge contro i maltrattamenti, ignorando la volontà dell’opinione pubblica. Ci chiediamo: quante atrocità dovranno ancora accadere prima che si dia il giusto peso a quella che è diventata a tutti gli effetti un’emergenza?».
Intanto casi come quelli dei cani percossi dal cacciatore continuano, mancando ogni meccanismo di tutela concreta dei diritti degli animali. «Sebbene ci sia stata una condanna, non siamo soddisfatti dell’esito dell’udienza perché è stato evitato il dibattimento e la pena proposta dai legali dell’imputato e accettata dal GIP è ridicola rispetto ai maltrattamenti subiti dai tre cani Fiume, Bosco e Mina. Rappresenta inoltre un pericoloso precedente in quanto non ha alcun valore deterrente per chi pensa di poter rinchiudere i cani tra i loro stessi escrementi picchiandoli ogni giorno – sottolinea la Lav – I cani oggi sono al sicuro perché svincolati dalla vicenda giudiziaria grazie alla nostra richiesta di alienazione che ha permesso, tramite un deposito cauzionale, di confiscarli definitivamente, ma portano ancora i segni delle percosse e delle vessazioni con cui hanno convissuto per anni. Ancora una volta gli animali pagano l’assenza di una normativa che attribuisca alle loro sofferenze e alla loro vita il giusto valore».