Un'altra stagione venatoria (salvo deroghe) si è chiusa il 31 gennaio, e nemmeno la pandemia è riuscita a fermare quello che è diventato un vero e proprio bollettino di guerra annuale, che questa volta conta 14 morti e 47 feriti tra cacciatori e non. È quanto emerge dall'ultimo dossier sulle persone che hanno subito danni a causa delle doppiette pubblicato come ogni anno dall'Associazione Vittime della Caccia.
In questa stagione i numeri sono stati leggermente più bassi rispetto al solito (l'anno scorso le vittime erano state 95: 27 morti e 68 feriti), ma ciò è dovuto solamente alle restrizioni legate alla Covid-19. Tra le 14 persone che hanno perso la vita 10 erano cacciatori e 4 no. Tra i feriti, invece, 33 sono cacciatori e 14 comuni cittadini.
La Regione che più si è distinta in negativo è stata la Toscana, che conta ben 11 persone impallinate (3 morti e 8 feriti), in confronto a una media di circa 2 per tutte le altre.
Storie di ordinaria follia legate alla caccia ce ne sono state tante, soprattutto tra le persone che ne sono coinvolte e sono estranee all'attività venatoria. Un'automobilista di Mira (VE) è stato colpito mentre era alla guida della propria auto, mentre un anziano di Palma di Montechiano (AG) ha rischiato di perdere la vita mentre raccoglieva l'uva nel proprio orto. Non si può stare tranquilli nemmeno tra le pareti della propria casa, come è successo a Campagnino (TO), dove un cacciatore maldestro ha colpito in pieno una finestra. O, ancora, come a Chiaravalle (AN), dove un proiettile per la caccia al cinghiale entrato dalla finestra si è conficcato nel tavolo del soggiorno di una famiglia. A Pieve di S. Stefano di Gaiga (AN), invece, alcuni turisti e volontari del FAI sono stati messi in fuga dai cacciatori che sparavano a una lepre e una persona è stata anche colpita.
Sono tante anche le vittime tra gli animali domestici e da cortile: cani, gatti, cavalli, oche ed è stata uccisa dalle doppiette anche Zaira, l'asina dell'ex rugbista Andrea Lo Cicero.
La buona notizia: esclusi moriglione e pavoncella dai calendari venatori
Qualche buona notizia legata al fenomeno venatorio però è arrivata, come fa sapere la LIPU attraverso un comunicato. Sono stati infatti vinti i ricorsi al TAR per chiedere l'esclusione del moriglione e della pavoncella, specie minacciate a livello globale, dai calendari venatori: l'esito positivo è avvenuto in Liguria, Veneto, Calabria, Toscana e Sicilia. L'esclusione delle due specie è avvenuta anche in altre regioni, dove sono intervenute altre associazioni: nelle Marche, tramite sentenza del Consiglio di Stato, e in Sardegna, che ha escluso il moriglione.
Importantissima è stata poi l'approvazione, da parte del Parlamento Europeo, del bando alle munizioni al piombo nelle zone umide, dove la LIPU, insieme alle altre associazioni di BirdLife International, hanno dato un contributo decisivo. Questa è senza dubbio la notizia migliore di tutte.
La caccia oggi
Nonostante qualche risultato positivo anche quest'anno il bilancio complessivo non può che essere negativo. L'ennesimo bollettino di guerra solamente tra le vittime umane ci pone di fronte all'ennesima riflessione sull'utilità pubblica dell'attività venatoria. Siamo nel bel mezzo di una crisi ecologica senza precedenti e non si capisce perché bisogna continuare ad accontentare l'anacronistico vezzo di meno dell'1% degli italiani (circa 500 mila cacciatori) a discapito della quasi totalità della popolazione che, certamente, abolirebbe la caccia all'unanimità già da domani.
Si vuole contrastare la perdita di biodiversità ma allo stesso tempo vengono autorizzate pratiche assolutamente non necessarie che contribuiscono al suo declino e che causano ogni anno diverse vittime umane. Si discute quasi quotidianamente sulla pericolosità di lupi e orsi, predatori che non hanno mai causato nessuna vittima in Italia. Sono loro il vero pericolo per chi va in montagna o i fucili?