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19 Maggio 2023
17:38

Caccia alle esche avvelenate in Abruzzo. Il direttore del Pnalm: «Fronte comune contro i criminali»

Continuano in Abruzzo le operazioni di perlustrazione dopo il ritrovamento di carcasse di lupi e grifoni avvelenati. Per il direttore del Parco d'Abruzzo è ora di agire attraverso la prevenzione e fare fronte comune contro i criminali e le mele marce.

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Continuano in Abruzzo le operazioni di perlustrazione nel territorio di Cocullo, provincia del'Aquila, dove nelle ultime due settimane sono state trovate le carcasse di lupi e grifoni avvelenati. Secondo le ricostruzioni delle Forze dell'ordine, i primi hanno probabilmente ingerito il cibo tossico, mentre i secondi hanno poi mangiato le carcasse.

Per bonificare l'area, fin dal pomeriggio dei primi ritrovamenti, sono entrati in azione i Carabinieri forestali di Scanno, della stazione Parco di Villetta Barrea, della stazione Parco di Pescasseroli con l'Unità cinofila antiveleno del Reparto carabinieri Parco di Pescasseroli e dell'Unità cinofila antiveleno del Reparto carabinieri Parco di Assergi, con i cani Kenia, India e Noche, di razza Pastore Belga Malinois.

L'intervento è fondamentale perché si tratta di zone frequentate anche dall'orso bruno marsicano, la sostospecie più rara al mondo. Perdere anche uno solo di questi individui può significare compromettere la sopravvivenza di tutti gli altri. Per questo, fin dai primi momenti ad affiancare i militari c'era anche il personale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, come conferma a Kodami il direttore Luciano Sammarone: «Siamo ancora molto preoccupati, ma dopo 10 giorni di lavoro e perlustrazione fortunatamente siamo riusciti a ritrovare le altre esche, e non abbiamo più rinvenuto carcasse di altri animali».

I militari della Regione carabinieri Forestale "Abruzzo e Molise", con il prezioso aiuto dei cani addestrati al ritrovamento di esche e bocconi contenenti sostanze tossiche, hanno rastrellato un'ampia porzione di territorio, contiguo alla zona di protezione esterna del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, con aree destinate al pascolo di bovini e dove è consentita la caccia.

«Le attività venatorie sono chiuse – ricorda il Direttore – mentre gli animali continuano ad essere al pascolo, quindi la persona che ha piazzato le esche potrebbe essere qualcuno legato alla categoria di allevatori, si tratta probabilmente di una mela marcia e isolata».

La proposta di Sammarone per evitare che un simile fenomeno è volta a rompere il muro di indifferenza che da sempre circonda simili episodi: «La soluzione per evitare il ripetersi di questi atti è interdire tutte le attività nelle zone in cui vengono rinvenute esche avvelenate, per un raggio di almeno 2-3 chilometri. In questo modo non saremmo più noi i soli a voler arginare questo fenomeno, ma tutte le persone che hanno interessi legittimi nella zona. La svolta sarebbe lavorare in questo senso, per fare fronte comune contro i criminali».

Purtroppo, infatti, le indagini non si dimostrano sempre risolutive, dato che spesso è difficile dimostrare il nesso tra il veleno e la persona sospettata, soprattutto se si tratta di un principio attivo molto comune. Intanto è stata aperta una inchiesta dalla procura dell'Aquila, mentre le 9 carcasse di lupo, le 4 di grifone e le 2 di corvo imperiale sono state inviate all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo per accertamenti sulla sostanza impiegata.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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