I galli forcelli, o fagiani di monte, sono uccelli riconoscibili per via delle loro meravigliose code arricciate e per gli eccentrici colori del piumaggio dei maschi, prevalentemente neri con riflessi bluastri e bande alari bianche. Nel nostro paese abitano i boschi di conifere delle Alpi e la loro presenza è considerata da molti ricercatori ed esperti un pregio per la biodiversità delle zone montane, oltre che un importante indicatore biologico.
Questa specie, infatti, è estremamente sensibile ai disturbi antropici e, laddove l'habitat subisce modifiche anche minime, il fagiano di monte scompare rapidamente. Ciononostante, ne è concessa la caccia e, in Trentino, durante questa stagione venatoria, il numero di soggetti che potranno essere abbattuti è 409.
«L'utilizzo del territorio obbliga questa specie ad un'importante sofferenza. Vengono costantemente costruiti impianti di risalita, piste da sci e immobili invasivi – spiega a Kodami Sergio Merz, responsabile della sezione trentina della Lipu – In un contesto già così complesso, la caccia è il colpo di grazia per questo uccello montano la cui popolazione è da tempo in costante calo. Purtroppo, però, i trentini vengono tenuti all'oscuro dei dati che riguardano le specie cacciabili e non viene diffusa alcuna informazione su come venga calcolato il numero di capi che i cacciatori potranno abbattere durante la stagione venatoria in corso».
«Dal 2019 non conosciamo più i dati riguardanti la specie»
Secondo Merz, le informazioni riguardanti le specie di volatili cacciabili in Provincia Di Trento, hanno smesso di essere reperibili a partire dal 2019, l'anno successivo all'insediamento dell'attuale Giunta Provinciale, guidata dal leghista Maurizio Fugatti.
«Devo ammettere che gli animali selvatici non venivano adeguatamente tutelati nemmeno prima ma, fino ad allora, esisteva una collaborazione tra l'amministrazione e il cosiddetto comitato faunistico provinciale – spiega Sergio Merz che, fino alla soppressione dell'ente, nel 2019, prendeva parte agli incontri e ai processi decisionali – Agivamo come una vera e propria commissione: analizzavamo i dati dei censimenti, osservavamo l'indice riproduttivo e conoscevamo il rapporto tra i soggetti adulti e quelli giovani».
Ed era proprio in base alle rilevazioni effettuate dal comitato che veniva deciso il numero, variabile di anno in anno, dei soggetti che potevano essere abbattuti. «Negli ultimi anni, invece, scopriamo i dati solo in procinto dell'apertura della stagione della caccia e il dialogo avviene solo tra l'ufficio faunistico provinciale e l'associazione dei cacciatori trentini».
La vita del gallo forcello tra le "arene di canto" e i ripari nella neve
Passeggiando sulle Alpi non è molto facile incontrare da vicino un gallo forcello ma, soprattutto tra aprile e giugno, se ne possono sentire i canti anche a grande distanza. I maschi, infatti, in questo periodo si riuniscono nelle cosiddette "arene di canto" e danno inizio alle caratteristiche parate nuziali che precedono l'accoppiamento.
I luoghi prescelti sono generalmente poco ripidi, non coperti da vegetazione alta e soprattutto, sono adatti per esibirsi in piccoli voli, fischi, saltelli, gorgoglii e sfilate in cui mostrare il proprio piumaggio.
Le arene si trovano tra i 1600 e i 2000 metri di quota, dove le conifere diventano più rade, ma resistono ancora i rododendri e i mirtilli. Quando invece torna l'inverno e la temperatura si abbassa, il gallo forcello scava una buca nella neve, profonda anche 60 centimetri, e la utilizza per proteggersi dal gelo, riducendo al massimo il proprio dispendio di energie.
«L'eccessivo sfruttamento degli ambienti montani attraverso la pratica di sport come lo sci alpinismo, ma anche le escursioni con le ciaspole e il turismo di massa, può risultare estremamente pericoloso per la diffusione di questi animali, che vivono in un habitat sempre più frammentato – conclude Merz – Considerata la delicatezza dei galli forcelli dal punto di vista ambientale e l'uso massiccio che facciamo del territorio, sarebbe più importante intervenire attivamente nell'ambito della tutela, piuttosto che concederne un abbattimento così massiccio».