Un emendamento inserisce una «e» di troppo e scatena, in Piemonte, l'ira degli animalisti. Sotto i riflettori è finito il testo unificato di due norme (la 66 e la 72), per adeguare le leggi regionali alla nuova disposizione nazionale sulla sicurezza nella pratica degli sport montani. E quella congiunzione (inserita dal consigliere della Lega, Valter Marin) al comma 14 dell’articolo 22 di fatto autorizzerebbe a trasportare a valle i corpi dei cervi abbattuti dai cacciatori con l’elicottero. Un sistema che faciliterebbe di molto la caccia degli ungulati e che proprio non va bene a chi si occupa di tutela e salvaguardia degli animali. L'atto ancora non è stato approvato perché deve passare al voto dell'Assemblea.
Due associazioni, Rifugio Miletta di Agrate Conturbia (in Provincia di Novara) e Centro Recupero Ricci La Ninna di Novello (Cuneo), si sono mobilitate e hanno lanciato una petizione per chiedere di rimuovere il testo emendato. La campagna ha riscosso un certo successo: più di 8mila firme in 48 ore.
«Si parla tanto di transizione ecologica e poi, chi ha la responsabilità di legiferare, utilizza stratagemmi per consentire a una minoranza di sterminare sempre più animali, ora anche in luoghi remoti, per togliere loro ogni possibilità di salvezza – commenta Alessandra Motta, presidente di Rifugio Miletta – E, come se ciò non bastasse, autorizzano l’uso dell’elicottero per recuperarne i corpi in barba alla necessità di promuovere e sostenere attività con il minor impatto ambientale possibile».
Tuona il veterinario Massimo Vacchetta, responsabile del Centro di Recupero La Ninna: «È inaccettabile che, in un'epoca così drammatica di devastazione ambientale e perdita della biodiversità, oltreché di profonda crisi del genere umano legata alla pandemia e al riscaldamento globale, i nostri politici pensino a distruggere quel poco di fauna e flora che rimane – dice – Chiediamo che non venga permesso nella maniera più assoluta di usare gli elicotteri per supportare il mondo venatorio nel portare a valle i cervi abbattuti in alta quota. Un metodo barbaro, che priva gli animali della possibilità di sfuggire alla morte. È evidente che ormai abbiamo decimato gran parte delle specie animali a causa della caccia e dell'incuria dell'ambiente e, nonostante questo, ora si cerca di permettere che questa pratica violenta, chiamata sport, raggiunga agilmente anche le ultime zone dove gli animali trovano rifugio».