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18 Dicembre 2022
15:00

Brachiosauro, gigantesco dinosauro erbivoro da 50 tonnellate

Fra i dinosauri erbivori più iconici troviamo sicuramente il brachiosauro, il grande animale del Giurassico di circa 150 milioni di anni fa che poteva arrivare anche a pesare 50 tonnellate di peso.

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Con il termine brachiosauro si intende un genere di dinosauro che visse in Nord America durante il Giurassico superiore, circa 154-150 milioni di anni fa. Alcune specie di questi giganteschi dinosauri erbivori, come il Brachiosaurus altitorax, potevano arrivare a essere alti anche 13 metri per circa 50 tonnellate di peso. Il collo molto lungo e il cranio piccolo rendono questo animale estremamente riconoscibile nelle varie rappresentazioni su piccolo e grande schermo, caratteristiche in realtà che sono comuni in tutti i dinosauri sauropodi.

Fu descritto per la prima volta da Elmer Riggs nel 1903 sulla base di alcuni fossili ritrovati nel Grand River Canyon, in una particolare formazione rocciosa chiamata Formazione Morris, negli Stati Uniti. All'epoca Riggs riteneva di aver trovato il più grande dinosauro erbivoro mai esistito, ma recenti studi smentiscono quella affermazione. Ad oggi, il primate lo detiene l'argentinosauro (Argentinosaurus huinculensis), sebbene in realtà di questo animale siano noti solo alcuni frammenti. In ogni caso si stima dovesse raggiungere anche i 35 metri di lunghezza, per un peso di oltre 70 tonnellate.

Com'era fatto il brachiosauro

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La maggior parte delle stime delle dimensioni di Brachiosaurus altithorax, insieme a quelle di una specie a lui affine Giraffatitan brachiosauride , rivelano come fosse uno dei più grandi brachiosauridi di cui sono stati scoperti i resti. Come spesso accade con gli animali estinti di cui non si hanno descrizioni complete, il peso e le dimensioni generali di questo animale sono variate molto nel corso del tempo e la stima più recente suggerisce potesse arrivare anche a 58 tonnellate per oltre 22 metri di lunghezza e 13 metri di altezza: insomma un animale che non puntava sicuramente sulla velocità nel misurarsi con altri dinosauri, ma sulla stazza.

Come tutti i dinosauri sauropodi, il brachiosauro era un quadrupede con un piccolo cranio, un lungo collo, un grande e robusto tronco dal quale si dipartiva una lunga coda e arti colonnari che possenti che dovevano poter reggere l'enorme mole dell'animale. Una curiosa caratteristica di questi animali sono delle grandi sacche d'aria collegate al sistema polmonare presenti nel collo e nel tronco che probabilmente alleggerivano di molto la grande massa.

Ricostruzioni della postura dell'animale lo raffigurano spesso con il collo che forma una leggera curva a S e lungo la parte inferiore di esso alcune specie avevano costole molto allungate. Queste erano vere e proprie aste ossee attaccate ai muscoli del collo che permettevano a questi di operare i pesanti spostamenti di questo organo in maniera efficace.

Anche la gabbia toracica donava all'animale il suo aspetto caratteristico poiché era piuttosto profonda rispetto ad altri sauropodi. Inoltre, le ossa degli arti anteriori erano sicuramente più lunghe dei quelli anteriori e dunque il risultato era un tronco inclinato con le spalle molto più alte dei fianchi. Un animale dei nostri giorni che presenta una struttura simile è la giraffa. La coda dell'animale doveva raggiungere dimensioni impressionanti é doveva bilanciare il gigantesco collo e la particolare postura del corpo che secondo alcune ricostruzioni aveva il peso maggiore poggiato sugli arti anteriori.

Il brachiosauro aveva una mascella lunga e profonda che era spessa lungo il margine dove erano posizionati gli alveoli, ovvero le cavità dove erano posti i denti, e si assottigliava verso l'alto. Le placche interdentali della mascella erano sottili, fuse, porose e triangolari. Ogni mascella aveva spazio per quattordici o quindici denti e all'interno di questa era possibile notare denti sostitutivi che avevano smalto rugoso senza protuberanze, come una sorta di dentatura di ricambio presente nei moderni mammiferi che, raggiunta una certa età, perdono i denti da latte.

Quali erano le abitudini e il comportamento del brachiosauro

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Per molto tempo si è creduto che animali così grandi dovessero per forza avere abitudini anfibie: l'unico modo per sostenere tutto quel peso, per alcuni ricercatori, era che fosse alleggerito dallo stare in acqua per la maggior parte del tempo. Quel che sappiamo oggi, invece, è che erano animali completamente terrestri, sottolineato principalmente dagli arti lunghi e i piedi compatti che indicano una specializzazione per la locomozione terrestre.

Un'ipotesi che accomuna la maggior parte dei paleontologi è che il brachiosauro rivestisse un ruolo ecologico che gli scienziati definiscono "high browser". Questo è lo stesso ruolo che riveste anche la giraffa nelle savane africane, ovvero un alto erbivoro che si nutriva di foglie ben al di sopra del suolo. Probabilmente si nutriva principalmente di foglie sopra i 5 metri anche se ciò non preclude la possibilità che potesse abbassarsi occasionalmente anche al di sotto di questa altezza.

La sua dieta consisteva probabilmente in foglie di conifere, felci e grandi cicadi, con un'assunzione giornaliera di materiale vegetale stimata intorno ai 200 o 400 chilogrammi. L'alimentazione dei brachiosauridi richiedeva un semplice movimento della mascella su e giù e come in altri sauropodi, l'animale avrebbero ingerito materia vegetale senza ulteriore lavorazione orale come quello effettuato dai moderni ruminanti che, invece, operano un movimento anche orizzontale della mascella per masticare meglio l'alimento.

Nella stessa Formazione Morris sono stati ritrovati anche fossili di teropodi carnivori come Koparion, Stokesosaurus, Ornitholestes, Ceratosaurus, Allosaurus, Torvosaurus e Saurophaganax, probabili predatori del brachiosauro che, in ogni caso data la stazza, dava parecchio filo da torcere ai suoi rivali. In caso di colluttazione, comunque, il primo dito di ogni zampa era armato di un artiglio con cui poteva difendersi, anche se probabilmente la miglior tecnica di difesa era calpestare i predatori che tentavano di avvicinarsi.

La storia della scoperta del brachiosauro

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La storia della scoperta di questo animale parte da Riggs, colui che ha descritto per primo la specie. Il paleontologo stava piuttosto lontano dalla zona del Grand River Canyon, ma nella primavera del 1899, informato da alcuni colleghi meno esperti , scoprì che in quella zona dovevano esserci fossili giganteschi mai descritti prima. Arrivato il 20 giugno 1900, si accampò sul sito di scavo con alcuni colleghi e l'assistente di campo di Riggs, Harold William Menke, trovò subito un omero gigantesco. Convinto da questo primo ritrovamento lo studioso iniziò a scavare per scoprire molti altri resti di quello che venne chiamato successivamente con il poco fantasioso nome di FMNH P 25107.

L'olotipo, ovvero una ricostruzione scheletrica di come doveva essere un esemplare modello della specie, è ad oggi costituito dall'omero destro, dal femore destro, dall'ileo destro, dal coracoide destro, dall'osso sacro, dalle ultime due vertebre toraciche e da due caudali e da diverse costole. Al momento della scoperta, l'estremità inferiore dell'omero, la parte inferiore dell'osso sacro, l'ileo e le vertebre caudali conservate erano esposte all'aria e quindi parzialmente danneggiate dagli agenti atmosferici, ma ciò non ha impedito al ricercatore di farsi ritrarre in una iconica foto in cui è sdraiato al fianco del femore dell'animale. 

Il brachiosauro nella cultura di massa

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Chiunque abbia visto almeno una volta un brachiosauro in Jurassic Park è consapevole dell'impatto di questo animale sulla cultura di massa. Il film del 1993 ha avuto l'incredibile onere e onore di mostrare al grande pubblico per la prima volta una ricostruzione in 3D dell'animale. I movimenti del Brachiosaurus del film erano basati sull'andatura di una giraffa combinata con la massa di un elefante. 

Ad essere diventato iconico, dunque, non è tanto l'animale in se ma la ricostruzione fatta da Spielberg. Questa la ritroviamo spesso in altri film e, ad esempio, fu preso come ispirazione per creare un'altra iconica creatura del grande schermo: il ronto, un alieno dalle sembianze simili a un brachiosauro presente in Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza. 

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