Ariel è «la speranza di chi non ha voce». Aiuta gli animali che si trovano in stato di necessità. E da qualche mese, in piena pandemia, ha scelto una strada tutta particolare: accogliere gli animali delle botticelle romane. «A fine novembre ho contattato il presidente dei vetturini romani, Angelo Sed, e gli abbiamo detto che ci saremmo resi disponibili a prendere in affidamento i loro cavalli – racconta Francesca Cosentino, presidente dell'associazione Ariel – Inizialmente era un po' sul "chi va là", poi abbiamo iniziato una collaborazione basata anche su un rapporto di fiducia nonostante la diversità di opinioni».
L'associazione, chiaramente, ha una posizione diversa da quella dei vetturini. «Le botticelle non possono esistere, anche perché con lo smog e il caos in città è innaturale che ci siano». Ma un contatto diretto può aprire a un’intesa e a un dialogo. A un percorso diverso, in sostanza. E così è stato. Oggi sono 4 i cavalli delle ex botticelle che si trovano a Montopoli in Sabina, in Provincia di Rieti. E le persone che lavorano ci lavorano? «E’ nata una collaborazione tra un’associazione e il suo presidente, Angelo Sed, che sono stati davvero molto professionali – aggiunge Cosentino – Quei vetturini che ho conosciuto li ho visti con le lacrime agli occhi quando hanno lasciato il loro cavallo. Tutti si scagliano contro le botticelle, ma loro sono quelli che li tengono meglio. Se fossero maltrattati verrebbero sequestrati».
Per Francesca Cosentino, comunque, uno dei temi lasciati aperti è quello della cura, più in generale, del cavallo e di come viene trattato in altri contesti. «Quando vai in alcuni maneggi può capitare di trovare maltrattamenti fino all’inverosimile – spiega – Ci arrivano sempre segnalazioni di cavalli che stanno male e non possono più lavorare, che vengono ridotti a pelle e ossa. Sono animali fisicamente debilitati e che vengono massacrati di botte. E poi ci sono tante macellazioni clandestine, con i cavalli che "spariscono" per essere macellati».
I vetturini: «Siamo taxi a trazione ippica, il sindaco Raggi ha sbagliato»
A Roma sono 18 le persone che lavorano grazie alle carrozze. Angelo Sed, è il presidente della Nuova associazione vetturini romani. Ed è lui a dire che l’attività è «regolata dalla legge 21/1992» ed è un «servizio pubblico non di linea su piazza». E torna sulla questione del regolamento fatto da Roma Capitale che li spostava nei parchi e che è stato sospeso dal Consiglio di Stato. «Il sindaco ha fatto un regolamento che va contro le norme nazionali – sottolinea a Kodami – Sulle nostre licenze abbiamo la scritta "taxi". Noi siamo taxi a trazione ippica».
«Non ci sono cavalli maltrattati: sarebbe un assurdo volere male a chi ci permette di avere uno stipendio – spiega Sed – Inoltre, 4 volte l’anno i medici veterinari del Comune di Roma vengono a visitare i nostri cavalli e se non sono idonei hanno subito le cure. Ma quando il cavallo arriva all’età della pensione deve essere chiaro che per noi non è da macello. Un esemplare può lavorare per 20 anni ma il più vecchio che abbiamo ne ha 10. Non li abbandoniamo, ma li facciamo vivere bene: quando sono più in là negli anni si occupano di ippoterapia».
I vetturini romani partono oggi dalle loro rimesse a Testaccio e si dirigono verso il centro. Il tragitto che fanno per "prendere servizio" tra Colosseo e piazza di Spagna è giusto di qualche chilometro. «Durante il Covid noi li abbiamo trattati con cura, come sempre, per tutti questi mesi. Abbiamo stretto la cinghia e ce l’abbiamo fatta – sottolinea – Ma perché gli animalisti non si preoccupano anche dei cavalli in piazza di Siena e non fanno altrettanto per quelli di servizio in pattuglia alle 2 del pomeriggio in via dei Fori Imperiali sotto il sole? Noi torniamo nelle scuderie dalle 12 alle 17.30 oppure rimaniamo fermi sotto le zone d'ombra».
Angelo ha 52 anni, è vetturino da 13: una scelta fatta per portare avanti la tradizione di famiglia. E se una legge dello Stato dovesse cambiare la norma vietando i vetturini in tutta Italia, cosa potrebbe accadere? «Se cambiano è un altro discorso, penserò poi cosa fare – dice – Ma il sindaco di Roma non è padrone di tutto. È andata contro un organo superiore, lo Stato».
Perché i vetturini romani non vogliono andare nei parchi? Oltre ad aspetti economici ci sarebbero anche quelli legati alla cura del cavallo. Sed spiega che sarebbe impossibile portarlo prima nel parco, con un camion, e poi prendere un altro mezzo per far arrivare lì la carrozza. «Io che voglio bene al cavallo non gli faccio fare cinque chilometri di salite, preferisco fargli fargliene fare tre di pianura, come accade ora per arrivare in centro», conclude.