La notizia degli storni morti a Roma a causa dei botti durante la notte di Capodanno ha fatto il giro del mondo e ha scatenato non poche discussioni. Tra accuse, conferme e smentite la questione ha attirato l'attenzione di tutti i media, anche a causa delle impressionanti immagini diventate virali e del numero elevato di uccelli morti. Ma non dobbiamo limitarci a questo singolo episodio, i botti colpiscono tantissimi altri animali ogni anno, anche se non li vediamo con questi numeri. Per fare chiarezza sull'accaduto Kodami ha intervistato Francesca Manzia, responsabile del Centro di Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma, che ha seguito da molto vicino la vicenda.
Innanzitutto, cos'è un Centro di Recupero? E di cosa si occupa?
Il Centro di Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma è un ospedale per animali selvatici, nato 20 anni fa, che si occupa di assistere e recuperare la fauna selvatica di ogni tipo. Curiamo non solo uccelli, ma anche mammiferi, rettili e anfibi. Negli ultimi anni, purtroppo, c'è stato un incremento forte dei ricoveri, fino a toccare il record di oltre 6400 animali nel 2020. L'attività di assistenza alla fauna è solo metà del nostro lavoro, c'è poi tutta la parte dedicata all'educazione e alla sensibilizzazione del cittadini che venendo a contatto diretto con gli animali in difficoltà. Inoltre proviamo ad aiutare le persone ad avere una maggiore consapevolezza nei comportamenti da seguire, come quando interpretano male situazioni naturali e raccolgono animali che non hanno bisogno di aiuto, per esempio gli uccelli che hanno appena lasciato il nido e sono a terra ma che non devono essere prelevati. Per finire forniamo aiuto e consigli ai cittadini per trovare una pacifica convivenza con gli animali che in città possono essere problematici, come gabbiani, piccioni e cornacchie.
Ma veniamo subito alla questione legata agli storni e ai botti di Capodanno. C'è stata un po' di confusione mediatica sulla vicenda e qualcuno ha urlato persino alla fake news. È successo davvero così come riportato anche da Kodami?
È successo e succede tutti gli anni. Ogni Capodanno riceviamo animali feriti per colpa dei botti: è la conseguenza logica di un evento che causa spavento e fuga in massa. Non è una cosa così strana. Al momento stiamo curando due degli storni provenienti da quella zona, contiamo di recuperarli, anche se hanno diverse fratture. Ma ci sono anche altri animali, tra cui una civetta. Gli storni si sono fatti notare e hanno fatto notizia perché si muovono in gruppi molto numerosi, quindi è più evidente e fa effetto. In realtà sono tanti gli uccelli che muoiono da soli e che nessuno nota.
E chi dice che gli storni ci sono sempre stati ma che non è mai successo prima?
Negli ultimi anni gli storni che passano l'inverno a Roma hanno spesso lasciato la città intorno alla metà di dicembre, quindi non c'erano o erano in numero molto inferiore a quelli di quest'anno. Rispetto a 10 o 15 anni fa la popolazione è molto diminuita anche a causa delle azioni di controllo intraprese, come i distress-call (dissuasori acustici, ndr) che rendono instabili i dormitori e allontanano gli uccelli. Quest'anno è la prima volta che un grosso dormitorio comune rimane compatto e stabile fino al 31 dicembre. Non sappiamo bene perché ma è per questo motivo che sembra sia successo solo quest'anno. Semplicemente erano di più.
C'è chi, come AssPI (Associazione Pirotecnica Italiana), dice che la causa non è legata ai botti e che le morie di massa sono successe anche in altri periodi dell'anno.
Le smentite sono arrivate soprattutto dai diretti interessati, che coi botti ci lavorano. Hanno provato a tirare l'acqua al loro mulino dicendo che esistono certificazioni europee e che i fuochi d'artificio non hanno effetto sugli animali. C'era da aspettarselo ma le loro tesi reggono poco: l'effetto dei botti sugli uccelli è ormai cosa acclarata (Kodami ne ha parlato qui, ndr). Servirebbe un uso più consapevole dei botti. È vero, succede anche in altri periodi dell'anno ed è successo anche a Roma. Dipende dai casi ma spesso questo fenomeno è riconducibile alla biologia e all'ecologia degli storni. Muovendosi in gruppo può capitare che chi guida lo stormo sbagli qualcosa, magari accecati da una luce o spaventati da altro, e trascini gli altri contro un ostacolo imprevisto causando la morte di tanti esemplari. Se c’è un errore quando si vola tutti insieme non si riesce a evitare l’ostacolo ed è facile che succedano incidenti. Capita anche alle persone quando scappano in massa in maniera disordinata. Ogni tanto qualcuno, anche i giornalisti, si diverte a tirare in ballo il 5G o le onde elettromagnetiche, ma sono cose a cui non bisognerebbe dare alcun peso.
Un'ultima domanda, di recente il Ministro Sergio Costa ha annunciato nuovi fondi per i centri di recupero, cosa ne pensa?
Penso sia una notizia ottima, a prescindere dai fondi. Probabilmente non sarà un contributo risolutivo ma sarà certamente d'aiuto. La cosa più importante, però, è che finalmente si comincia a parlare dei CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici, ndr), che ad oggi non hanno ancora alcun riconoscimento giuridico o una legge che li regolamenta. È importante perché negli anni i CRAS sono aumenti e e spesso hanno avuto un'evoluzione diversa l'uno dall'altro. Serve normare la gestione per permettere una più concreta e unificata azione di conservazione della fauna e di educazione ambientale.