Il 29 dicembre scorso, in Valle dei Mocheni, a pochi chilometri da Trento, veniva brutalmente assassinata Agitu Ideo Gudeta, la "signora delle capre felici". Molti anni prima, la donna aveva raggiunto le Alpi scappando dall'Etiopia, dove da tempo lottava contro il fenomeno del land grabbing, ovvero l'espropriazione dei terreni di proprietà degli allevatori autoctoni da parte delle multinazionali. Una volta arrivata in Trentino, grazie alla sua caparbietà, al suo coraggio e all'inesauribile amore per le capre, in particolare quelle Mochene, una razza vicina alla scomparsa, Agitu aveva fondato la sua azienda agricola chiamata "La Capra Felice" diventando, con il passare degli anni, un simbolo di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile al femminile e di integrazione.
A quasi un anno di distanza dalla sua scomparsa, la città di Bolzano, dove la donna si recava ogni settimana per vendere i suoi prodotti caseari, ha deciso di dedicarle un murale, in modo da non dimenticare questo esempio di amore per gli animali e per il territorio.
Agitu, una donna nel cuore di tutta la comunità
Il murale, realizzato sulla facciata della scuola media Ada Negri di Bolzano e presentato il 29 ottobre nell'ambito della prima edizione del festival Il Mondo è Donna, è un'opera colorata e allegra che vuole celebrare il coraggio di Agitu nel portare avanti un progetto imprenditoriale in un ambiente professionale in cui le donne sono una minoranza.
«Le nostre azioni possono avere ripercussioni positive o negative sul processo di emancipazione della donna in tutto il mondo», ha affermato l'assessora comunale alle Pari opportunità Chiara Rabini, durante la cerimonia di inaugurazione. «Ci è sembrato doveroso ed importante ricordarla per fare da volano ai valori che lei stessa rappresentava e che divulgava con fatica».
L'opera d'arte, realizzata da un gruppo di ragazze del progetto Artemisia, che mira a sostenere e promuovere l’arte al femminile, e dall'artista trentina Nadia Groff, rappresenta Agitu che dondola su un'altalena, circondata da capre e da formaggi, ma soprattutto da una moltitudine di persone a rappresentare l'intera comunità che ancora oggi la ricorda con affetto e nostalgia. Ogni settimana, infatti, nei mercati del Trentino Alto Adige, Agitu vendeva i suoi prodotti con il sorriso, dimostrando il suo grande amore per il mestiere della pastora e per le sue preziose capre felici.
L'opera come simbolo per un futuro di convivenza e tutela del territorio
«Il nostro lavoro è un grande sacrificio che non conosce festività – raccontava a Kodami, l'amico e collega di Agitu, Marco Casagranda, poche ore dopo la morte della donna – Per noi è lunedì 30 giorni al mese. La fatica quotidiana è enorme e svolgiamo ogni lavoro con il sole e con la pioggia, che faccia caldo o freddo. Per questo motivo è sempre più difficile trovare persone che desiderino portare avanti il mestiere del pastore con passione, come invece faceva Agitu». Ed è proprio questo uno dei fattori che ha spinto gli organizzatori di Il mondo è Donna a scegliere la figura di Agitu come simbolo della prima edizione del festival, completamente dedicata al continente africano: «Il nostro obiettivo era quello di ricordare una donna, molto conosciuta a Bolzano, la cui immagine racchiude e veicola molti messaggi in linea con i valori del nostro festival – spiega Marianna Montagnana, coordinatrice del Centro per la Pace, uno dei progetti che ha collaborato nella creazione del murale – Questa donna, arrivata da lontano, si è inserita in un settore prettamente maschile e con la sua forza e la sua tenacia e ora è raffigurata sui muri della nostra città, a ricordare che tutto è possibile, anche per una donna, nonostante sia nata in un luogo lontano e in passato abbia dovuto lottare per venire accettata».
La storia di Agitu, infatti, non è fatta solo di gioie, ma anche di fatiche e sofferenze: «Inizialmente aveva subito minacce e discriminazioni da parte di chi non la vedeva di buon occhio – continua la coordinatrice del Centro per la Pace – Ecco perché è anche un potente simbolo di coraggio: nonostante la fatica, è riuscita ad essere, nella nostra comunità, un importante esempio di inclusione e convivenza tra le culture».
L'ufficio Donna e Pari Opportunità del Comune di Bolzano, in collaborazione con il Centro per la Pace e l'Associazione La Strada – Der Weg, ha deciso quindi di raccontare in questo modo la storia di Agitu, in modo che non venga dimenticata e funga invece da messaggio di speranza: «Era una donna che voleva tutelare il territorio, proteggere gli animali e, attraverso il suo duro lavoro, supportare la produzione a chilometro zero – conclude Montangna – La sua presenza sui muri di una scuola, darà alle nuove generazioni anche l'opportunità di riflettere sul tema della tutela dell'ambiente che ci circonda».