Il Consiglio di Stato ha bocciato l’appello presentato dalla Provincia di Trento, confermando così la sentenza del Tar, che lo scorso settembre aveva dichiarato illegittime le nuove linee guida per la gestione degli orsi confidenti in Trentino.
«Si tratta di un'enorme vittoria – dichiara a Kodami Aaron Jemma, Presidente della sezione provinciale del WWF – Oltre a confermare che la Provincia Autonoma non ha il diritto di agire senza richiedere l'opinione scientifica di Ispra, nel testo della sentenza, il Consiglio di Stato sostiene anche che ogni caso va analizzato in maniera in maniera indipendente, considerando il contesto in cui avviene».
Dalla pubblicazione delle linee guida alla bocciatura del ricorso in Consiglio di Stato
Le nuove linee guida erano state pubblicate dalla Provincia di Trento in giugno, suscitando immediatamente una reazione negativa da parte delle associazioni animaliste.
A preoccupare maggiormente gli attivisti era il fatto che, secondo quanto delineato nel documento, sarebbe bastata una sola aggressione per legittimare l'abbattimento di un orso.
Le linee guida, inoltre, non trattavano in alcun modo i temi legati alla prevenzione come invece veniva richiesto a pagina 22 del rapporto pubblicato nel gennaio 2021 da Ispra in collaborazione con il MuSe di Trento.
Pochi mesi dopo la pubblicazione delle linee guida WWF Italia, ENPA, LAC, LAV, LNDC , OIPA, le avevano definite in un comunicato stampa «un intollerabile strumento di morte … Non serviranno minimamente a prevenire la presunta confidenza degli orsi con gli esseri umani». Nel mese di agosto, avevano poi presentato tre ricorsi al Tar, i quali contenevano altrettante richieste di sospensione.
«Seguendo quanto scritto nel documento sarebbe bastata un'ordinanza comunale "urgente" per intervenire con l'uccisione. Come si può pensare di prendere una decisione del genere senza valutare il contesto in cui è avvenuta – continua Jemma – Invece che ragionare sulla legittimità degli abbattimenti, bisognerebbe piuttosto vivere ognuna di queste situazioni come un fallimento culturale, gestionale e politico, perché dimostra di fatto l'incapacità di prevenirli».
I ricorsi in presentati dalle associazioni sono stati infatti accolti dal Tar ad ottobre, ma la Provincia Autonoma di Trento non si è data per vinta e ha deciso quindi di ricorrere al Consiglio di Stato, sostenendo che questa faccenda riguardasse una questione di salute pubblica, dichiarando inoltre in un comunicato stampa che: «Le linee guida sulla gestione dei grandi carnivori devono assolutamente mantenere l'integrità del percorso così come progettato».
Gli strumenti per favorire la convivenza
«La decisione di tornare a convivere con una specie così importante richiede un senso di responsabilità – afferma Jemma – Lottare per poterli uccidere è ingiusto. Soprattutto se vi è una carenza di informazione e formazione per la cittadinanza e non si fa il possibile per mitigare i conflitti tra ogni parte in causa».
La presenza dell'orso, infatti, è un'importante fonte di ricchezza per il territorio sia dal punto di vista turistico che culturale ma ogni elemento di questa convivenza secondo Aaron Jemma ha una sua complessità che va affrontata come tale. «Il modo in cui questa amministrazione sta trattando il tema della fauna selvatica rischia di ridurre la presenza dell‘orso ad un fatto meramente economico e politico – spiega Jemma – Certamente vi sono complessità, soprattutto se ci mettiamo nei panni degli allevatori, ma è indispensabile occuparsi di dialogare con tutte le parti in causa e fornire, a chi di dovere, le competenze e i mezzi per non subire perdite».
Secondo il responsabile del WWF, infine, il Trentino non deve continuare a riflettere solo sulle reazioni dell'orso ma dovrebbe piuttosto cominciare ad occuparsi di prevenzione: «La presenza di un grande carnivoro necessita di un cambio di attitudini da parte della popolazione – conclude Jemma – se ognuno fa il proprio sforzo però, il Trentino può diventare davvero un ambiente adatto a tutti».
L'opinione della Lav: «Ciò che è stato bocciato è il tentativo di rendere l'uccisione un automatismo»
Simone Stefani, Vice Presidente della Lav e responsabile della sezione trentina dell'associazione, è d'accordo con Aaron Jemma. «Siamo soddisfatti e sollevati per quanto dichiarato dal Consiglio di Stato – e aggiunge – Finalmente è stato bocciato questo tentativo di creare automatismi che portano all'uccisione degli animali».
Stefani sostiene inoltre che questa sentenza dovrebbe far ragionare sulle colpe alla base degli eventi di aggressioni da parte degli orsi ai danni delle persone.
«La Provincia di Trento cerca di addebitare la causa delle aggressioni sempre dell'orso, ma se percorriamo a ritroso la storia di questi anni, è evidente che all'origine ci sono sempre stati comportamenti scorretti da parte delle persone, come ad esempio l'utilizzo di un bastone per difendersi o il disturbo dei cuccioli – spiega il responsabile della LAV – Trovo quindi anche corretto che il Consiglio di Stato ritenga necessaria un'analisi dei fatti prima di determinare il destino dell'animale».
Nel clima teso che si è venuto a creare in Trentino a seguito della pubblicazione delle linee guida, Stefani sostiene infine che la supervisione dell'Ispra sia imprescindibile: «Uccidere gli orsi non è corretto né dal punto di vista scientifico, né da un punto di vista etico – conclude l'attivista – La presenza dell'animale non deve assolutamente diventare una questione politica, come sta invece accadendo sul nostro territorio. In questa situazione il controllo dei tecnici è uno strumento necessario per fare in modo che a rimetterci non siano gli animali».