Non accenna a placarsi la protesta animalista in Liguria, regione che nelle ultime settimane è stata al centro delle cronache per diversi episodi controversi e, in particolare, per l’approvazione della norma che consente la caccia anche con l’utilizzo di arco e frecce. Come noto il territorio ligure fa i conti ormai da tempo con una sempre più complicata convivenza tra residenti e cinghiali, in una lingua di terra stretta tra mare e montagna dove l’urbanizzazione non accenna a fermarsi e dove l’incontro uomo-animale è all’ordine del giorno. Con tutte le problematiche che ne conseguono.
Il dissenso delle associazioni animaliste, fermamente contrarie alle soluzioni adottate per la gestione dei cinghiali sul territorio regionale, si è fatto sentire anche in occasione del Salone Nautico, evento di portata internazionale che concentra a Genova l’attenzione di media, politica e imprenditoria su grande scala.
“Liguria terra insanguinata. Fucili e frecce contro anime innocenti”, questo il testo dello striscione che i militanti del gruppo “100% animalisti” hanno portato all’ingresso del Salone, nella zona delle biglietterie. Ne sono seguiti gli immancabili attimi di tensione con la sicurezza dell’evento e con la Digos che ha poi identificato i presenti. Il riferimento è chiaro: si punta il dito nuovamente contro la norma per la caccia con arco e frecce, tema che ha presto scavalcato i confini regionali per finire nel sempre acceso dibattito pubblico sulla caccia.
«In Liguria si è aperta ufficialmente la stagione venatoria – scrivono agli attivisti sul portale di “100% animalisti” – nella situazione di un territorio già devastato e depauperato da continue esondazioni di corsi d’acqua, frane, incendi ed edilizia selvaggia, la caccia viene a dare il colpo di grazia ad animali e natura. Quest’anno si aggiunge l’ulteriore barbarie della possibilità di cacciare con archi e frecce. Una forma di caccia ancor più crudele e sadica, con l’animale colpito che agonizza a lungo dissanguandosi, o sopravvive menomato».
«Da notare che lo sdoganamento di questa pratica incivile non è opera della giunta regionale, ma del consiglio regionale della Liguria, dove la mozione (presentata da un leghista) è stata approvata a larga maggioranza (23 voti a favore su 28)» concludono gli attivisti.