La storia di Blanquita, il primo gufo reale bianco mai osservato in Europa, è un racconto affascinante tra scienza e lotta per la sopravvivenza, che getta una nuova luce sull’albinismo e le alterazioni cromatiche negli animali che puntano molto sul mimetismo. Tuttavia, ci ricorda anche quanto può essere dura la vita in natura per un animale cromaticamente così "diverso" ed evidente rispetto ai suoi simili, poiché purtroppo la sua non è una storia a lieto fine.
Nel 2020, lavorando all'interno dell'area protetta Monte El Valle y Sierras de Altaona y Escalona, nel sud-est della Spagna, alcuni ricercatori si sono imbattuti in qualcosa di mai visto prima: un pullo di gufo reale (Bubo bubo) di circa 40 giorni di vita molto diverso dai suoi tre fratelli e da tutti gli altri gufi osservati fino a quel momento, come hanno descritto gli stessi ricercatori in un report pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment.
Questa giovane femmina, ribattezzata Blanquita, spiccava in contrasto con le rocce su cui era stato costruito il nido, ed era quasi completamente bianca. Non si trattava però di un individuo albino, poiché i suoi occhi erano del colore arancione tipico dei gufi reali. L'albinismo è una particolarità genetica che inibisce totalmente la produzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione di pelle, peli e penne, rendendo anche gli occhi di colore rosso.
Blanquita era quindi un albino incompleto, forse leucistico, come molti altri animali di cui vi abbiamo raccontato in passato, tra cui l'ornitorinco avvistato in Australia e la rondine osservata invece in Salento. Da quel momento, i ricercatori hanno seguito giorno dopo giorno la sua crescita, come parte di un progetto a lungo termine volto a comprendere le complessità del comportamento del gufo reale nella zona.
Prima che lasciasse il suo nido, le hanno anche installato di un piccolo trasmettitore radio, con l'obiettivo di monitorare i suoi movimenti e il suo comportamento una volta diventata indipendente. Purtroppo però, la storia di Blanquita ha preso una svolta triste e inaspettata quando, dopo circa 10 mesi dall'involo, è stato trovato il suo corpo senza vita a circa 20 km dal nido in cui era nata.
Sul suo corpo c'erano segni evidenti di predazione da parte di mammiferi, facilitati probabilmente proprio dalla sua colorazione così evidente e poco mimetica. In natura, di solito, albinismo e leucismo non sono infatti mutazioni particolarmente vantaggiose per chi le porta, anzi. La mancanza di pigmento aumenta spesso il rischio di malattie e rende gli animali più facilmente visibili agli occhi dei predatori.
Per Blanquita, camuffarsi con l'ambiente circostanze come fanno tutti i suoi conspecifici era evidentemente impossibile, e questo ha reso difficile la sua sopravvivenza impedendo ai ricercatori di capire come si sarebbero comportati con lei i suoi simili e soprattutto un potenziale partner. La sua storia ci ricorda quanto può essere davvero complicata la vita per un animale così schivo e che grazie al suo piumaggio riesce spesso a passare inosservato.
La gioia e la curiosità per il primo gufo reale bianco mai osservato in Europa si è conclusa così troppo presto e nel peggiore dei modi, impedendoci così di capire cosa sarebbe potuto accadere in futuro.