Per salvare il salmone islandese scendono in campo anche la multiforme musicista Björk e la cantautrice spagnola Rosalía. Le due cantanti pop più innovative d'Europa hanno collaborato ad una nuova canzone i cui proventi andranno agli attivisti che lottano contro l'allevamento industriale del salmone in Islanda, insopportabile business permesso in questo paese.
Lo ha annunciato la stessa Björk attraverso il suo profilo social, pubblicando un estratto del brano che verrà rilasciato entro la fine del mese e di cui non si conosce ancora il titolo. Il post spiega anche che «la gente del fiordo di Seyðisfjörður ha preso posizione protestando contro l’allevamento ittico intensivo del posto. I ricavi dalla vendita della canzone andranno a loro».
Björk, nata in Islanda e da sempre ambientalista convinta, ha voluto riflettere su questo tema mettendo in risalto in che modo si sia arrivati a tale situazione: «L’Islanda possiede la più grande natura incontaminata d’Europa e ancora oggi le sue pecore vagano libere tra le montagne e d'estate i suoi pesci nuotano liberi nei nostri laghi e nei nostri fiumi. Quando gli imprenditori islandesi hanno iniziato ad acquistare allevamenti ittici nella maggior parte dei nostri fiordi, è stato un grande shock, non capendo soprattutto come siano riusciti a farlo per un decennio senza quasi nessuna regolamentazione che li fermasse».
A spiegare a cosa si riferisce ci pensa il Guardian: lo scorso 2022, con l'acquisizione di Laxar Fiskeldi da parte di Ice Fish Farm si è portata a compimento la fusione tra le due più grandi attività di pesca del salmone in Islanda. Un’intesa commerciale del valore di 118 milioni di sterline che ora mira a produrre 10 milioni di salmoni all'anno. Il Guardian ha provato a contattare Ice Fish Farm per chiedere una replica alle critiche di Björk, ma nessuno ha voluto rispondere. A conclusione del suo post Björk aggiunge: «Vogliamo sfidare questi imprenditori affinché interrompano la loro attività. E vogliamo che vengano introdotte norme rigorose nel sistema legale islandese per proteggere la natura».
Björk è da tempo una attivista ambientalista convinta. Nel 2008 ha fondato la Fondazione Náttúra per sostenere gli habitat naturali dell'Islanda e protestare contro le fabbriche di alluminio che vi vengono costruite, e nel 2015 ha condotto una campagna contro la costruzione di un progetto energetico negli altopiani del paese, chiedendo la creazione di un parco nazionale al suo posto. E poi ovviamente ha sempre celebrato il mondo naturale nella sua musica e ha sostenuto l'attivista Greta Thunberg.
Bastava essere presenti al concept show del 23 settembre scorso all’Unipol Arena di Bologna, per capire quanto l’artista islandese senta forte la connessione con la natura: per tutto lo show Björk, anziché cantare le sue canzoni più nuove e conosciute, ha suonato e interpretato quasi per intero l’album "Utopia" datato 2017, dove racconta la sua proposta per un nuovo mondo con donne e bambini che arrivano su un'isola, ricominciando tutto daccapo senza aggressività e violenza nei confronti di tutti gli esseri.
E, nel frattempo, sul maxischermo alle sue spalle campeggiava un messaggio: «Per sopravvivere dobbiamo definire la nostra utopia. Gli accordi sul clima di Parigi sono un’utopia moderna impossibile da immaginare, ma vincere le sfide sull’ambiente è il solo modo in cui possiamo continuare ad esistere», una sorta di manifesto programmatico per comprendere quello che si celava dietro a quanto gli ottomila spettatori dell’arena di Casalecchio stavano guardando. Ovvero una pièce teatrale in musica attraverso la quale narrare un’accorata elegia alla natura.