È nato sugli scogli di Pozzuoli, in provincia di Napoli, come cane libero che ancora oggi vive così: si tratta di Biondo l'Anarchico, il cane libero nato e vissuto sempre per le strade del porto di Pozzuoli.
«Chi è Biondo? Un anarchico – dice a Kodami Giulia D'Oriano, una delle volontarie che si prendono cura di lui – Dietro al suo nome non c'è un significato politico ma culturale: è un un individuo indipendente che non segue il gregge e vive come meglio crede. Inoltre, ha scelto di vivere nel verde che circonda il Tempio di Serapide dove c'è un monumento anarchico».
«Ciò che più importa è che il popolo, gli uomini tutti, perdano gli istinti e le abitudini pecorili che la millenaria schiavitù ha loro ispirato ed apprendano a pensare ed agire liberamente». Così recita il testo dell'opera realizzata negli anni Ottanta del Novecento in ricordo dell'anarchico puteolano Emanuele Visone e posizionato nel giardino antistante all'antico macellum romano, comunemente noto ai puteolani come "Tempio di Serapide" per il rinvenimento al suo interno di una statua dedicata all'omonimo dio egizio.
È all'ombra di questo monumento che il cane libero Biondo ha scelto di vivere la sua vita, diffidente nei confronti degli uomini e sempre custode del suo spazio. Ed è qui che festeggerà il traguardo dei 18 anni insieme agli umani che si prendono quotidianamente cura di lui.
Tra le persone che vegliano su Biondo c'è proprio Giulia che insieme a Bruno, Raffaele, Michelangelo e Massimiliano gli forniscono tre pasti al giorno, antiparassitario, spazzolate e tutte le attenzioni utili ad alleviare gli acciacchi dell'età avanzata e di una vita non facile, resa però complicata in realtà proprio dall'essere umano.
Biondo, infatti, pur essendo nato libero da una madre che Giulia definisce «selvatica» è stato più volte oggetto della crudeltà delle persone.
«Gli hanno legato una corda intorno al collo e alle zampe quando era giovane. Anche per questo forse ha sviluppato una fortissima diffidenza nei confronti delle persone: non si lascia accarezzare da nessuno, neanche da chi conosce molto bene, e solo ultimamente, forse a causa della vecchiaia, accetta un po' di tenerezza».
Non è stato facile tenerlo per strada anche a causa di un incidente con un'auto che gli ha lasciato un'andatura claudicante e degli accalappiamenti che si sono susseguiti negli anni, l'ultimo quattro anni fa. «Biondo fu portato in canile dove rimase più di un mese: le istituzioni avevano deciso per lui una vita in un box – continua Giulia – A causa dell'età i veterinari non lo ritenevano più adatto a vivere in strada. Per fortuna siamo riusciti a farlo uscire e a riportarlo alla sua casa. Gli acciacchi ci sono, per questo tanti di noi si prendono cura di lui non solo con il cibo, ma anche con medicine e trattamenti necessari come l'antiparassitario. Perché "libero" non vuol dire "abbandonato"».
La festa per i 18 anni di Biondo nasce proprio per celebrare un traguardo di tutto rispetto per un cane ma sarà anche l'occasione di un confronto per la comunità puteolana per riflettere sui cani liberi e sul significato della loro presenza sul territorio.
I cani liberi
«Noi umani non dobbiamo perdere il contatto con gli animali liberi – dice Giulia – in passato ce n'erano molti e le persone erano abituate alla loro presenza, adesso succede molto più di rado che i cani vivano liberamente in città e la gente ha sviluppato un timore ingiustificato quando si trova ad avere a che fare con loro. Dovremmo invece ritornare a capire che i cani non sono tutti uguali: ogni individuo è diverso e alcuni sono insofferenti alla vita familiare».
Spesso, quando si parla di cani liberi, soprattutto se hanno una certa età, molti sono portati a chiedersi se non sia crudele lasciarli alla loro vita vagante. «È crudele abbandonare in strada un cane nato in famiglia e abituato a vivere in casa, al contrario, un cane nato in strada e abituato a confrontarsi con l'ambiente urbano soffre la vita tra quattro mura. Lo stesso concetto di "comodità" che abbiamo noi umani è diverso da quello di un cane, non è un divano a rendere felice un cane, ma il rispetto del suo carattere».
E sul caso di Biondo Giulia aggiunge: «Ci rendiamo conto che si tratta di un animale anziano e negli anni abbiamo provato a farlo restare in casa almeno per la somministrazione delle cure, ma non c'era verso. Appena ne aveva l'occasione scappava per tornare a quello che sente come il suo posto».
Biondo l'Anarchico è ancora nella sua Pozzuoli, tra il mare dove è nato e il centro cittadino: è qui vuole vivere, liberamente, l'esistenza che ha scelto, anche al costo molto alto della sofferenza inflittagli dall'uomo.