video suggerito
video suggerito
11 Dicembre 2023
12:32

Biologi fanno una scommessa e scoprono 1.150 specie selvatiche urbane in Australia

Una semplice scommessa fra colleghi fatta durante il lockdown del 2020 ha permesso di scoprire oltre 1.500 specie selvatiche fra funghi, piante e animali in ambiente urbano.

Immagine

Tre ricercatori dell‘Università del Queensland nel 2020, durante le restrizioni dettate dalla pandemia da COVID-19, hanno fatto una scommessa: chi fra di loro avrebbe avvistato il maggior numero di specie intorno alla propria casa sarebbe diventato il primo autore di uno studio sulla biodiversità urbana. «Per quanto questa storia possa sembrare assurda è davvero avvenuta», hanno raccontato i biologi Matt Holden, Andrew Rogers e Russell Yong, che all'epoca abitavano in tre quartieri diversi di Brisbane, la capitale del Queensland.

E come è possibile notare leggendo lo studio pubblicato recentemente sulla rivista Ecology, colui che è riuscito a battere i propri colleghi è stato Matt Holden, che però al di là della vittoria oggi ci tiene soprattutto a sottolineare insieme ai suoi colleghi l'incredibile diversità di specie che sono riusciti a scoprire quando hanno cominciato un po' per gioco questa sfida.

I tre biologi sono riusciti infatti a osservare in un periodo di quasi 12 mesi ben 1.150 specie selvatiche tra animali, piante e funghi, alcune persino mai osservate prima nei dintorni di Brisbane. «Immaginate il nostro stupore quando quello che era nato come un gioco è divenuto qualcosa di molto più serio – spiega oggi Holden – Abbiamo persino chiesto a un gran numero di ecologi e scienziati quante specie si aspettavano in un ambiente semi-antropico come il nostro e la maggior parte di loro ne ha previste solamente 200».

Dopo nemmeno due mesi dall'inizio della sfida, mentre l'Australia entrava nel periodo più duro della pandemia, i biologi erano già riusciti a identificare ben 777 specie diverse, dimostrando che gli ecosistemi urbani e suburbani possono ospitare molta più biodiversità di quanto si tende a immaginare, soprattutto se si considera un territorio arido come quello australiano. E la maggior parte delle specie, come prevedibile, erano soprattutto invertebrati, in particolare insetti, ma non solo.

Immagine
Gli uccelli della famiglia dei podargidi sono conosciuti in inglese come frogmouths

Dai risultati pubblicati nello studio, emerge infatti che gli scienziati sono riusciti a osservare ben 436 specie di falene e farfalle, 56 specie diverse di ragni, 8 rettili e 56 specie uccelli, tra cui alcune molto particolari, come i cosiddetti frogmouths, i kookaburra, i succiamiele guanceblu, i lorichetti arcobaleno, le colombe maculate, l'ibis bianco australiano e tante altre. I ricercatori hanno anche scoperto che ben tre specie di invertebrati non erano state mai segnalate prima all'interno dei database nazionali sulla biodiversità.

Tutte e tre le nuove specie non sono molto carismatiche a dire il vero, tendono a giustificarsi gli scienziati, ma sono ugualmente importanti per comprendere i trend biologici del paese. Una di queste specie era infatti una zanzara, un'altra un flebotomo, un dittero che in Italia viene anche chiamato pappatacio, mentre l'ultima era un verme piatto invasivo, il platelminta Platydemus manokwari, che è considerato il responsabile del declino di moltissime specie di lumache in tutto il mondo.

A seguito di queste scoperte, questa scommessa nata "per gioco" è divenuta così molto importante per la ricerca biologica australiana, tanto che ora con la pubblicazione dei risultati sono in molti tra gli scienziati a chiedersi se non convenga ripetere la stessa esperienza anche in altre città del paese. Anche l'interno delle abitazioni ha permesso di raccogliere qualche dato sorpresa.

Andrew Rogers, per esempio, si è trovato a convivere con una popolazione di falena Parilyrgis concolor, il cui bruco vive all'interno delle ragnatele e si nutre delle feci dei ragni per sopravvivere, mentre Holden ha scoperto che nel suo cortile il bruco di Scatochresis innumera vive all'interno dello sterco di alcuni mammiferi selvatici, come gli opossum. Questa ricerca nata come una scommessa, dimostra come anche gli ambienti urbani siano abitati da tantissimi animali selvatici e che bisognerebbe aumentare gli sforzi necessari per comprenderne i processi ecologici e d'espansione delle specie anche in città.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social