video suggerito
video suggerito
21 Marzo 2023
12:41

Biologi e turisti uniti per studiare la barriera corallina su un relitto della Seconda Guerra Mondiale

Uno studio italiano dimostra quanto siano utili i turisti per monitorare per lunghi periodi un sito, ma ci permette di comprendere anche come la vita riesce a rispondere alle sfide ambientali.

273 condivisioni
Immagine

L'estensione delle barriere coralline, nursery per tantissime specie di pesci, si sta riducendo anno dopo anno e la loro scomparsa è una delle più gravi minacce ambientali a cui i biologi impegnati nella tutela della fauna marina dovranno tenere conto. Per contrastare questo fenomeno, scienziati di tutto il mondo stanno quindi cercando di ricreare le migliori condizioni ambientali possibili per i coralli, tramite delle istallazioni di strutture artificiali che ne facilitano la colonizzazione delle larve. Molto importanti in questo frangente storico sono però anche gli studi inerenti gli ecosistemi che colonizzano i relitti, che spesso vengono equiparati dagli scienziati alle formazioni coralline che si formano anche lontano dalla costa. Un esempio di questi studi è stato effettuato da una equipe italiana formata da alcuni docenti dell'Università degli Studi di Bologna ed è stata pubblicato sulla rivista Plos One.

Gli scienziati hanno studiato l'ecosistema artificiale del relitto "SS Thistlegorm", situato nel Mar Rosso, una nave mercantile britannica che seppur varata nel 9 aprile del 1940 ebbe vita breve, in quanto fu affondata il 6 ottobre 1941 da alcuni bombardieri tedeschi, durante la Seconda Guerra Mondiale. La particolarità di questo studio, inoltre, è anche il coinvolgimento durante il periodo di monitoraggio dei tanti turisti che, viaggiando in zona, dal 2007 al 2014 hanno deciso di spendere parte del loro tempo contribuendo alla ricerca.

«Le grandi comunità animali che prosperano su relitti affondati tendono a rispecchiare quelle delle vicine barriere coralline naturali, tanto che le loro dinamiche a lungo termine possono aiutare le specie presenti nella barriera nei confronti delle conseguenze dei futuri cambiamenti ambientali – hanno dichiarato gli autori, tra cui spiccano Cloe Lee, Erik Caroselli e Stefano Goffredo – Per questo abbiamo esaminato la struttura del famoso relitto inglese "SS Thistlegorm", analizzando il suo ecosistema tramite un progetto di citizen science dal titolo "Scuba Tourism for the Environment"», che alla lunga si è anche dimostrato perfettamente integrato con le esigenze scientifiche e alle necessità ludiche legate all'esplorazione dei mari esotici da parte dei turisti non professionisti.

Immagine

I risultati di questa ricerca sono stati comunque incoraggianti. Per quanto infatti le comunità naturali di pesci risultano essere sempre più povere nel Mar Rosso, per colpa della sovrapesca e dei problemi legati allo sbiancamento dei coralli – un fenomeno legato all'aumento delle temperature che porta le barriere alla morte – il numero di taxa (gruppi animali) ritrovati all'interno del relitto è stato estremamente alto, con ben 71 taxa su 72 fra quelli indicati dai ricercatori che sono risultati stabili nell'arco degli otto anni dello studio. Per quanto riguarda invece le modalità del monitoraggio, sono stati diversi i turisti che si sono dichiarati entusiasti per l'iniziativa.

Chi voleva partecipare alle immersioni scientifiche da turista doveva infatti principalmente adempiere a delle semplici richieste, come contattare i responsabili del progetto di Scuba Tourism e riportare le indicazioni precise sulle osservazioni, come la data, l'orario, e la durata dell'immersione, la temperatura dell'acqua, la profondità raggiunta e indicare quali fossero le specie incontrate, magari inviando le foto effettuate nei pressi del relitto. Quali sono però le specie di pesci più comuni che hanno potuto osservare i biologi e i turisti, durante le diverse immersioni?

Tra le tante forme di vita che sono state fotografate, quelle principali appartengono alle popolazioni di murena gigante (Gymnothorax javanicus), di pesce scoiattolo (Sargocentron spp.), di pesce pipistrello (Platax spp.), di Pesce Napoleone (Cheilinus undulatus) e Caranxes. Erano però anche molto comuni i pesci pagliaccio (Amphiprion bicinctus) e le colonie di ottocoralli appartenenti al genere Dendronephthya. Come detto però, sulla settantina di taxa indicati a monte dai ricercatori, la maggioranza di essi sono risultati presenti e ci sono stati anche degli avvistamenti imprevisti come Sargocentron sp.

Immagine
Una delle foto che presentano l’interno della nave mercantile inglese

Le ragioni invece che rendono il relitto della Thistlegorm perfetto per la colonizzazione di diverse specie, affermano i ricercatori, si celano nella stessa struttura e nello stesso luogo di affondamento dell'imbarcazione. La nave infatti presenta diverse nicchie e cavità dove i differenti organismi potevano trovare rifugio, nascere e sviluppare la propria colonia, senza venire disturbati. Inoltre la sua struttura in metallo e la sua stratificazione in piani, ricchi di nascondigli, risultava equiparabile a quella di una barriera corallina di analoghe dimensioni, che sorgeva presso delle rocce precedentemente disabitate.

La nave in pratica ha offerto diverse opportunità di occupazione a decine di specie, che altrimenti avrebbero dovuto viaggiare chilometri prima di raggiungere il più vicino riparo, e con il tempo i sedimenti, i molluschi e i coralli ne hanno trasformato la struttura, rendendola ancora più ospitale per gli animali. Posandosi inoltre ad una profondità di 25 metri dalla superficie l'imbarcazione funge da "gradino" perfetto per le incrostazioni coralline, essendo infatti colpita perfettamente nella sua intera lunghezza dai raggi solari.

L'unico problema che si presenta all'orizzonte, dichiarano gli amministratori egiziani, è paradossalmente l'eccessiva presenza dei turisti stessi. Secondo infatti le autorità de Il Cairo, che soprintendono alla gestione del relitto e del tratto di mare in cui affondò, la Thistlegorm soffre terribilmente della presenza delle migliaia di subacquei che la visitano ogni anno, visto che le bolle d'aria rilasciate dai sub rimangono intrappolate all'interno, causando un serio deterioramento delle strutture. Il governo egiziano starebbe perciò considerando la possibilità di chiudere il sito alle immersioni ricreative o di ridurre il numero di visitatori, in modo da limitare i danni alle sue strutture e di garantire il benessere della fiorente comunità animale ancora a lungo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social