Un bambino di cinque mesi, così come riporta l'agenzia Ansa, è morto a causa del comportamento aggressivo di un Pitbull. Il tragico evento è accaduto a Palazzolo Vercellese, in provincia di Vercelli. Sulla dinamica stanno indagando i Carabinieri e ad ora si inseguono le voci sulla ricostruzione della dinamica, come puntualmente accade quando questi episodi – che si ripetono ormai con una frequenza intollerabile – avvengono nel nostro Paese e in generale in tutto il mondo.
Su Kodami non pubblichiamo notizie "copia e incolla" che prendono spunto appunto dalla cronaca locale ma andiamo direttamente alle fonti e per farlo ci vuole tempo, razionalità e un modus operandi che rispetti i principi di un corretto giornalismo.
Ad ora quel che ci teniamo a mettere in evidenza è che questa tragedia accade a distanza di poche settimane dalla morte di un altro bambino di poco più di un anno venuto a mancare come in questo caso per la mancata tutela e controllo da parte delle persone di riferimento del cane. Al momento dell'evento, infatti, a Palazzolo Vercellese i genitori non erano presenti e il piccolo si trovava in compagnia della nonna.
Le indagini restituiranno il quadro della situazione che si è verificata ma nessuno potrà mai, ovviamente, riportare indietro le lancette e far sì che questo ennesimo caso di mala gestione di un cane non si sia verificato. La vicinanza temporale con quanto accaduto a Eboli però solleva ancora di più, come se già la morte del piccolo in provincia di Salerno non fosse stata sufficiente a una riflessione più alta, un richiamo alla responsabilità che non è solo in capo a chi ha un cane in famiglia (qualsiasi cane sia, a maggior ragione se di tipologie come Terrier di tipo Bull) ma alle istituzioni che devono intervenire a valle e non sull'onda emotiva di quella che chiaramente ora è percepita dalla società civile come una vera e propria emergenza.
Alla famiglia va tutta la nostra solidarietà per una perdita così atroce ma il compito di chi fa divulgazione sulla relazione tra esseri umani e altri animali è quello di cercare un modo per mettere in luce le falle di una visione dell'animale cane chiaramente scorretta che porta poi a considerazioni fuorvianti rispetto al problema principale: vivere con un cane non è un diritto acquisito ed è ora che il legislatore intervenga con azioni che si concretizzino davvero, uscendo da sterili discussioni che spesso si leggono anche nel mondo della cinofilia con prese di posizioni a seconda della visione che si ha del tutto inutili.
Azioni concrete, dunque, che dal nostro punto di vista potrebbero partire da queste considerazioni:
- chiunque abbia un cane deve essere edotto delle caratteristiche etologiche della specie;
- chiunque scelga una razza o un'altra (meticci inclusi ovviamente) deve dimostrare di essere capace di entrarci in relazione;
- bisogna formare chi forma poi le persone: basta incompetenti nei posti di responsabilità (dalle Asl alle forze dell'ordine addette al campo della fauna in generale passando per addestratori, educatori, istruttori, veterinari e tutte le categorie coinvolte nella filiera del rapporto tra animali e umani);
- stop all'allevamento non professionale di qualsiasi tipologia di cane, alle cucciolate casalinghe, ai venditori di animali che ci fanno business sopra e dunque controllo anche delle piattaforme online dove l'offerta, del resto, risponde a una domanda costante in cui le persone cercano cani come oggetti al prezzo più basso;
- campagne di sensibilizzazione da parte delle istituzioni a tambur battente: i soldi dei cittadini vanno spesi non solo per segregare i cani in canile e toglierli dalla nostra vista ma per creare consapevolezza su temi come microchip, iscrizione all'anagrafe canina e appunto in generale sulla necessaria presa di responsabilità che vivere con un cane porta con sé molti doveri oltre che "il piacere" di avere un animale accanto.