Una bimba è stata ferita dal cane di famiglia che è stato definito "Pitbull" ma del quale noi di Kodami, come sempre, in attesa di avere conferma preferiamo definire Terrier di tipo Bull, mentre si trovava a casa con la sorella gemella e la zia. È successo nel pomeriggio di ieri a Sesto San Giovanni, in Provincia di Milano. La piccola, di appena 2 anni e mezzo, in circostanze ancora non chiare, è stata aggredita dal cane.
La zia che era con lei in quel momento è riuscita ad allontanarsi dall'animale insieme alle due bambine rifugiandosi in un'altra stanza dell'appartamento. Nella colluttazione ha riportato diverse ferite alle mani ed è stata portata in codice giallo all'ospedale, la bimba invece era in condizioni decisamente più gravi e dopo essere stata trasportata nella serata di ieri in codice rosso all'ospedale Niguarda di Milano è stata dichiarata non più in pericolo di vita. La piccola è stata sottoposta a una delicata operazione chirurgica nella parte bassa del viso, la più colpita, e a una gamba. È illesa invece la sorellina della piccola vittima.
Intanto il cane è stato recuperato dalla Polizia Locale di Sesto San Giovanni, intervenuta sul posto con i Vigili del Fuoco e il personale dell'Ats. Gli operatori dei servizi veterinari hanno condotto l'animale nel canile sanitario dove resterà per i controlli di rito per i prossimi 10 giorni.
Il comandante della Polizia Locale di Sesto San Giovanni, Luca Zenobio, contattato da Kodami conferma che «l'animale al momento dell'arrivo delle Forze dell'ordine era tranquillo e non mostrava alcun segno di aggressività». Il cane era regolarmente registrato dalla famiglia con cui viveva da lungo tempo, la sua età si aggira attorno ai 9 anni.
L'episodio arriva a poche settimane di distanza da quello di Eboli, nel Salernitano, in cui un bimbo di appena 13 mesi ha perso la vita a causa dell'attacco di due Pitbull appartenenti ai vicini di casa. In queste ore si è riacceso il dibattito sulla possibile introduzione di un patentino rivolto ai detentori di razze e simil razze considerate pericolose, misura auspicata questa mattina anche dal sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano: «Nel 2007 il governo Prodi ha eliminato l'elenco delle razze di cani considerate pericolose e aggressive. Questo è stato un grande errore e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Chiediamo al governo attuale di ripristinare questa lista e di rendere obbligatori per tutti i proprietari di quei cani potenzialmente pericolosi, i corsi educativi con il rilascio del patentino. Oggi, infatti, questi corsi tenuti dall'Agenzia per la Tutela della Salute, sono obbligatori solo per quei cani che hanno aggredito qualcuno. Ma alla luce dei recenti episodi è evidente che serve più prevenzione».
Una lista di razze canine giudicate pericolose era stata introdotta con un’ordinanza del Ministero della Salute e vi rientravano 15 razze tra le quali Rottweiler, Dogo e i Pitbull, pur non essendo una razza riconosciuta dall'Enci. Questa “black list” però ebbe vita breve e i suoi effetti furono abrogati da una successiva ordinanza ministeriale del 2009 perché, riportando il parere dell'Associazione nazionale dei medici veterinari, «non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell'appartenenza a una razza o ai suoi incroci».
Il dibattito è tornato attuale, tanto che l'Oipa, tra le maggiori associazioni di tutela animale in Italia, ha chiesto al legislatore nazionale di intervenire nuovamente sulla questione, istituendo questa volta corsi e un patentino apposito per cani non "pericolosi" ma "impegnativi".
Patentino per cani impegnativi
L’Oipa a seguito dei recenti tragici fatti di cronaca ha inviato un'istanza al Campidoglio per chiedere di introdurre un regolamento che preveda il rilascio di un “Patentino cane speciale”,dopo il superamento di un corso di formazione. Prassi già in uso nel Comune di Milano, a pochi chilometri di distanza dal luogo dell'ultimo tragico episodio.
L’introduzione di una particolare autorizzazione per la detenzione di alcune razze o simil-razze di cani eviterebbe anche abbandoni derivanti da un’incapacità di gestione, ne è convita l'avvocata Claudia Taccani, responsabile dell'ufficio legale dell'Oipa, cha a Kodami spiega: «Sappiamo che purtroppo può mancare la consapevolezza da parte di detentori di cani improvvisati. Le istituzioni dovrebbero formare tutti, ma la nostra proposta si focalizza su alcune razze di cani speciali che spesso vengono scelte per moda e con superficialità. Non vogliamo che si faccia un processo ai cani, ma deve esserci consapevolezza e prevenzione, nell'interesse prima di tutto degli animali che dopo questi episodi inevitabilmente vengono relegati in canile, o peggio».
La misura deve essere assunta a livello nazionale, ma nel frattempo possono intervenire i singoli Comuni e insieme alle aziende sanitarie. «I singoli Comuni, a livello normativo, possono intervenire attraverso il Regolamento sul benessere animale o con disposizioni apposite per istituire un patentino dedicato a chi vive con un cane appartenente a determinate razze e simil-razze insieme al personale delle Asl – spiega Taccani – Il procedimento seguito può essere analogo a quello già previsto in caso di morsicatura. In queste circostanze, infatti, a prescindere dal tipo di cane, c'è sempre una valutazione del veterinario del servizio pubblico».
Tra i Comuni che sono già intervenuti in tal senso c'è quello di Napoli che sta realizzando un corso aperto a tutti, soprattutto a coloro che vivono con un cane segnalato nel "Registro cani a rischio elevato di aggressività". Anche l’Asl Roma 3 è d’accordo sull’introduzione del “Patentino cane speciale”, tuttavia Roma Capitale a oggi non ha dato riscontro all’istanza inviata dall’Oipa lo scorso 4 aprile.
Agire a livello locale può essere un primo passo anche per distruggere i luoghi comuni su alcuni tipi di cane come i Pitbull, i più citati dalle cronache sia per un cortocircuito mediatico sia perché spesso finiscono tra le mani di persone attratte dalla loro "fama". «Determinati cani spesso vengono scelti da persone che li prendono con uno scopo errato alla base, oppure che ne sottovalutano le esigenze e le capacità, a volte basta questo perché si creino situazioni spiacevoli – conclude l'avvocata – Quando si fa entrare un cane nella propria vita bisogna valutare sia l'idoneità della persona che la compatibilità tra i due. Le adozioni vanno fatte con il cuore, ma anche con la testa».