Una benedizione dei fucili per l’inizio dell’anno venatorio. L’ha organizzata il parroco di Avaglio, frazione del comune di Marliana, in provincia di Pistoia, scatenando una bufera di proteste che hanno costretto la diocesi di Pistoia a intervenire, diffondendo un comunicato (poi condiviso anche sulla pagina Facebook della parrocchia di San Michele Arcangelo) per scusarsi.
Nella giornata in cui si fanno i conti con l’uccisione dell’orsa Amarena, presa a fucilate da un uomo alla periferia di San Benedetto dei Marsi, un comune di quasi 4 mila abitanti in provincia dell’Aquila, poco al di fuori del territorio del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise, la locandina affissa per le strade di Avaglio assume una connotazione ancora più inquietante.
"Apertura anno venatorio 2023/2024, benedizione dei fucili al termine della Santa messa delle ore 9 in piazza della chiesa”, si legge sui manifesti affissi nella piccola frazione, un programma rilanciato anche sulla pagina Facebook della parrocchia. E i commenti di protesta hanno iniziato a piovere, con tantissime persone indignate all’idea che un parroco potesse benedire le armi usate dai cacciatori per uccidere animali, celebrando allo stesso tempo l’avvio della stagione venatoria.
Il parroco, alla fine, si è scusato pubblicamente, e ha voluto chiarire che lo scopo della benedizione era proteggere chi imbraccia i fucili, trattandosi appunto di armi: «Sono rimasto stupito e molto dispiaciuto dalle reazioni, talvolta anche espresse con parole violente, suscitate dall'iniziativa della benedizione in occasione dell'inizio della stagione venatoria – ha detto don Alessio Biagioni – Mi scuso se l'espressione di benedire i fucili possa essere stata tale da venire equivocata come una qualche "santificazione di uno strumento di morte" da parte della Chiesa. L'iniziativa in realtà voleva essere un momento di preghiera con cui incominciare una attività sportiva a cui sono affezionati molti parrocchiani e tante persone che frequentano il nostro territorio. Il fucile è non solo lo strumento usato maggiormente e con maggior attenzione dai cacciatori ma anche un mezzo comprensibilmente da usare con cura, prudenza e perizia. Mi è sembrato perciò – a torto a quanto pare – ovvio concentrare la benedizione su quello strumento per chiedere la protezione del Signore là dove la perizia e la prudenza umane non possono da sole garantire la sicurezza, non certo per una questione di superstizione o di "santificazione" di armi».
«Mi dispiace che la questione sia stata interpretata come una deviazione dalla cura del creato o peggio dal rispetto della vita umana che la Chiesa ha sempre difeso senza sconti – ha detto ancora don Biagini – La caccia è uno sport radicato nel nostro territorio e comporta di per sé una cura e una attenzione concreta all'ambiente circostante. Inoltre è già ampiamente e minuziosamente regolata da normative regionali e nazionali per cui non mi soffermo su quanto riguarda la prudenza e l'attenzione che richiede questo sport. Mi scuso ancora per il turbamento che ha provocato questa iniziativa che ha comportato una visibilità che non era né prevista né richiesta».
Scuse che non hanno però placato le proteste, soprattutto perché non fanno riferimento a un eventuale annullamento dell'iniziativa: «Gentile parroco, benedica gli animali, e non i fucili. Parli di amore, e non di guerra. Saluti», è uno dei commenti a corredo del post sui social, e ancora «credo che il suo pensiero, stia facendo rivoltare San Francesco nella tomba, complimenti vivissimi per la mancanza di sensibilità».