Quando, il 4 agosto 2020, l’esplosione ha squarciato il porto di Beirut, i segni della sua potenza distruttiva sono arrivati fino a 10 chilometri di distanza. 220 persone sono state ritrovate morte tra i palazzi crollati e 300 mila sono rimaste senza casa. Oltre 7 mila sono stati i feriti e molti di loro, nei giorni successivi, non ce l’hanno fatta. In questa devastazione generale, niente elettricità, ospedali che curavano in strada anche i feriti più gravi, il grano che scarseggiava perché il grande silos era andato distrutto, cani e gatti che fino a quel momento vivevano amati nelle case dei loro umani si sono ritrovati fra le macerie. Improvvisamente randagi. Per loro, in mezzo a tanta morte e tanto dolore, nessuna cura. Per mesi hanno continuato a vivere nelle strade ancora invase dai detriti causati dalla grande esplosione e in pochissimi hanno trovato forze e mezzi per aiutare anche loro.
La missione di Four Paws per aiutare i randagi di Beirut
Oggi Four Paws, l’organizzazione mondiale per il benessere degli animali, è tornata a Beirut, dopo l’intervento post emergenza di agosto 2020, per una nuova missione di salvataggio. I rifugi sono allo stremo, sovraffollati e senza risorse. Alle persone, ai cani e ai gatti che si sono ritrovati improvvisamente senza casa, oltre a medicinali ed elementi essenziali come casse e letti, Four Paws e i suoi volontari locali stanno distribuendo 11 tonnellate di cibo e forniture mediche. Un’altra sfida, quella in cui si è lanciata l’organizzazione, complicata dalla pandemia da Sars-Covid-19: coprifuoco, rigorosi protocolli di sicurezza e alti numeri di casi positivi hanno ulteriormente aggravato la crisi e reso ancora più complicata la sua risoluzione. «L'instabile situazione politica ed economica in Libano, combinata con la pandemia, complica enormemente il nostro lavoro, ma abbiamo urgente bisogno di fornire un aiuto rapido agli animali che soffrono – racconta lo storico veterinario Amir Khalil, ancora una volta a capo della missione di soccorso – I rifugi hanno dovuto accogliere sempre più cani e gatti negli ultimi mesi e hanno raggiunto il limite. In questa fase critica, è importante garantire la corretta cura degli animali».
Khalil, il veterinario delle missioni pericolose
Amir Khalil è una figura chiave dell’organizzazione. Da sempre si dedica anima e corpo alle missioni che lo hanno portato ovunque ci fosse un animale in difficoltà di cui prendersi cura. Il Libano, e non è neppure la prima volta, è solo l’ultima tappa di un lunghissimo viaggio fra le macerie del mondo: nel 2016 e nel 2019, la chiusura e la messa in salvo degli animali di due zoo nella Striscia di Gaza, nel 2017 il recupero di 13 animali selvatici da un parco di divertimenti vicino ad Aleppo in Siria e la liberazione da uno zoo a Mosul in Iraq degli ultimi due orsi e leoni sopravvissuti a lunghi anni di prigionia. E prima l’Egitto, la Libia, il Kossovo, la Bulgaria, la Giordania, il Myanmar, il Sud Africa e l’Ucraina. Tutti teatri di interventi problematici e difficili. «Ogni missione è diversa e rischiosa e ogni missione richiede anche diversi membri del team ben addestrati – racconta Khalil – La pianificazione è molto importante per le nostre missioni e la sicurezza per la squadra, ma anche per gli animali che salviamo».
L’intervento di Four Paws subito dopo l’esplosione
Subito dopo l'esplosione dello scorso agosto, Four Paws è intervenuta per aiutare gli animali che, improvvisamente, si erano ritrovati orfani e randagi in strada. Con il partner locale, Animals Lebanon, si è adoperata per fornire cibo, medicine e supporto veterinario agli animali feriti. Il team è riuscito ad aiutare oltre mille animali: 85 sono stati sterilizzati, 413 sono stati trattati e sono stati consegnati 982 chilogrammi di cibo per 785 cani e gatti. «Dopo che la parte distrutta della città è stata aperta dalle autorità – spiega l’organizzazione – abbiamo allestito una nostra tenda nell'area colpita all’interno del campo tendato di primo soccorso. In questo modo nel mese in cui siamo stati presenti, siamo riusciti non solo a fornire aiuto agli animali, ma anche a mobilitare sostenitori che hanno raccolto grandi quantità di cibo».
I ricongiungimenti familiari a Beirut
I primi interventi sono stati destinati agli animali che erano rimasti feriti dall’esplosione. «Ma subito dopo l’emergenza è stata quella di cercare di riunire il più possibile gli animali domestici ai loro familiari, che per giorni li hanno cercati tra le macerie – raccontano – Solo quando questa riunione non è stata possibile, gli animali sono stati portati in rifugi e dati in adozione. Alcuni di loro, grazie a Animals Lebanon, sono già stati adottati negli Stati Uniti. Antar, invece, un gattone nero che era scappato durante l’esplosione, si è presentato volontariamente alla tenda. Con acqua e cibo siamo riusciti a guadagnare la sua fiducia poi si è riunito con la sua famiglia che lo stava cercando e cercando di convincerlo a tornare a casa». Il cane Scooby era stato dichiarato scomparso il giorno dell'esplosione dal suo umano. «Ha cercato il suo cane per quasi un mese e ha denunciato la sua scomparsa al team di Four Paws venendo nella nostra tenda dei servizi di emergenza. Dopo il ritrovamento lo ha subito portato da noi per darci la buona notizia e ne abbiamo approfittato per visitarlo e verificare eventuali infortuni. Ma Scooby fortunatamente, sta benone e ora è tornato felicemente a casa».