«M62 e F43 sono finiti nel mirino della Provincia di Trento perché hanno imparato ad alimentarsi dai cassonetti dei rifiuti che la Provincia non ha mai sostituito con quelli “anti-orso” e per questo sono stati condannati a morte. È inaccettabile che altri due orsi vengano uccisi. Chiediamo a gran voce al Ministro Cingolani di fermare questo scempio». Queste sono le parole con cui la Lav (Lega antivivisezione) chiede a tutti di partecipare all'iniziativa #Bastaorsiuccisi, proposta attraverso un video pubblicato su YouTube. «È inaccettabile che i due orsi siano condannati a morte per delle responsabilità che sono chiaramente in capo alla Provincia: per questo motivo la LAV ha inviato una diffida al Presidente Fugatti, perché rinunci subito ad ogni ipotesi di uccisione lasciando i due orsi liberi di vivere la loro vita», si legge nel comunicato stampa che accompagna il lancio dell'iniziativa.
Abbiamo chiesto a Massimo Vitturi, responsabile del settore "animali selvatici" della Lega antivivisezione, di spiegarci quali possano essere le soluzioni per una gestione più lungimirante degli orsi trentini e in che modo l'intervento di Lav potrà avere effetti tangibili sul futuro degli animali.
«Servono bidoni che siano realmente "anti orso"»
«Ci stiamo impegnando in questa campagna perché riteniamo che la tendenza da parte degli orsi ad avvicinarsi ai centri abitati sia la conseguenza di una carenza gestionale dimostrata negli anni da parte di tutte le amministrazioni che si sono susseguite – afferma Massimo Vitturi – La letteratura scientifica ha più volte dimostrato che una volta presa l'abitudine a riconoscere nell'uomo la fonte di cibo, l'orso sarà spinto ad avvicinarsi sempre più spesso. Ci chiediamo quindi perché solo ora, a 20 anni dall'inizio del progetto LifeUrsus, in Trentino, vengano installati i primi bidoni realmente ideati per impedire al plantigrado di accedere al cibo?».
Secondo Massimo Vitturi infatti, i bidoni presenti fino a poco tempo fa non erano realmente adatti per prevenire le incursioni degli orsi: «Avevamo più volte dimostrato come i bidoni "anti orso" non solo fossero disponibili in numero insufficiente, soprattutto nelle zone in cui lo scorso anno è avvenuto l'incontro con M57, ad Andalo, ma ad essere inadatto è anche il materiale con cui sono costruiti – spiega Vitturi – Un bidone di plastica infatti, può facilmente venire divelto dall'animale, a differenza di quelli di metallo e legno che, proprio in questi giorni, hanno iniziato a posizionare . Ovviamente questi dispositivi hanno un costo superiore, ma il problema della Provincia Autonoma di Trento non è sicuramente la mancanza di risorse, piuttosto è evidente che siano state gestite in altri modi».
«Serve un cambio culturale: l'orso non rappresenta un problema, ma un'opportunità»
Ciò che davvero dovrà cambiare secondo Vitturi all'interno del territorio trentino non sarà solo la gestione da parte della politica, ma anche l'approccio culturale e la narrativa della convivenza tra uomo e orso: «Purtroppo si sente parlare di questo animale soprattutto quando rappresenta un problema, rischiando così di dimenticare che si tratta invece di una grande ricchezza e un'opportunità – commenta il responsabile di LAV – Non può essere trattato come una questione di gestione emergenziale e serve quindi un cambio di prospettiva: bisognerà portare l'orso nella quotidianità di tutti, parlandone, raccontandolo e accendendo i riflettori anche sulla positività della sua presenza nell'ecosistema, oltre che ribadire i rischi che può causare».
A spingere la Lav ad intervenire sulla questione è stata inoltre anche la firma, da parte della giunta provinciale di Trento, delle nuove linee guida per la gestione degli orsi considerati pericolosi: «La giunta guidata da Fugatti si schiera a favore dell'abbattimento nel caso in cui gli interventi di dissuasione non siano sufficienti per interrompere le incursioni nei paesi e questa decisione è inaccettabile – conclude Vitturi – M62 e F43 rischiano di morire solo perché cercavano cibo ed è per questo motivo che chiediamo anche l'intervento del Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, sperando che dimostri un reale interesse da parte della politica nazionale verso la gestione trentina dell'orso, il quale è l'unica vera vittima di questa inefficienza».