Stop ai canili lager e al business condotto sulla vita degli animali che sono reclusi: è il punto focale della nuova campagna lanciata della onlus Fondazione Cave Canem, che ha anche lanciato una petizione online per raccogliere firme finalizzate a riformare la normativa con cui vengono disciplinati i canili rifugio.
«Il nostro obiettivo è sensibilizzare le amministrazioni sul corretto utilizzo dei fondi pubblici, prendere di petto il fenomeno del randagismo, offrendoci come consulenti per aiutare le amministrazioni nell’elaborazione di bandi che tengano conto di standard elevati dal punto di vista qualitativo, e non solo quantitativo – spiega Federica Faiella, vicepresidente di Cave Canem – Il motivo per cui i canili sono sovraffollati non sono solo gli ingressi: il problema è che non vengono garantiti servizi qualitativamente elevati anche in termini di accudimento e recupero psicofisico dei cani, fondamentali per poi poterli dare in adozione. In questo modo le stesse amministrazioni comunali possono risparmiare centinaia di migliaia di euro, che possono essere reinvestiti proprio nei canili per migliorarli e migliore le prestazioni garantire ai cani».
La nuova campagna di sensibilizzazione nasce nell’ambito del programma “Nessuno Escluso”, lanciato qualche anno fa da Cave Canem proprio per contribuire al rendere più efficienti i canili rifugio. Nell’ambito di questo progetto è stato recentemente presentato un rapporto in cui viene evidenziato come, nei casi in cui ai cani vengono offerti servizi qualitativamente elevati, l’adozione arrivi prima: «Anche per quelli considerati irrecuperabili – sottolinea Faiella – La raccolta firme è finalizzata a chiedere alle amministrazioni che ci ascoltino, e usufruiscano del supporto tecnico giuridico che offriamo per elaborare bandi adeguati e rivedere il proprio approccio al sistema di gestione di accudimento e custodia dei cani».
La prima fase della campagna è già partita, e consiste nell’individuare i Comuni in Italia che hanno bandito o aggiudicato gare a ribasso d’asta, in modo da confezionare nuovi bandi secondo standard ragionevoli. Nei casi di Comuni con bandi in corso, l’obiettivo è invece «capire dove andranno a finire i cani, e dove possibile evitare i trasferimenti in strutture che per il prezzo previsto non possono garantire il benessere degli animali».
Cave Canem ha già lavorato in questa direzione con il Comune di Napoli e con il Comune di Spoleto: «Sono realtà medio grandi – spiega Faiella – abbiamo lavorato con loro all’elaborazione del bando, e tutti i soldi risparmiati sono stati interamente reinvestiti. A Spoleto sono stati acquistati nuovi box di ultima generazione per migliorare l’accoglienza dei cani, a Napoli abbiamo avviato il primo canile comunale che stentava ad aprile, erano pronti dal 2018 e siamo riusciti nel 2021 a inaugurarlo».
«Indire un bando al ribasso d’asta e affidare al migliore offerente la vita di cani la cui unica colpa è quella di non essere parte di una famiglia umana è la logica che troppo spesso regola l’assegnazione dei servizi di custodia e gestione di animali abbandonati detenuti nei canili rifugio – conclude Faiella – Spesso le strutture che si aggiudicano il servizio si trovano molto distanti dal territorio del Comune che ha bandito la gara: questo vuol dire che i cani coinvolti sono prelevati dal luogo, anche se non perfetto, in cui sono nati e cresciuti, spesso strappati alle cure amorevoli dei volontari, costretti a un viaggio di centinaia di chilometri in uno spazio angusto di un furgone, per poi essere “scaricati” nei box della struttura di arrivo, nella maggior parte dei casi senza poter più uscire da lì».
Per sottoscrivere la petizione di Cave Canem è sufficiente collegarsi al sito della Fondazione.