L’attesa per i fan del genere è finita: nelle sale italiane è uscito Barbie, il film che riprodurrà sul grande schermo la vita della bambola più famosa del mondo, interpretata da Margot Robbie e da Ryan Gosling nei panni di Ken.
Fuori dal grande schermo, i due attori sono entrambi entrambi grandi sostenitori dei diritti degli animali. Margot Robbie ha una famiglia numerosa composta da tre cani tutti adottati da rifugi e canili tra cui Boo Radley, un meticcio accolto in casa dall’attrice e dal marito produttore cinematografico Tom Ackerley nel 2016 e il cui nome fa riferimento al romanzo classico "To Kill a Mockingbird", ovvero “Il buio oltre la siepe”, una delle letture preferite di Robbie.
Poi c’è Belle, una Pitbull arrivata nel 2018 e la cui presentazione ufficiale è avvenuta tramite social, tenuta in braccio dal suo pet mate Acherley e, infine, per quanto riguarda i cani, c'è un terzo cucciolo adottato nell’ottobre del 2020 di cui l’attrice ha pubblicato la foto su Instagram ma di cui non si sa nulla anche perché Robbie dopo poco ha deciso di chiudere il suo account.
"Barbie" aveva adottato anche un topo, chiamato Rat Rat. La storia di questo roditore arrivato in casa Robbie è alquanto particolare: era stato un regalo di Jared Leto durante le riprese di Suicide Squad al quale Robbie non aveva saputo dire di no, fino a che ha dovuto però dirgli addio perché il suo padrone di casa aveva scoperto che la piccola creatura abitava nel suo appartamento. A quel punto l'attrice lo aveva però affidato già al regista Guillermo del Toro.
Durante la promozione del film i due attori sono stati protagonisti anche del video con cui BuzzFeed promuove l'adozione di cani in cerca di una famiglia. Robbie e Goslin hanno dovuto fare i conti con i comportamenti fuori controllo dei simpatici cuccioli sul set: lei si è destreggiata molto bene tanto che, mentre rispondeva con attenzione alle domande dell’intervistatore, è riuscita anche a concentrarsi nel tentativo di evitare i litigi tra i cani chiedendo loro se ci fossero dei motivi alla base di quelle "risse" e ironizzando sul fatto che forse non avrebbe dovuto intervenire perché «sembrava una questione personale».
L'interprete di Ken, invece, ha avuto qualche difficoltà in più nel gestire il caos suscitato dall'entrata in scena degli amici a quattro zampe, compreso i bisogni fisiologici fatti di fronte alla telecamera. Nel quotidiano Ryan Gosling è un pet mate degno di questo nome e un grande sostenitore dei diritti degli animali: è uno che, tanto per dirne una, ha preso talmente tanto a cuore la relazione con gli animali da lanciarsi in mezzo all'autostrada per salvare un cane che aveva perso la via di casa, preoccupandosi di riportarlo sano e salvo a casa.
Da anni Gosling è in prima linea per la difesa di tutti gli animali, più o meno da quando ha adottato nel 2000 da un rifugio a Los Angeles George, il cane che ha più volte definito «il grande amore della mia vita» e la cui perdita ha provocato una tale sofferenza da fargli considerare l’ipotesi di non adottarne mai più uno.
Ma Gosling ha una lunga storia anche nella difesa di altri animali. Il suo attivismo attirò già l’attenzione del pubblico nel 2003 quando scrisse una lettera a KFC, Kentucky Fried Chicken, chiedendo all'azienda di prendere in considerazione modi più umani di allevare e macellare i propri polli in modo che «a questi animali venga offerta un'esistenza più umana e meno dolorosa». La stessa cosa fece scrivendo anche a McDonald’s sostenendo le stesse richieste.
E le preoccupazioni di Gosling non si sono limitate ai polli. L’attore ha sostenuto migliori condizioni di vita per i maiali e nel 2013 ha scritto una lettera al presidente della Federazione nazionale dei produttori di latte esortandoli a interrompere il processo noto come "decornazione", una crudele pratica utilizzata dagli allevatori per rimuove il tessuto sensibile delle corna o le corna stesse dai crani delle mucche usando ferri roventi, sostanze chimiche caustiche, lame o seghe a mano per, si giustificano, prevenire i danni che i bovini provvisti di corna possono provocare ai loro simili quando sono allevati in uno spazio ristretto che riduce o annulla le distanze di fuga.