INCONTRI SELVAGGI
episodio 18
6 Settembre 2024
18:29

Balene che si schiantano sulle barche: ma perché lo fanno?

Quello che potrebbe sembrare un attacco intenzionale a una barca da parte di una balena è in realtà un comportamento naturale per queste specie, chiamato "breaching"

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Recentemente, è emerso un video sorprendente in cui una balena si schianta su una barca dopo essere balzata fuori dall'acqua, un'immagine che ha rapidamente fatto il giro dei social. Un evento spettacolare che lascia tutti a bocca aperta, spingendo alcuni a chiedersi se questi animali possano avere intenzioni aggressive verso gli esseri umani. Tuttavia, è importante chiarire che non c’è nessuna intenzione volontaria da parte delle balene di attaccarci. Questi incidenti, per quanto impressionanti, sono del tutto accidentali e non frutto di un comportamento aggressivo.

Per capire questo comportamento partiamo dal termine "balena". Questo viene spesso utilizzato in modo generico per descrivere tutti i grandi cetacei che abitano gli oceani, quelli che comunemente immaginiamo con una grande bocca e lo sfiatatoio sulla schiena. Tuttavia, dal punto di vista biologico, "balena" è un termine impreciso, poiché non si riferisce a una singola specie, ma a un gruppo molto variegato di animali marini. Ma per comprendere meglio la complessità di questi animali, è necessario esplorare la loro classificazione biologica.

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Cosa si intende per "balene"

La classificazione scientifica dei cetacei è molto più specifica di quanto suggerisca l'uso comune del termine "balena". All'interno dell'ordine Cetacea, troviamo due sottordini principali: i Misticeti e gli Odontoceti. Questa distinzione è cruciale per capire le diverse caratteristiche e adattamenti evolutivi di queste specie.

I Misticeti comprendono le balene propriamente dette, come la balenottera comune e la megattera. Questi cetacei sono caratterizzati dalla presenza di fanoni, una struttura composta da lamine cornee simili a pettini, che sostituiscono i denti. I fanoni permettono alle balene di filtrare grandi quantità di acqua, separandola dal cibo. Quando un misticeto si alimenta, nuota con la bocca spalancata per catturare enormi volumi d’acqua che contengono plancton, krill e piccoli pesci. Grazie ai fanoni, l’acqua viene espulsa, mentre il cibo rimane intrappolato nella bocca, pronto per essere ingerito. Questo metodo di alimentazione è noto come "alimentazione a filtro" e rappresenta un adattamento evolutivo che consente a questi cetacei di nutrirsi di enormi quantità di minuscole prede.

Dall'altro lato, gli Odontoceti includono cetacei dotati di denti veri e propri, come le orche (Orcinus orca), i capodogli (Physeter macrocephalus), i delfini e i narvali. A differenza dei misticeti, gli odontoceti sono carnivori attivi, cacciatori che si nutrono di prede più grandi e complesse, come pesci, calamari e, nel caso delle orche, anche mammiferi marini. I denti degli odontoceti sono strutturati per afferrare e strappare la carne, e il loro comportamento alimentare è molto più simile a quello dei grandi predatori terrestri. Un aspetto interessante degli odontoceti è la loro capacità di ecolocalizzazione: utilizzano onde sonore per "vedere" nell'ambiente marino, un adattamento fondamentale per cacciare in acque profonde o in condizioni di scarsa visibilità.

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La differenza nei meccanismi alimentari e nelle strutture anatomiche riflette due strategie evolutive molto diverse, ma ugualmente affascinanti. I misticeti hanno sviluppato un metodo di alimentazione efficiente che permette loro di sfruttare una risorsa abbondante e diffusa come il plancton, mentre gli odontoceti si sono adattati a un ruolo di predatori altamente specializzati, in grado di cacciare prede mobili e, in molti casi, più elusive. Questa distinzione tra i due sottordini non si limita solo ai denti, ma si estende anche ad altre caratteristiche anatomiche, comportamentali e fisiologiche.

Perché saltano fuori dall'acqua e colpiscono le barche

Quando si parla di balene, è fondamentale ricordare che si tratta di mammiferi marini, condividendo con noi alcune caratteristiche fondamentali, come la necessità di respirare aria attraverso i polmoni. A differenza dei pesci, che estraggono l’ossigeno dall’acqua tramite le branchie, le balene devono emergere in superficie per inspirare "aria fresca". Questo comportamento è reso possibile dallo sfiatatoio, una struttura posta sulla sommità della testa, che funge da narice per l’espulsione e l'inalazione dell'aria. Quando la balena risale in superficie, lo sfiatatoio si apre per permetterle di espellere rapidamente l’aria “usata” dai polmoni. Questo soffio, che spesso appare come una colonna di vapore a causa della condensa dell'aria calda che esce a contatto con quella più fredda, è uno dei segni più distintivi di queste creature.

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L’espulsione dell'aria, spesso accompagnata da goccioline d'acqua e da un odore pungente, rappresenta un meccanismo vitale. Una volta espulsa l'aria, l'animale inala nuova aria fresca, con un'efficienza straordinaria: fino al 90% del volume polmonare può essere rinnovato in un solo respiro. Questo è un adattamento cruciale per permettere alle balene di immergersi a profondità significative, trattenendo il fiato per lunghi periodi, che possono variare da 20 minuti fino a oltre un’ora, a seconda della specie. Prima di immergersi nuovamente, lo sfiatatoio viene sigillato ermeticamente, impedendo così l'ingresso di acqua nei polmoni. Questo meccanismo di chiusura, apparentemente semplice, è in realtà un riflesso fondamentale per la sopravvivenza di questi mammiferi marini e rappresenta una delle prime abilità apprese dai cuccioli di balena alla nascita.

Un comportamento tipico e affascinante osservato tra le balene è il "breaching", ovvero i salti fuori dall’acqua. Questo comportamento, in cui gran parte del corpo dell'animale emerge dall'acqua prima di ricadere con forza, solleva interessanti interrogativi tra i biologi. Sebbene non sia del tutto chiaro il motivo esatto per cui le balene compiano questi salti, si ritiene che possano avere diverse funzioni. Alcune teorie suggeriscono che il breaching possa essere una forma di comunicazione, soprattutto nei maschi durante il periodo riproduttivo, per attirare l’attenzione delle femmine o per stabilire una gerarchia tra i maschi. In altri casi, potrebbe servire a liberare la pelle da parassiti, come i cosiddetti “pidocchi delle balene”, organismi che si attaccano al corpo dell’animale per nutrirsi e viaggiare. Il forte impatto del corpo della balena sull'acqua potrebbe contribuire a rimuovere parte di questi fastidiosi "autostoppisti".

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Tra i cetacei, alcune specie sono note per la loro spettacolarità nel saltare. La megattera, in particolare, è famosa per la sua capacità di compiere numerosi salti consecutivi, un comportamento che comporta un enorme dispendio di energia. Questo è sorprendente considerando che una balenottera comune può superare i 20 metri di lunghezza e pesare fino a 80 tonnellate. L’animale più grande del mondo, la balenottera azzurra, può arrivare addirittura a 160 tonnellate, rendendo ogni salto un'impresa fisicamente straordinaria.

Le barche che vengono colpite da balene, si trovano semplicemente nel luogo sbagliato al momento sbagliato, interrompendo involontariamente la rotta dell'animale mentre emerge per respirare o eseguire un salto. Non c'è nulla di intenzionale in questi eventi, che risultano esclusivamente da un'interazione casuale tra la fauna marina e l'attività umana.

Questi incidenti, per quanto rari, ci ricordano la potenza e l'imprevedibilità di questi giganti del mare. Le balene, nonostante la loro mole, sono creature pacifiche, ma la loro grandezza e forza possono causare danni significativi quando si verificano incontri ravvicinati con imbarcazioni. È essenziale mantenere una distanza sicura quando si avvistano balene in mare aperto, non solo per proteggere se stessi, ma anche per garantire la sicurezza degli animali stessi, che possono essere disturbati o feriti dall’interferenza umana.

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Avvistare le balene: una grande responsabilità

Questi colossi dei mari, pur essendo animali pacifici, sono capaci di manifestare tutta la loro forza e imponenza, rendendo ogni avvistamento un’esperienza straordinaria. In Italia, è possibile fare whale watching, soprattutto nel Mar Ligure, all'interno del Santuario Pelagos, un'area marina protetta istituita per la conservazione dei mammiferi marini. Questa zona rappresenta un ecosistema unico, ospitando balene, delfini e altri cetacei. Partecipare a queste escursioni può essere un’occasione straordinaria per ammirare questi giganti nel loro habitat naturale, ma è fondamentale farlo nel rispetto delle regole.

Quando si sceglie un tour di whale watching, è importante affidarsi a operatori che seguano pratiche etiche e rispettose dell’ambiente. Molte linee guida internazionali stabiliscono delle distanze di sicurezza da mantenere, sia per la tutela degli animali che per garantire la sicurezza dei partecipanti. Un’osservazione responsabile implica anche il rispetto dei tempi di interazione con gli animali: limitare il tempo trascorso vicino alle balene riduce lo stress e permette loro di continuare i loro comportamenti naturali senza interferenze. Tra le buone pratiche c'è anche quella di evitare di avvicinarsi frontalmente o da dietro, ridurre la velocità dell’imbarcazione e, per noi partecipanti, restare in silenzio. Non meno importante è evitare qualsiasi tentativo di toccare o nutrire gli animali.

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Oltre a essere un’esperienza incredibile, l'avvistamento può contribuire alla conservazione di queste specie, soprattutto quando si partecipa a tour organizzati da enti di ricerca. Questo permette non solo di ottenere spiegazioni accurate da biologi e ricercatori, ma anche di sostenere economicamente la ricerca scientifica volta alla tutela di questi giganti marini.

Nel corso dei secoli, questi animali sono stati vittime della caccia intensiva, sfruttati per carne, olio e fanoni. Il divieto internazionale di caccia commerciale del 1986 è stato un passo importante per la loro protezione, ma alcune nazioni, tra cui Norvegia, Islanda e Giappone, continuano a cacciare balene. L’attivista Paul Watson, noto per il suo impegno nella protezione della fauna marina, ha dedicato la sua vita a combattere questa pratica, anche a rischio della propria libertà. La sua storia ci ricorda l'importanza di continuare a lottare per la conservazione delle balene, poiché la loro sopravvivenza, così come quella di molte altre specie, è legata all’azione e alla responsabilità di ognuno di noi.

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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