Il lupo con la zampa amputata, probabilmente a causa del bracconaggio, è stato ripreso dalle fototrappole del Parco nazionale dello Stelvio, nel settore della Lombardia. Il lupo era stato avvistato sabato nella provincia di Brescia e subito gli operatori del Parco si erano mossi per recuperarlo, ma di lui non è stata trovata alcune traccia fino alla notte del 2 giugno, quando è stato ripreso ancora vivo ma visibilmente magro.
La sua ferita sembra compatibile con un atto di bracconaggio, secondo l'Ente stesso «è probabile si sia trattato di un’arma da fuoco o di una tagliola». La ripresa è stata effettuata nella zona del branco del Tonale, la cui presenza nella zona è ben nota sia ai ricercatori dello Stelvio sia ai bracconieri, e di cui probabilmente il lupo ferito fa parte.
Come spiega a Kodami Francesco Romito, vicepresidente di "Io non ho paura del lupo", associazione impegnata da anni sui temi della convivenza tra l'uomo e i grandi carnivori: «Quello del bracconaggio in Italia è un fenomeno sommerso, questo perché la maggior parte dei lupi uccisi illegalmente non vengono rinvenuti, ma sappiamo da alcuni indicatori che è sempre più diffuso, e attecchisce maggiormente lì dove la disinformazione trova spazio e gli episodi diventano sempre più frequenti».
Proprio il 2 giugno è stata rinvenuta in provincia di Brescia la carcassa di un cervo imbottito di un abbondante di veleno lumachicida: un'esca pensata per i grandi carnivori. Se anche nel caso del lupo dalla zampa amputata dovesse essere accertata la matrice umana, si tratterebbe del secondo episodio di bracconaggio nel territorio del Parco nazionale dopo quello del 2023, quando venne rinvenuto il corpo senza vita di giovane lupo di due anni e mezzo in località Pradaccio con il segno di un foro di entrata e di uscita di un proiettile di grosso calibro.
«Si parla troppo poco di bracconaggio – aggiunge l'esperto – e questa è una delle minacce principali per la coesistenza con il lupo nel nostro Paese, perché è evidente che esiste una gestione illegale. Ciò avviene anche perché le pene per i bracconieri sono irrisorie. Nonostante si tratti di un reato, spesso i procedimenti si concludono con una pena blanda di carattere economico. Si dovrebbe pensare invece a pene commisurate al danno per la comunità».
Il lupo deve essere recuperato al più presto, sia per essere curato sia per la sicurezza di tutti. Anche se si tratta di una specie solitamente elusiva nei confronti dell'uomo, qualsiasi animale ferito potrebbe avere la tendenza a scendere di quota e avvicinarsi a fonti alimentari facilmente disponibili come rifiuti urbani e cibo per animali domestici. A questo scopo nei giorni scorsi sono stati impiegati anche i nuclei dei Carabinieri forestali di Temù e Ponte di Legno con l’Unità Antiveleno di Lecco, e il cane Senna, specializzato nella ricerca carcasse.
«Un lupo che ha subito la menomazione della zampa non ha molte speranze di restare in natura – ipotizza Romito – tuttavia hanno una resistenza eccezionale. Vedremo se con il supporto del branco potrà vivere nonostante la menomazione».
Il lupo è tornato a colonizzare aree della Penisola dove prima era assente, e questo ha esacerbato il conflitto con l'essere umano, come era stato negli anni Settanta del secolo scorso, quando i lupi erano ridotti a poche centinaia. Secondo l'ultimo monitoraggio condotto dall'Ispra, oggi i lupi sono circa 3.500 ed è un animale protetto dalle leggi nazionali e internazionali.