Erano usciti in mare, partendo da Imperia, in Liguria, in cerca di tursiopi, ma lo spettacolo che si sono trovato davanti è andato oltre ogni aspettativa: al largo della costa il team dell’associazione di promozione sociale Delfini del Ponente ha incontrato una balenottera comune.
Ad annunciarlo sono stati proprio i membri dell’associazione con un’entusiasta post su Facebook: «Un incontro inaspettato ma super emozionante, il secondo animale più grande al mondo – hanno spiegato condividendo anche alcune immagini del preziosissimo incontro – Non è facile avvistare questa specie sotto costa nella nostra area di studio, in quanto di solito ai trovano al largo su profondità maggiori per cercare krill».
La presenza della balenottera comune stupisce, come spiegato da Delfini del Ponente, più che altro per la vicinanza alla terraferma. L’associazione organizza spesso uscite in gommone per vedere da vicino la straordinaria biodiversità delle acque liguri, senza però allontanarsi troppo dalla costa: non è chiaro perché questo esemplare si sia avvicinato così tanto – negli scatti condivisi sui social si intravede, pur in lontananza, persino il viadotto dell’autostrada – ma non sembrava in difficoltà o in condizioni tali da preoccupare il team, che dopo l’iniziale meraviglia ha proseguito il suo giro senza disturbarlo.
Il Santuario Pelagos in Liguria
Non è un caso d’altronde se tutta la Liguria, insieme alla Toscana e alla parte nord della Sardegna, sia compresa nel Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, un'area marina protetta (AMP) internazionale di grandissimo valore conservazionistico. Il santuario è stato istituito il 25 novembre 1999 ed è la prima (e attualmente l'unica) AMP internazionale/d'alto mare al mondo che copre le aree mediterranee di Francia, Italia e Principato di Monaco. Il Santuario si estende per più di 87mila chilometri quadrati compresi tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone nella Toscana meridionale, e la sua particolarità è la gestione congiunta di tre Paesi, necessaria vista la sua estensione.
«L’idea di istituire un Santuario nel bacino corso-ligure-provenzale nasce dalla constatazione, nel corso degli anni Ottanta, che questa zona è frequentata da una popolazione relativamente numerosa di mammiferi marini, attirati da un'elevata produttività primaria – spiegano da Pelagos – In effetti, la compresenza di vari meccanismi di fertilizzazione determina l'innalzamento del livello di produzione primaria: acque costiere, effetto differito del mescolamento invernale, zona frontale, fenomeni di upwelling e strutture complesse che comportano divergenze e convergenze».
«Una stima grossolana indica la presenza di oltre 8.500 specie animali macroscopiche, che rappresentano tra il 4% e il 18% delle specie marine mondiali – continuano da Pelagos – si tratta dunque di una biodiversità rilevante, in particolare per il numero di predatori come i mammiferi marini, che si collocano al vertice della catena trofica, considerando che il Mediterraneo occupa soltanto lo 0,82% della superficie e lo 0,32% del volume degli oceani del mondo».
Allo stesso tempo l’area è altamente antropizzata a causa delle numerose attività umane – pesca, collisioni con i natanti, attività di osservazione dei cetacei non regolamentate – che hanno un impatto negativo sui cetacei che popolano l’area del santuario. L’obiettivo dell’accordo e dell’istituzione del Santuario è quindi quello di promuovere azioni comuni per la protezione dei cetacei e dei loro habitat contro tutte le eventuali cause di disturbo, dall’inquinamento al rumore passando per cattura e ferite accidentali.
Le uscite in gommone per monitorare la popolazione di cetacei
Delfini del Ponente, dal canto suo, promuove un approccio rispettoso ed etico al whale watching, organizzando una serie di attività di ricerca, di informazione e di divulgazione scientifica. L’associazione è nata con lo scopo primario di portare avanti lo studio dei delfini tursiopi (Tursiops truncatus) nelle acque costiere che vanno da Capo Noli (SV) al confine di stato con la Francia (Im), iniziato nel 2018 come progetto pilota. I sette ricercatori, coadiuvati da stagisti che li affiancano per imparare le tecniche di monitoraggio di cetacei e fauna marina, svolgono ogni stagione circa 10 uscite al mese a bordo di un gommone che ha base ad Imperia e raccolgono dati meteorologici, di traffico nautico e sulle attività umane in mare, cercando contemporaneamente cetacei, uccelli marini, tartarughe marine e altra fauna attraverso l’uso di binocoli. Se avvistati, gli animali vengono avvicinati con lo scopo di stimare il numero di organismi presenti, alcuni comportamenti, la composizione del gruppo.
«Quando incontriamo i tursiopi l’attività principale è quella di foto-identificare i delfini mediante foto della pinna dorsale di ogni singolo individuo – spiegano – Questa, infatti, può essere considerata una sorta di ‘impronta digitale’ che permette di riconoscere gli animali, seguirli nel tempo, conoscere la loro storia e le interazioni con gli altri tursiopi o con le attività umane». L’ultima uscita ha portato con sé anche l’inaspettato regalo rappresentato dall’incontro con la balenottera, un momento indimenticabile per tutti i partecipanti.