Già ad agosto la presenza numerosa di tursiopi nei mari della Liguria era stata certificata. L’avvistamento di qualche giorno fa davanti a Cervo, però, è da record: oltre 60 delfini immortalati mentre nuotavano tra le onde in gruppo, tra loro anche alcuni piccoli.
A documentare lo straordinario evento sono stati i ricercatori e i volontari dell’associazione Delfini del Ponente, che il 31 ottobre sono usciti in mare per una giornata dedicata all’osservazione dei cetacei. A circa un miglio dalla costa di Cervo, la sorpresa: quelli che sembravano un paio di delfini sono diventati decine: «Più di 60 i delfini tursiopi monitorati oggi tra Andora e Imperia dal nostro team di biologi – hanno spiegato entusiasti dall’associazione – Si tratta del più grande gruppo in assoluto che noi di Delfini del Ponente abbiamo osservato nel Ponente Ligure. Quasi tutte vecchie conoscenze con tantissimi cuccioli, circa 15. L’analisi delle oltre 3.000 fotografie scattate ci aiuteranno ad avere i numeri precisi andando a riconoscere uno ad uno tutti gli animali presenti».
La presenza di delfini, balenottere comuni e capodogli nella zona del mar Ligure non è affatto inusuale. L’area fa infatti parte del Santuario dei cetacei Pelagos, una zona marina di 87.500 km quadrati che nasce da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia per la protezione dei mammiferi marini che lo frequentano. Una presenza così numerosa, però, ha pochi precedenti. Ad agosto sempre Delfini del Ponente aveva avuto l’occasione di osservare e immortalare alcune femmine di tursiope con piccoli al seguito, constatando come il numero di esemplari che hanno scelto il Santuario Pelagos come “nursery” sia cresciuto negli ultimi tempi. Va chiarito, adesso, se si tratti di animali che l’hanno scelto come habitat stabile, di nuovi arrivi o di delfini “di passaggio”, che non si tratterranno in zona. Per farlo, i ricercatori utilizzeranno le migliaia di foto scattate studiando la conformazione delle pinne dorsali dei singoli individui e confrontandola con il materiale raccolto nell’archivio fotografico costruito dal 2020, anno in cui l’associazione è nata, a oggi.
Nel frattempo anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha voluto sottolineare l’eccezionalità dell’evento: «Uno spettacolo così in Liguria non si era mai visto – ha scritto su Facebook – Un avvistamento da record, mai accaduto in queste acque in oltre quattro anni di ricerca. Bravissimi», si è complimentato.
Il Santuario Pelagos è, come detto, un’area marina protetta (AMP) in cui rientrano Liguria, Toscana e la parte nord della Sardegna. È stato istituito il 25 novembre 1999 ed è la prima (e attualmente l'unica) AMP internazionale/d'alto mare al mondo che copre le aree mediterranee di Francia, Italia e Principato di Monaco. Il Santuario si estende per più di 87mila chilometri quadrati compresi tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone nella Toscana meridionale, e la sua particolarità è la gestione congiunta di tre Paesi, necessaria vista la sua estensione.
«L’idea di istituire un Santuario nel bacino corso-ligure-provenzale nasce dalla constatazione, nel corso degli anni Ottanta, che questa zona è frequentata da una popolazione relativamente numerosa di mammiferi marini, attirati da un'elevata produttività primaria – spiegano da Pelagos – In effetti, la compresenza di vari meccanismi di fertilizzazione determina l'innalzamento del livello di produzione primaria: acque costiere, effetto differito del mescolamento invernale, zona frontale, fenomeni di upwelling e strutture complesse che comportano divergenze e convergenze».
«Una stima grossolana indica la presenza di oltre 8.500 specie animali macroscopiche, che rappresentano tra il 4% e il 18% delle specie marine mondiali – continuano da Pelagos – si tratta dunque di una biodiversità rilevante, in particolare per il numero di predatori come i mammiferi marini, che si collocano al vertice della catena trofica, considerando che il Mediterraneo occupa soltanto lo 0,82% della superficie e lo 0,32% del volume degli oceani del mondo».
Allo stesso tempo l’area è altamente antropizzata a causa delle numerose attività umane – pesca, collisioni con i natanti, attività di osservazione dei cetacei non regolamentate – che hanno un impatto negativo sui cetacei che popolano l’area del santuario. L’obiettivo dell’accordo e dell’istituzione del Santuario è quindi quello di promuovere azioni comuni per la protezione dei cetacei e dei loro habitat contro tutte le eventuali cause di disturbo, dall’inquinamento al rumore passando per cattura e ferite accidentali.