Jack, il cane eroe impiegato dagli uomini del Soccorso alpino e speleologico del Friuli Venezia Giulia, è stato avvelenato e ha rischiato di morire. A diffondere la notizia sono stati proprio gli uomini del Soccorso Alpino, che hanno raccontato quanto accaduto rassicurando anche sulle condizioni dell'Australian Kelpie: intubato e sedato dopo la corsa alla clinica veterinaria, nelle ore successive al ricovero ha reagito bene alle terapie, è stato estubato, ha mangiato e orinato, e le sue condizioni sono in netto miglioramento.
Messa da parte la paura per la salute di Jack, resta alta la preoccupazione legata alle modalità dell'avvelenamento: il cane ha mangiato un boccone avvelenato con il lumachicida, disseminata nella zona di Chialina di Ovaro, frazione del Comune di Ovaro, in Carnia.
«Prestate estrema attenzione ai vostri amici a quattro zampe quando li portate in giro. L’Australian Kelpie Jack, una delle nostre preziose unità cinofile, è stato avvelenato a causa di alcune esche velenose, mascherate da bocconcini prelibati». Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato Daniele, l’umano di Jack, che dopo una passeggiata domenicale ha notato come all’improvviso il cane si sia sentito male, iniziando a guaire. A quel punto la corsa fino all'ospedale veterinario di Padova, la clinica di San Marco di Veggiano, dove Jack è stato sottoposto a esami. L’esito è stato drammatico: l’Australian Kelpie ha ingerito del lumachicida, nascosto con tutta probabilità in bocconcini di carne macinata. Si è trattato dunque non di un incidente, ma del gesto deliberato di qualcuno che ha voluto spargere esche avvelenate per nuocere agli animali e che ha messo in serio pericolo la vita di un animale che l'ha trascorsa in gran parte a salvare quelle altrui.
L’Australian Kelpie ha infatti partecipato a numerose attività di ricerca e recupero di persone in difficoltà sui sentieri della Carnia: con Daniele opera alla stazione di Forni Avoltri, ed è un preziosissimo aiuto nell’attività dei soccorritori grazie al suo fiuto e alla relazione instaurata con il suo umano. Centinaia i messaggi di solidarietà a Daniele e tutto il nucleo, e di feroce condanna contro un atto che – va sempre ricordato – ha conseguenze penali: chi ha seminato le esche avvelenate rischia un processo, una condanna sino a 18 mesi di reclusione e una multa sino a 30.000 euro, così come prevede l’articolo 544 ter del codice penale in materia di maltrattamento animale.
La metaldeide o lumachicida è uno dei veleni che si riscontra con maggiore frequenza nei casi di avvelenamento. Non sempre si tratta di bocconi avvelenati, spesso l’avvelenamento è causato dalle persone senza volerlo, semplicemente mettendo il lumachicida nelle aiuole o nell’orto, senza pensare al fatto che un animale possa ingerirlo. È un molluschicida che in commercio si trova come polvere o granuli, e ha un'azione neurotossica: la sua assunzione provoca sintomi neurologici gravi in basi alla taglia dell’animale e alla quantità ingerita. L’assorbimento è rapido e i sintomi, che possono iniziare anche un’ora dopo l’ingestione, sono: vomito, per via della forte irritazione gastrica; scialorrea (bava); rigidità muscolare; incoordinazione e perdita della stazione quadrupedale; tremori muscolari; abbattimento; rialzo della temperatura per le convulsioni con insufficienza d’organo; opistotono (irrigidimento con iperestensione del capo e della colonna).
Non esiste a oggi un antidoto al lumachicida: gli antidoti disponibili trattano solo i rodenticidi, ovvero i veleni per topi. Per i restanti tossici le terapie prevedono il trattamento dei sintomi, il sostegno delle funzioni vitali e la decontaminazione gastrica (assorbenti o lavanda gastrica) a seconda della situazione.