Cresce il numero degli animali morti per avvelenamento nei pressi del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Nei giorni scorsi il personale e i volontari di Rewilding Apennines e di Salviamo l'Orso, nel corso di alcune attività di monitoraggio e controllo condotte insieme ai Carabinieri Forestali e al Servizio di Sorveglianza del Parco, hanno rinvenuto in totale i cadaveri di nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali, tutti morti, appunto, per avvelenamento.
A confermare la notizia, e a fornire un aggiornamento sul numero delle vittime, sono stati i volontari di Rewilding Apennines. Tutti gli animali morti sono stati trovati nel territorio di Cocullo, in Provincia dell'Aquila, fuori da aree protette, ma comunque in un importante corridoio ecologico che unisce il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, zona frequentata anche dal raro orso bruno marsicano. Negli anni scorsi, nella stessa area e nello stesso periodo, sono avvenuti episodi analoghi, che in un caso hanno ucciso per avvelenamento anche due aquile reali.
«Lo spargimento di bocconi avvelenati o carcasse con veleno sul territorio è una pratica criminale che deve essere combattuta e condannata e che rappresenta una minaccia per la sicurezza, non solo della fauna selvatica, ma anche dell'uomo e degli animali da compagnia – sottolineano da Rewilding Apennines, associazione che da anni si occupa di tutelare la fauna selvatica dell'Appennino Centrale e sensibilizzare sul tema – L'impatto di queste attività illegali è enorme e spesso difficile da verificare nella sua totalità, riflettendosi a cascata su tutti gli animali che di volta in volta si alimentano su queste fonti».
Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme con una lunga lista di associazioni – Io non ho paura del lupo, Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, Società Italiana per la Storia della Fauna "Giuseppe Altobello" Onlus, Lipu, Associazione Altura, Orso & Friends, Appennino Ecosistema, Enpa, Federazione FederTrek, Paliurus – natura, storia ed ecoturismo, Mountain Wilderness Italia, #Altrementi, Ambiente e/è Vita, Dalla parte dell'Orso, Wwf Abruzzo, Pro Natura Abruzzo, Conalpa, Cai Abruzzo, Ecotur Parco Nazionale d'Abruzzo, IntraMontes e Wildlife Adventures – hanno dunque scritto e inviato una lettera alle autorità nazionali, regionali e locali competenti in materia ambientale e di polizia giudiziaria per chiedere con forza «incisive azioni di prevenzione del fenomeno degli avvelenamenti e di rafforzare le procedure di intervento e investigazione, al fine di ridurre il più possibile questo gravissimo rischio per la biodiversità e per le comunità umane, rendendosi disponibili a un incontro».
Poi un appello ai singoli cittadini «affinché siano consapevoli che questi crimini sono purtroppo ancora presenti e possa farsi portavoce di una cultura diversa, fatta di conoscenza e rispetto della natura, di attaccamento al luogo e di coesistenza con la fauna selvatica». Da chiarire, adesso, che tipo di veleno sia stato utilizzato per avvelenare gli animali: autopsia ed esami tossicologici saranno effettuati dall’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise, mentre sulle motivazioni alcune ipotesi sono arrivate dall'Ente Parco, che ha chiarito che «il rinvenimento nei giorni scorsi di alcuni bocconi intrisi di sostanze chimiche lascia pochi dubbi e apre scenari drammatici sul perché nel 2023 ci siano ancora persone legate ad attività arcaiche e vigliacche, persone che pensano di farsi giustizia da soli eliminando il “nemico”».
«La caccia è chiusa e non ci sono attività legate alla cinofilia, mentre la stagione del tartufo nero, lo scorzone è appena iniziata. Una volta, nel gergo degli allevatori, si parlava di “pulizie di primavera”, con riferimento all’eliminazione di quelli che un tempo erano addirittura considerati “animali nocivi” – proseguono dal Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise – Pensavamo, sinceramente, che questo modo di agire fosse ormai scomparso lontano dal modus operandi della gran parte degli allevatori onesti e perbene che vivono la montagna con grande sacrificio ma anche grande rispetto e consapevolezza. Tanto tempo fa ormai la predazione da parte dei nocivi” era tale e determinava una perdita concreta, senza indennizzi, al contrario di quanto invece accade oggi. Continuiamo ad avere rispetto per la stragrande maggioranza degli allevatori onesti, ritenendo però ormai inaccettabile per chiunque la strage di animali che, almeno per ora, ha colpito lupi e grifoni».
«Non è più accettabile tollerare passivamente gli accadimenti ed è necessario che i Comuni, i proprietari dei pascoli e la Regione Abruzzo adottino provvedimenti che colpiscano duramente questi comportamenti illeciti e criminali – conclude il Parco – Occorre adottare norme che vietino ogni e qualunque attività nelle aree interessate dalla presenza di esche e bocconi avvelenati, replicando cioè la norma già vigente per le aree percorse dal fuoco. Solo così sarà possibile, anche grazie al contributo determinate della stragrande maggioranza di allevatori onesti, isolare i criminali che pensano di ricacciare la Regione verde d’Europa, portata a simbolo di convivenza tra uomo e grandi predatori, al medioevo culturale in cui i bocconi avvelenati erano lo strumento per eliminare componenti fondamentali degli habitat che tutti ci invidiano e che non possiamo certo perdere a causa di pochi delinquenti».