Sempre più meduse e per alcune specie è un problema. E sì: perché, se già pesca eccessiva e microplastiche non fossero bastate a dipingere in maniera infausta il futuro delle due specie di pesce azzurro più diffuse del Mediterraneo, che hanno già visto ridurre la propria popolazione del 45 per cento, adesso, come rileva uno studio spagnolo realizzato dall'Istituto spagnolo di oceanografia (Ieo) e pubblicato sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science, sardine e acciughe devono difendersi anche dalle meduse che aumentano sempre di più di numero per via del cambiamento climatico.
L’idea della ricerca sull’impatto delle meduse nei confronti della popolazione del noto pesce azzurro, parte dalla città di Malaga, ma fa parte di un progetto più ampio, portato avanti e finanziato dal Ministero spagnolo della Scienza e dell'Innovazione che ha l’obiettivo di comprendere a fondo le ragioni, non solo del costante impoverimento di numero di queste due specie ittiche, ma anche dei motivi per cui le loro dimensioni siano sempre più piccole e la loro aspettativa di vita sia sempre più bassa, rendendo miracoloso trovare un esemplare di sette o otto anni.
Sulla costa della città spagnola, infatti, è stato notato un forte aumento dell’animale planctonico spiaggiato, non solo d’estate, ma anche d’inverno, cosa eccezionale almeno fino a qualche tempo fa. Intervistato da El Paìs, il ricercatore dell’Ieo, Josè Carlos Baez, ha spiegato che si tratta per la maggior parte della specie di medusa luminosa (Pelagia noctiluca) e che il suo sviluppo e la crescita della sua popolazione, sono stati favoriti sicuramente dalla pesca eccessiva di tonno e pesce spada, suoi primi predatori, ma anche dall’aumento della temperatura del mare, derivante dal cambiamento climatico.
La proliferazione delle meduse non è un evento affatto sorprendente, al contrario, ha diversi precedenti e tutti, hanno come causa principale lo sconvolgimento dell'ecosistema. Le meduse, infatti, spiega ancora Baéz, si sviluppano in sciami in prossimità dei canyon sottomarini, luogo scelto dalle acciughe e dalle sardine per deporre le uova e, poiché questi organismi sono molto voraci, ne fanno man bassa. Non solo: le meduse si nutrono anche di plancton che è lo stesso cibo di cui si nutrono le due specie di pesce azzurro. È chiaro che quindi la loro maggiore presenza riduca notevolmente l’alimentazione di acciughe e sardine, le quali, trovandosi malnutrite, peggiorano nettamente le loro condizioni fisiche.
La soluzione proposta dal team dello scienziato spagnolo, non si può dire sia particolarmente originale, ma è comunque l’unica possibile: ricostituire e ristrutturare al più presto l’ecosistema. E per farlo, è necessario mettere fine alla pesca eccessiva dei predatori delle meduse, quindi tonno, squali e pesce spada e recuperare le popolazioni di tartarughe, golose di questi animali. Se poi si volesse fare ancora meglio, ci sarebbe anche da eliminare l’inquinamento e ridurre la pesca di acciughe e sardine, in modo che entrambe possano recuperare i troppi individui già persi.
L'aumento delle meduse, dove accade
L’aumento della popolazione delle meduse, è un fenomeno che riguarda solo determinati mari del Pianeta e nel Mediterraneo, che è uno di questi, secondo recenti dati del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il loro numero è decuplicato negli ultimi 10 anni. In molte altre parti del mondo, invece, non è affatto così e le popolazioni di meduse sono stabili o sono addirittura diminuite.
Le specie più abbondanti nel Mediterraneo sono la medusa luminosa (Pelagia noctiluca), che predilige le acque del Tirreno, il polmone di mare (Rhizostoma pulmo), che si vede facilmente nell’Adriatico e nello Ionio, la medusa tubercolata (Cotylorhiza tubercolata) e la Velella velella, caratterizzata da una cresta triangolare simile ad una vela, che la fa muovere sulla superficie dell’acqua attraverso la spinta del vento.
Capita di avvistare nei nostri mari anche la caravella portoghese (Physalia physalis) che, scambiata per una medusa, è in realtà un sifonoforo, cioè una colonia di più organismi dipendenti l’uno dall’altro. È velenosissima e le tossine che rilascia possono causare nell’uomo anche l’arresto cardiaco.