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18 Luglio 2022
13:27

Aumentano i rischi di zoonosi in Africa, l’esperto: «E’ importante monitorare per prevenire»

Gli ultimi dati dell'OMS rivelano come nell'ultimo decennio in Africa è aumentato il rischio di zoonosi, come la febbre dengue, l'antrace e la monkeypox, del 63%.

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In Africa è aumentato il rischio di zoonosi del 63% nell'ultimo decennio. Si tratta di infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra gli animali e l’uomo come la febbre dengue, l'antrace e il vaiolo delle scimmie (monkeypox).

A dare l'allarme è Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l'Africa, che ha affermato che il picco più elevato si è registrato nel 2019.

Più in particolare, l'analisi dell'OMS rileva che tra il 2001 e il 2022 ci sono stati 1843 eventi rilevanti per la salute pubblica registrati in Africa, di cui il 30%  sono stati focolai di zoonosi, con un picco nel 2019 appunto, quando gli agenti patogeni zoonotici hanno rappresentato circa il 50% dei casi.

Tra le zoonosi che hanno colpito di più la popolazione africana c'è quella causata dal virus ebola e altre febbri emorragiche che costituiscono quasi il 70% dei focolai, mentre febbre dengue, antrace, monkeypox, peste e una serie di altre malattie, costituiscono il restante 30%.

Che le zoonosi costituiscano un problema rilevante per la salute umana non è una novità, ma è necessario rendersi conto che non si parla di una preoccupazione che riguarda solo il continente africano. «Lo scenario epidemiologico ha assunto importanza crescente, dato che sono quasi 200 le malattie classificabili come tali e circa il 75% delle patologie emergenti e riemergenti è trasmesso da animali o da prodotti di origine animale. La crescente interdipendenza tra esseri umani e animali e la sempre più stretta associazione con gli animali da compagnia concorrono alla trasmissione di agenti infettivi», spiega a Kodami Mattia Pirolo, ricercatore esperto di zoonosi presso l'Università di Copenhagen.

In particolar modo, nell'ultimo periodo si è sentito parlare molto di monkeypox per via del primo caso registrato in Italia su un uomo tornato dopo un viaggio alle isole Canarie a maggio. Questa malattia è un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ma che si differenzia molto da esso per la minore gravità e capacità di diffusione. I "serbatoi", ovvero gli animali che vengono infettati e rappresentano il primo focolaio, sono primati e piccoli roditori e l’infezione si trasmette dall’animale all’uomo, in questo caso, attraverso il contatto diretto.

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Proprio riguardo la monkeypox l'OMS rivela un significativo aumento dei casi dall'aprile 2022 rispetto all'anno scorso. L'aumento è stato osservato principalmente nella Repubblica Democratica del Congo e in Nigeria e potrebbe in parte essere dovuto allo sviluppo di test più pratici ed efficaci per rivelare la malattia, anche se sono ancora in corso ulteriori indagini. In ogni caso, il tasso complessivo di mortalità per i 203 casi confermati nel 2022 è del 2,4%, anche se sono dati in continuo mutamento ed è per questo importante continuare le attività di controllo e monitoraggio dei casi sospetti ed evitare la comparsa di nuovi focolai.

«I dati europei sembrerebbero meno allarmanti ma comunque mostrano come la malattia si stia diffondendo anche nel nostro continente – continua Mattia Pirolo – in Europa, infatti, ad oggi si riportano circa 3000 casi e nessun decesso. In ogni caso, però, è ancora presto per poter parlare di dati sulla diffusione e la mortalità della monkeypox.».

L'OMS afferma che tra le ragioni alla base della diffusione di queste malattie vi è la rapida crescita della popolazione, l'aumento della domanda di cibo e l'invasione da parte dell'uomo degli habitat in cui è presente la fauna selvatica potenziale serbatoio delle malattie.

Questa crescita in futuro porterà nuove preoccupazioni per quanto riguarda l'aumentare dei casi di zoonosi ed è proprio sulla prevenzione che Mattia Pirolo fa particolare attenzione: «è importante predisporre piani di monitoraggio degli agenti zoonotici, in un ottica di prevenzione, il tutto nel rispetto dell’approccio “One health”, ovvero un modello sanitario basato sull'integrazione di discipline diverse per il miglioramento della salute dell'uomo su scala globale e che riconosce il legame tra la salute degli esseri umani, degli animali e l'ambiente».

Proprio di zoonosi ne abbiamo già parlato su Meetkodami, una serie di video incontri in cui protagonisti sono persone che attraverso la loro testimonianza e la loro esperienza racchiudono l’essenza di Kodami. In un video, in particolare, la direttrice di Kodami Diana Letizia ha affrontato il tema delle zoonosi con David Quammen, giornalista e scrittore scientifico autore di “Spillover”, libro dove l'autore spiega l'evoluzione dei virus e descrive in tempi non sospetti l'arrivo di una pandemia come quella che stiamo vivendo.

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