Da un lato l’umanizzazione estrema di cani e gatti, vestiti come bambini, trasportati nei passeggini e sottoposti a trattamenti di bellezza degni della migliore spa; dall’altro gli abbandoni, aumentati nel periodo della pandemia di coronavirus, e la spietata politica anti randagismo cui è fedele il governo per ragioni di ordine e sanità pubblica. Sono le contraddizioni con cui da anni fa i conti il Giappone, Paese in cui nel 2020 (dati della Japan Pet Food Association) i cani domestici erano 8,4 milioni e i gatti domestici 9,6 milioni su un totale di circa 125 milioni di abitanti.
Mai come in questo periodo i dati sono importanti, perché proprio nel 2020 in Giappone il numero di persone che hanno accolto un cane o un gatto in casa è notevolmente aumentato (di circa il 16% rispetto all’anno precedente). La causa principale è stata la pandemia di Covid-19, che ha spinto molti giapponesi a cercare nel rapporto con un animale domestico sollievo dall’ansia e dallo stress generati da lockdown e restrizioni, e a cercare di alleviare la solitudine grazie alla compagnia di cani e gatti. Una delle conseguenze di questo aumento, però, è stato anche un elevato numero di abbandoni da parte di persone che si sono trovate incapaci di sostenere i costi e l’impegno derivanti dall’accogliere un animale in casa, e che hanno preferito abbandonarli a loro stessi. Qualcosa che, del resto, è avvenuto anche in Italia come abbiamo accertato nella nostra video inchiesta "Abbandono, il patto tradito".
La coppia di veterinari che effettua sterilizzazioni a prezzi ridotti
Gli sforzi delle associazioni animaliste negli ultimi due anni si sono dunque concentrati sul ridurre il numero di randagi sul territorio, per evitare quella che di fatto si potrebbe trasformare in una mattanza. In Giappone infatti il governo adotta una politica di tolleranza zero verso i cani e i gatti che vengono recuperati dalla strada e portati nei canili: se non vengono reclamati dagli umani di riferimento, e non hanno microchip, nel giro di pochi giorni scatta la soppressione, un po’ come accade anche negli Stati Uniti.
Partendo da questa consapevolezza, nella regione di Hokkaido due veterinari hanno avviato un programma di sterilizzazione a basso costo finalizzata proprio a ridurre la necessità di ricorso all’eutanasia. Miyuki Daimon, 42 anni, e il marito Masaaki, 38 anni, sono i titolari del Mobile Vet Office, un ospedale per animali a Ebetsu, e oltre ad accogliere in clinica gli animali per gli interventi ogni mese visitano diverse regioni per effettuare le sterilizzazioni.
La coppia ha aperto la clinica nel 2017, e nel 2020 ha operato circa 1.600 tra cani e gatti (ma principalmente gatti), un numero salito a 2.000 nel 2021. Come riporta Japan Times, Miyuki e Masaaki hanno recentemente iniziato a collaborare anche con le associazioni animaliste e con le amministrazioni locali: lo scorso gennaio alcuni volontari hanno portato da loro una gatta di circa 5 mesi, e in circa 40 minuti la veterinaria l’ha sterilizzata. Una volta avvenuta la sterilizzazione e il controllo medico, i volontari delle associazioni si mobilitano per trovare una nuova famiglia all’animale.
I due veterinari hanno deciso di applicare prezzi inferiori a quelli canonici: la sterilizzazione costa tra i 4.400 e i 7.700 yen, ovvero tra i 35 e i 60 euro, circa un terzo rispetto alle cliniche tradizionali, e ogni singola operazione prevede un’incisione di massimo un centimetro per ridurre al minimo il dolore e limitare al massimo il rischio di problemi post operatori.
Il governo giapponese pronto a inasprire la legge sul maltrattamento animale
«Con operazioni poco costose, speriamo di creare un sistema in cui le persone possano aiutare a ridurre il numero di gatti randagi e le conseguenti uccisioni», ha detto Miyuki, supportata dalle associazioni animaliste. Secondo il ministero dell'Ambiente, l'uccisione di cani e gatti viene utilizzata come «ultima risorsa per prevenire problemi nelle comunità, come la diffusione di malattie o problemi con i rifiuti, un’attenzione aumentata ulteriormente dopo la pandemia di coronavirus».
Anche molte amministrazioni locali hanno deciso di adottare misure finalizzate a ridurre il randagismo, offrendo ai cittadini aiuti finanziari per le sterilizzazioni. L’ufficio comunale di Kobe, per esempio, copre interamente le spese per le procedure di sterilizzazione dei gatti randagi, ma in caso di esaurimento del budget a disposizione o di assenza di strutture convenzionate il meccanismo si blocca, con il rischio che gli animali trovati in strada e privi di microchip vengano accalappiati e poi uccisi.
Anche il governo ha deciso di prendere provvedimenti contro gli abbandoni, e a giugno è prevista la revisione della legge che punisce il maltrattamento animale con l’introduzione dell’obbligo di dotare cani e gatti di microchip che contenga tutte le informazioni necessarie per risalire agli umani di riferimento.