Per la prima volta è stata attestata in Campania una specie di scoiattolo endemica per l’Italia: lo scoiattolo nero meridionale (Sciurus meridionalis), anche noto come "calabrese", che fino a pochi anni fa veniva considerato una sottospecie dello scoiattolo rosso euroasiatico (Sciurus vulgaris). Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Natural History Sciences firmato da tre esperti di ARDEA, associazione di tutela ambientale presieduta da Rosario Balestrieri, tra gli autori dello studio.
Gli scoiattoli neri, geneticamente differenziati da quelli rossi, si trovano nella parte interna più meridionale della Provincia di Salerno, in Campania. Il sito di osservazione ricade in un’area collinare caratterizzata principalmente da boschi misti di latifoglie e attraversata dal fiume Tanagro che in quest’area segna il confine tra le regioni Campania e Basilicata. L’area presenta buone condizioni di habitat, rappresentando potenzialmente un corridoio ecologico naturale tra aree già colonizzate dallo scoiattolo nero meridionale e nuove aree idonee alla sua presenza all’interno del vicino Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Il dato è importante non solo perché conferma la tendenza di espansione della specie, aggiungendo una nuova regione al suo areale, ma perché di fatto aggiunge anche una nuova specie nella lista di mammiferi della Campania.
La pubblicazione accendere i riflettori su quest’area di contatto fra il neoarrivato scoiattolo endemico dell’Italia meridionale e lo scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii), originario del Sud-Est asiatico, e quindi alieno. Si tratta infatti di uno scoiattolo che è stato introdotto sulla costa tirrenica della Basilicata alla metà degli anni 80. Da quel momento il Callosciurus, ha ampliato sempre più il suo territorio di occupazione, colonizzando la parte meridionale della Campania e il Parco Nazionale del Cilento.
Già nel 2004 la specie occupava, in Basilicata una superficie di 26 chilometri quadrato, negli anni successivi nonostante sia stata oggetto di controllo, ha fatto la sua comparsa in Campania, espandendosi in maniera rapidissima sulla costa, ma anche nelle aree interne, sfruttando soprattutto i corsi d’acqua. I dati raccolti nel corso degli ultimi quindici anni hanno evidenziato una crescita esponenziale e una distribuzione che in pochi anni ha superato in provincia di Salerno 120 chilometri quadrati, coinvolgendo diversi Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
«Alla luce del ritmo di espansione e tenuto conto del contesto vegetazionale e ambientale, lo scoiattolo variabile nel giro di pochi anni potrebbe colonizzare i vasti boschi di latifoglie del Massiccio del Cervati e del Monte Sacro rendendo vana ogni azione di contrasto – ha detto Arnaldo Iudici, membro di Ardea e fra gli autori dello studio – Oltre al potenziale impatto per la biodiversità sarebbero ingenti i danni ai castagneti da frutto e agli uliveti dell'area. Nelle aree di recente colonizzazione la specie sta causando danni alle attività agricole, soprattutto ai frutteti, ma anche alla vegetazione con estesi scortecciamenti e consumo di frutti. È stato osservato anche in atti di predazione verso uccelli e nidiacei».
Potenzialmente le due specie, il neoarrivato scoiattolo meridionale e l'alieno proveniente dall'Asia, potrebbero entrare in competizione per le medesime risorse, con conseguenze che è difficile prevedere, e che dovranno essere indagate dalla comunità scientifica. Come sottolinea il terzo studioso di Ardea, Orlando Gallo: «Comprendere l'ecologia di specie native ed esotiche, incluse la loro distribuzione e le loro interazioni, è fondamentale per la definizione di strategie di conservazione efficaci. In particolare, per le specie endemiche minacciate come lo scoiattolo nero meridionale, è fondamentale agire tempestivamente per scongiurarne dinamiche negative. Pertanto si rendono necessari studi approfonditi (anche dal punto di vista genetico) e mirati per comprendere l’ecologia e biologia delle due specie, incluse la loro distribuzione e interazione. Le informazioni ottenute da questi studi sono di fondamentale importanza, in particolare per prendere decisioni informate sulle strategie di conservazione e gestione utili alla salvaguardia dello scoiattolo nero meridionale».
Il Cilento si è quindi rivelato un importante fronte di contatto tra scoiattoli alieni, quelli euroasiatici, e gli autoctoni, lo scoiattolo nero e quello rosso.
Scoiattolo nero meridionale e scoiattolo rosso: le differenze
Lo scoiattolo nero meridionale e lo scoiattolo rosso, le due specie presenti in Italia, differiscono tanto a livello morfologico quanto genetico. Quello nero meridionale è infatti di dimensioni maggiori di quello rosso euroasiatico, ed è caratterizzato da mantello nero e ventre bianco, con presenza di ciuffi auricolari neri in inverno.
Quello rosso euroasiatico invece presenta una colorazione variabile, generalmente tendente al marrone-rossastro, sebbene in alcune zone dell’Appennino centrale siano stati riportati individui con fenotipo più scuro o nerastro, elemento che potrebbe difficoltare l’identificazione.
Analisi molecolari specifiche hanno inoltre evidenziato differenze genetiche, anche a livello evolutivo, tra i due scoiattoli, portando alla distinzione di quello meridionale come specie assestante. Storicamente la sua distribuzione veniva collocata nelle aree dei tre massicci montuosi della Calabria, Pollino, Sila e Aspromonte, da cui il suo nome comune di scoiattolo nero calabrese (Calabrian black squirrel). Tuttavia, negli ultimi decenni la specie sembrerebbe aver intrapreso un processo di espansione che lo ha portato a colonizzare nuove aree, incluso zone della vicina regione Basilicata.
Tale fenomeno di espansione ha permesso non solo la connessione tra le popolazioni di Sila e Pollino attraverso la zona montuosa costiera presente tra questi due parchi nazionali, ma anche la sua diffusione lungo l’Appennino Lucano, nei territori dell’omonimo parco nazionale e ben oltre il versante Lucano del Pollino. Nonostante la specie sembri essere in espansione, il suo areale è comunque ristretto. Questo in aggiunta alla mancanza di dati di maggiore dettaglio sull’ecologia della specie, porta alla considerazione dello scoiattolo nero meridionale come una specie con problematiche di conservazione per la lista rossa dei mammiferi italiani della IUCN.