L'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno lanciato "Attenti a quei 4!", una campagna di sensibilizzazione per informare i cittadini su quattro specie di pesci alieni nelle nostre acque, spiegare come riconoscerle e monitorare la loro presenza e distribuzione grazie anche alle segnalazioni dei cittadini.
Il CNR e l'ISPRA, richiamando la nota serie televisiva "Attenti a quei due", che la televisione britannica partorì negli anni 70 e che ora giace sepolta nei loro archivi, puntano l'attenzione su 4 specie aliene arrivate nel Mediterraneo negli ultimi anni.
La minaccia delle specie aliene per il Mediterraneo
Queste particolari specie vengono chiamate lessepsiane, termine con cui si indicano le specie arrivate dal Mar Rosso che si sono stabilite poi nelle acque del Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. Il nome deriva da Ferdinand de Lesseps, promotore ed esecutore del canale che unisce oggi i due mari, contribuendo all'aumento dei commerci via mare fra le nazioni ma anche al numero di specie aliene che minacciano la biodiversità delle nostre acque.
Il Mar Mediterraneo, infatti, viene definito un "hotspot di biodiversità", ovvero un "punto caldo" con più di 17,000 specie segnalate finora, delle quali circa un quinto è considerato endemico del bacino. Questo mare è una medaglia a due facce: da un lato un tasso tanto elevato di endemismi lo rendono una delle aree a maggiore biodiversità del Pianeta, dall'altro è l'ecoregione marina tra quelle più impattate a livello globale, soprattutto a causa del cambiamento climatico globale e delle invasioni di specie aliene.
Queste sono organismi che si espandono al di fuori del proprio areale di distribuzione primario, animali o vegetali che si cibano o iniziano a competere con le specie autoctone mettendo a rischio la loro sopravvivenza. In particolar modo ISPRA e CNR hanno così individuato 4 specie pericolose non solo perché invasive, ma anche perché possiedono meccanismi di difesa potenzialmente pericolosi anche per l'uomo.
Pesce palla maculato
Innanzitutto si parla del pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), entrato nel Mediterraneo nel 2003 e che si è rapidamente diffuso fino a raggiungere la Spagna in alcuni rari casi. È un predatore aggressivo ed attualmente si trova nella lista delle 10 specie di pesci più abbondanti del Mediterraneo orientale.
Questo pesce, come molti altri pesce palla suoi simili, contiene tetrodotoxina, una neurotossina altamente tossica che causa paralisi ed è potenzialmente mortale.
Pesce scorpione
Poi c'è il pesce scorpione (Pterois miles), tra le specie più invasive al mondo: un animale con corpo è tozzo, una testa prominente e occhi sporgenti sopra a ognuno dei quali è presente un'escrescenza simile a un piccolo corno.
La caratteristica che lo rende immediatamente riconoscibile, però, sono le pinne che presentano raggi molto lunghi, una danzatrice con fronzoli e merletti tanto bella quanto dolorosa. A partire dal 1992 si è diffuso nel mar Mediterraneo orientale e grazie proprio alle spine velenose presenti sulle pinne si difende estremamente bene da predatori ed esseri umani che si avvicinano troppo.
Pesce coniglio scuro
Il pesce coniglio scuro (Siganus luridus), invece, è un pesce piuttosto anonimo all'apparenza: un corpo ovale e compresso lateralmente, con una bocca piccola ma con labbra evidenti. Anche in questo caso abbiamo una pinna dorsale con una lunga parte anteriore a raggi spinosi acuti, sistema di difesa anche in questo caso piuttosto doloroso per l'uomo.
Particolare è il cambio di abito serale di questo animale: proprio come per le celebrità durante un ballo di gala, il pesce coniglio oscuro ha una livrea notturna che è marmorizzata e che indossa solo quando cala il buio.
Pesce coniglio striato
Infine c'è il pesce coniglio striato (Siganus rivulatus), molto simile al suo "parente scuro" per forma corporea e sistema di difesa che presenta, anche in questo caso, pinne con raggi spinosi. Proprio come gli altri pesci coniglio, lo striato ha ghiandole velenifere associate alle spine presenti nelle pinne.
Se si viene punti si può percepire un forte dolore e un grande spavento, ma non ci sono mai state registrazioni di decessi. In caso di avvelenamento il trattamento classico prevede esporre la zona colpita ad alte temperature, intorno ai 43 o 46 gradi centigradi. Questo perché il veleno è una proteina sensibile al calore che viene degradata intorno a quelle temperature, ma, in ogni caso, è sempre opportuno rivolgersi a un medico.
Perché siamo invasi dalle specie aliene?
Insomma, quattro specie che hanno sviluppato in ogni modo possibile meccanismi e strutture corporee per far star lontani possibili disturbatori, incluso l'uomo. Se mai qualcuno si sta chiedendo in che modo questi animali sono giunti da noi, la risposta è scontata ma chiara: la colpa è dell'uomo. Oltre al riscaldamento delle acque che sta tropicalizzando il Mediterraneo, rendendolo un habitat perfetto per loro, l’uomo meccanicamente trasporta tutti i giorni questi animali con sé.
Un esempio evidente sono gli spostamenti accidentali causati da particolari bocchette presenti sulle navi che scaricano e caricano di continuo le così dette "acque di zavorra", acque di mare usare come peso per bilanciare il galleggiamento. Con bocchette abbastanza grandi e animali piccoli è possibile che queste risucchino le potenziali specie invasive nel porto di partenza, e le scarichino involontariamente all'arrivo, contribuendo alla degradazione della biodiversità dei nostri mari.
Le azioni possibili per mitigare la presenza delle specie aliene
In ogni caso, sebbene alla situazione non sembri esserci rimedio, esistono diverse azioni di mitigazione fattibili. Al momento, però, nel Mediterraneo gli unici esempi virtuosi che tengono conto dell'ambiente sono solo i sistemi di depurazione o elettrificazione delle acque di zavorra per prevenire l'introduzione di specie aliene.
Da oggi, però, ognuno può fare la propria parte avvistando e segnalando queste specie a esperti che valuteranno se il riconoscimento delle specie è corretto e inseriranno i dati della posizione di questi animali in un database utile per tracciare il loro spostamento e tenere sotto controllo "l'invasione degli alieni".
In caso di avvistamento, dunque, è possibile documentare con foto o video la presenza della specie e inviare la propria osservazione tramite WhatsApp al numero di telefono + 320 4365210 o postarla sul gruppo Facebook Oddfish utilizzando l'hashtag: #Attenti4.