Ha passato decenni esplorando boschi incontaminati e mostrandoci animali meravigliosi con sfondo scogliere a picco sul mare, ma nonostante la veneranda età di 96 anni, Sir David Attenborough, famoso divulgatore scientifico e naturalista britannico, è lungi dal terminare la sua carriera. Ieri la BBC ha mandato in onda la prima puntata del suo nuovo documentario in cui mostra le meraviglie che si nascono negli arcipelaghi britannici e irlandesi.
La serie si chiama Wild Isles e prevede in totale cinque puntate. Nella prima recentemente pubblicata l'amato conduttore fa una panoramica della biodiversità della fauna selvatica che che è possibile incontrare in quegli ecosistemi isolati dalla terra ferma. Parliamo di foreste di conifere sormontate dalla nebbia, distese ghiacciate popolate da grandi rapaci e scogli aguzzi affioranti dal mare che sono casa numerose colonie di uccelli marini. Habitat così diversi che ospitano a loro volta una flora e una fauna ricca e varia con interazioni ecosistemiche eccezionali.
Nella serie Attenborough introduce e chiude ogni episodio portando all'attenzione del grande pubblico temi molto importanti riguardo l'azione del singolo per la conservazione della biodiversità. Il naturalista non solo esorta le persone a impegnarsi al massimo per non distruggere questi luoghi, ma fa leva sull'orgoglio nazionale: questi sono tesori naturali britannici e irlandesi e per il conduttore questo significa una grande responsabilità nel cercare di ripristinarli e conservarli.
Senza dubbio però ecosistemi del genere, al di là della loro locazione geografica, rappresentano una ricchezza importante per il mondo intero. Basta guardare le immagini del trailer o della prima puntata per rendersi conto della meravigliosa fauna selvatica che rischiamo di perdere se non ci attiviamo per proteggere quegli ambienti. Fra i tanti esemplari meravigliosi mostrati in video, ad esempio, risultano particolarmente avvincenti le riprese effettuate all'interno di una grandissima colonia di sule a Bass Rock, un'isola rocciosa al largo delle coste della Scozia, ma non solo. Cervi rossi, daini, salmoni, foche, pulcinelle di mare, tutti ripresi in circa 1631 giorni di lavoro.
Perché è importante la biodiversità delle isole
Un documentario simile in questo periodo storico fatto di gravi crisi ambientali è fondamentale. Le isole in tutto il mondo supportano alcuni tra gli ecosistemi più preziosi e minacciati della Terra, fornendo sia rifugio che nutrimenti a una quantità sproporzionata di piante, animali, comunità e culture che non possono essere trovate in nessuna altra parte del mondo. Questi piccoli pezzetti di terra circondati dal mare, sono stati falcidiati dalle specie invasive introdotte dall'uomo, che hanno non solo decimato e portato all'estinzione centinaia di specie di piante e animali unici, ma hanno anche danneggiato o addirittura spezzato le connessioni ecologiche che legano per esempio uccelli marini, foche, granchi, pesci e tutti gli altri viventi, umani compresi.
La perdita o la diminuzione di alcune specie chiave per questi ambienti può provocare il collasso di interi ecosistemi, sia sulla terraferma che in mare mare aperto. Diversi ricercatori hanno dimostrato come anche la "semplice" rimozione delle specie invasive dalle isole – come per esempio i ratti arrivati con l'uomo – può essere uno dei metodi più efficaci per ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi originari. Li dove invece alcune specie di uccelli si sono per esempio estinte localmente, è possibile riportarle attraverso progetti di rewilding e reintroduzione, per riportare così le isole a com'erano prima dell'introduzione delle specie aliene.
Proprio per questo motivo il documentario della BBC è stato lanciato in concomitanza con la campagna "Save Our Wild Isles" delle sezioni scozzesi della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e WWF. L'iniziativa è volta a sensibilizzare e raccogliere fondi per far fronte alla rapida distruzione di quella straordinaria fauna selvatica ad opera dell'uomo.
La campagna, infatti, evidenzia un rapido declino delle specie selvatiche native, con cifre che mostrano come in Scozia quasi la metà (49%) delle specie di uccelli è diminuita dal 1994 a oggi, e una specie su nove è ora minacciata di estinzione. Gli uccelli marini, in particolare, sono quelli che soffrono di più con, ad esempio, da riproduzione scozzesi sono sempre più minacciati, con un numero con alcune specie del genere Rissa e i labbi in calo di oltre il 70% tra il 1995 e il 2020, mentre gheppi e pavoncelle di oltre il 60%.
Per contribuire ad affrontare il declino della natura Save Our Wild Isles sta invitando le persone ad aiutare i selvatici in diverso modo. Propongono di mangiare meno cibo a base di carne, ad esempio, seminare piante autoctone per favorire gli impollinatori locali e partecipare in prima linea a progetti comunitari di sensibilizzazione e conservazione proprio lì, in quelle isole mozzafiato prezioso tesoro dell'umanità.