Sono oltre 1.000 i cinghiali abbattuti da inizio anno nella provincia di Asti, una media di 200 al mese in un territorio di 1.510 chilometri quadrati, in attuazione del piano di contenimento della specie coordinato dalla Provincia stessa. A comunicare il dato (1.060, per la precisione) è stato il Servizio Caccia, Pesca, Tartufi e Vigilanza Faunistico Ambientale dell'ente provinciale alla Regione Piemonte venerdì 9 giugno.
Maurizio Rasero, presidente della Provincia e sindaco di Asti, e Davide Migliasso, consigliere provinciale con delega ad Agricoltura, caccia, pesca e tartufi e sindaco di San Damiano d'Asti, hanno definito gli abbattimenti «un risultato molto soddisfacente, ottenuto grazie a un vincente lavoro di squadra condotto dall’amministrazione provinciale e tutto il personale del Servizio Caccia, Pesca, Tartufi e Vigilanza Faunistico Ambientale con gli agenti di vigilanza faunistico venatoria, le guardie venatorie volontarie, i cacciatori e l’A.T.C».
«Il piano di depopolamento dei cinghiali – proseguono Rasero e Migliasso – è la risposta più efficiente a due macro problemi: il primo è legato alla sicurezza pubblica, in particolare alla viabilità, visto che la presenza di animali vaganti (specie se in branco) costituisce un pericolo per l'incolumità degli automobilisti che ogni giorno percorrono le nostre strade. Non meno importante è il fatto che i cinghiali si riproducono con grande facilità e la loro presenza costituisce un grave danno economico per le produzioni agricole».
A settembre 2022, la Regione Piemonte aveva firmato un'ordinanza che dettava le linee guida per la gestione dei cinghiali sul territorio, autorizzando la caccia di selezione anche nelle ore notturne con appositi visori, e consentendo ai cacciatori di spostarsi tra i vari ambiti territoriali previa richiesta di autorizzazione all’ente di gestione, «che la rilascia entro 48 ore senza oneri economici aggiuntivi». L’ordinanza consentiva, quindi, di agire in deroga alla Legge Regionale, con l’obiettivo di contenere la popolazione di ungulati anche alla luce dell’epidemia di peste suina africana accertata per la prima volta a gennaio 2022 proprio in Piemonte, a Ovada.
La Provincia di Asti a maggio 2022 aveva quindi pubblicato una manifestazione di interesse per cacciatori e guardie venatorie interessati a essere inseriti nell’elenco delle figure autorizzate ad attuare le misure di contenimento, ricordando come il depopolamento dei cinghiali potesse avvenire sia mediante cattura con gabbie o recinti, sia con il contenimento mediante abbattimento. E lo step successivo, come confermato da Rasero e Migliaio, è quello di predisporre e attuare altri piani dedicati al contenimento di altre specie selvatiche tra cui caprioli, corvidi e nutrie: «Tutte le progettualità messe in campo dalla Provincia di Asti – concludono – mirano a evidenziare la vicinanza dell’ente alle esigenze del territorio, che si esprime con attività concrete e quanto più risolutive, con chiari benefici per la collettività».